sabato 21 luglio 2018

Citomegalovirus in gravidanza: quando è pericoloso?

       Il citomegalovirus appartiene alla famiglia degli Herpesviridae ed è un virus abbastanza comune: nei Paesi Occidentali il 60-80% di persone presenta degli anticorpi anti-Citomegalovirus nel siero mentre nei Paesi in via di sviluppo la percentuale delle persone che viene contagiata raggiunge il 90-100%1.

       Quando contagia adulti, il virus dà dei sintomi molto simili a quelli dell’influenza, ma diventa molto pericoloso se viene contratto durante la gravidanza. Quando si entra in contatto con il citomegalovirus per la prima volta si parla di “infezione primaria”, quando invece viene trasmesso dalla mamma al feto, si parla di “citomegalovirus congenito”. Quest’ultimo caso può avere dei risvolti molto gravi nei neonati, per questo una diagnosi precoce può fare la differenza1.

       Fortunatamente, le probabilità di contrarre il virus in gravidanza sono basse. La percentuale di donne in stato interessante che vengono infettate è solo dell’1-4% e di queste solo un terzo trasmette il virus al feto2. Se il contagio avviene precocemente durante la gravidanza, nel bambino possono manifestarsi sordità, ritardi mentali, corioretinite ovvero una malattia infiammatoria degli occhi che può provocare anche cecità. Se il contagio avviene invece quando il virus è “congenito”, potrebbero non esserci problemi con lo sviluppo embrionale2.

       La prevenzione è il primo passo per evitare il contagio da Citomegalovirus. Questo viene trasmesso attraverso fluidi del corpo come saliva e urina per questo è estremamente importante seguire un’igiene corretta, soprattutto se si è a contatto con bambini fino ai sei anni. Infatti, anche in assenza di sintomi, il bambino con citomegalovirus congenito, può essere contagioso per qualche anno e può trasmetterlo ad altri bambini o adulti2. Dunque, lavarsi le mani correttamente e regolarmente diventa fondamentale.

       La trasmissione del citomegalovirus può avvenire da persona a persona per via diretta tramite saliva, secrezioni oro-faringee, rapporti sessuali, secrezioni cervicali e vaginali, latte materno. Il virus potrebbe essere trasmesso anche in via indiretta entrando in contatto ad esempio con urina o sangue3. Nelle gestanti l’infezione intrauterina può essere conseguenza dell’infezione contratta per la prima volta in gravidanza attraverso la placenta: in questo caso i rischi di trasmissione al feto oscillano tra il 20 e il 50% circa3.

       L’infezione durante la gravidanza del Citomegalovirus può essere scoperta grazie a un test di screening precoce. Si tratta di esame del sangue che valuta la presenza di anticorpi IgG e IgM, che indicano un’infezione primaria in corso. Se l’esito di questo esame è positivo, verrà effettuato un test di avidità delle IgG (anticorpi prodotti successivamente agli IgM), che permette di scoprire se il contagio è avvenuto prima o dopo il concepimento2.

       Se durante la gravidanza si riscontrano IgG e IgM positive potrebbe essere consigliato alla gestante di sottoposti all’amniocentesi per valutare il coinvolgimento del feto3. L’amniocentesi è un esame di diagnosi prenatale invasivo in grado di diagnosticare alterazioni cromosomiche nel feto, come le Trisomie 18, 21 e 13 ma che però comporta un rischio di aborto.

        L’amniocentesi non è la sola alternativa. Per conoscere lo stato di salute del feto le future mamme possono sottoporsi anche a test di screening prenatale non invasivi, come per esempio il test del DNA fetale. Questo test può essere effettuato già dalla 10° settimana di gravidanza e raggiunge un tasso di affidabilità nella rilevazione delle principali anomalie cromosomiche pari al 99,9%.


Fonte http://www.meteoweb.eu/2018/07/citomegalovirus-gravidanza-pericoloso/1126293/#07lEZq8Jw8Jato4U.99

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