lunedì 23 luglio 2018

Villocentesi

       La villocentesi si effettua tra la 10a e la 12a settimana di gravidanza e lo specialista prescrive questo tipo test prenatale invasivo in caso di:
villocentesi

  • età materna avanzata (oltre i 35 anni);
  • familiarità con casi di anomalie cromosomiche;
  • precedenti figli affetti da anomalie cromosomiche;
  • test di screening prenatale positivo.

       Trattandosi di un esame invasivo, la villocentesi presenta una percentuale di rischio di aborto che arriva all’1%. Questo esame prevede l’inserimento di un ago nella pancia della gestante per prelevare dei campioni di villi coriali, ossia piccole ramificazioni della parete esterna della placenta: esse, infatti, contengono il DNA del bambino e permettono così di eseguire un esame sul patrimonio genetico del feto per rilevare le possibili anomalie cromosomiche. Per eseguire l’esame si effettua uno studio ecografico per verificare la posizione della placenta e seguire le successive fasi del prelievo. In rari casi può rendersi necessario effettuare nuovamente il prelievo di villi coriali: questo può accadere se la quantità prelevata non risulta sufficiente a svolgere le indagini diagnostiche.

       Nelle ore successive al prelievo si possono manifestare piccoli dolori addominali, perdite di sangue o febbre: in questi casi è importante rivolgersi al ginecologo. Alle gestanti è inoltre consigliato non fare sforzi fisici nei due giorni successivi all’esame.
       I risultati della villocentesi vengono consegnati mediamente entro 20 giorni e hanno un’elevata affidabilità diagnostica. Gli esami sui villi coriali possono determinare se nel bambino sono presenti anomalie cromosomiche quali trisomia 21, trisomia 18 e aneuploidie dei cromosomi sessuali.

Fonte https://www.testprenataleaurora.it/it/villocentesi.html

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