domenica 22 luglio 2018

La legge 40: la PMA in Italia

      L’iter di questa legge è stato difficoltoso sin dall’inizio, a causa della “delicatezza” sociale e culturale della materia trattata, tanto che un anno dopo la sua approvazione è stata persino oggetto di referendum abrogativo, rimasto senza esito per mancato raggiungimento del quorum.
      A oggi la situazione legislativa appare senz’altro più chiara, grazie a un’ulteriore sentenza della Corte Costituzionale datata 2014, ribadita poi dal successivo decreto di aggiornamento delle Linee Guida della Legge, pubblicato in Gazzetta Ufficiale a luglio 2015, che al momento rappresenta il riferimento normativo in materia.

      I punti delle nuove Linee Guida che contengono le modifiche di maggiore “impatto” riguardano la caduta del divieto di fecondazione eterologa e l’eliminazione del limite di 3 embrioni da creare e trasferire in un unico e contemporaneo impianto, oltre all’inserimento nei servizi minimi assistenziali dell’analisi genetica pre-impianto.

La legge 40: la PMA in Italia      È inoltre consentito fare ricorso alla cosiddetta “doppia eterologa”, cioè di ricevere sia ovociti sia seme nel caso entrambi i membri della coppia siano sterili ma, come ribadito dal Ministero della Salute, non è possibile per i futuri genitori scegliere le caratteristiche fenotipiche del donatore. Prevista inoltre anche la possibilità di “egg sharing” e “sperm sharing”, ovvero che uno dei due componenti della coppia ricevente possa a sua volta essere anche donatore di gameti per altre coppie che accedono alla PMA eterologa. Anche le coppie sierodiscordanti – quelle cioè in cui uno dei due partner è portatore di malattie virali sessualmente trasmissibili per infezioni da HIV, HBV o HCV – possono ora accedere alla PMA, indipendentemente dal fatto che sia la donna o l’uomo a essere colpito dalla patologia.

       Le nuove Linee Guida contengono infine la raccomandazione generale relativa “all’attenta valutazione clinica del rapporto rischi-benefici nell’accesso ai trattamenti, con particolare riferimento alle complicanze ostetriche, alle potenziali ricadute neonatologiche e ai potenziali rischi per la salute della donna e del neonato”.

Fonte https://www.progestazione.it/pma/la-legge-40/

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