mercoledì 9 maggio 2018

Ogni gravidanza toglie undici anni di vita alle donne? Uno studio scientifico apre il dibattito

       L'esito di una ricerca condotta da un team della George Mason University (Virginia) ha portato alla luce un dato discutibile: ogni gravidanza invecchierebbe le donne di 11 anni. Per arrivare a questo risultato gli autori hanno analizzato i dati di 1554 donne (il 71,8% delle quali aveva partorito e il 28,2% senza figli). Queste donne tra i 20 e i 44 anni erano state coinvolte in uno studio del National Health and Nutrition Examination Survey (NHANES) dal 1999 al 2002. Per quel report sul benessere degli americani erano stati valutati anche i telomeri (regione terminale di un cromosoma) delle partecipanti.

Ogni gravidanza toglie undici anni di vita alle donne? Uno studio scientifico apre il dibattito       Analizzando i dati, i ricercatori della George Mason University hanno notato qualcosa di inusuale nelle donne che avevano partorito: avevano i telomeri più corti del 4,2% rispetto a quelle che non avevano mai dato alla luce un figlio. Secondo la ricerca coordinata da Anna Pollack - pubblicata su Human Reproduction e ripresa da New Scientist - ogni gravidanza porterebbe a un accorciamento dei telomeri.

       Il telomero è la regione con cui termina un cromosoma ed è composta da DNA altamente ripetuto che protegge l'estremità del cromosoma stesso dal deterioramento o dalla fusione con cromosomi confinanti. I telomeri non contengono informazioni genetiche significative, ma hanno un ruolo importante nel determinare la durata della vita di ciascuna cellula. In poche parole, possono dirci che età abbiamo a livello cellulare: più sono lunghi, più possiamo considerarci in salute; telomeri corti sono stati invece associati a condizioni come cancro, malattie cardiache e declino cognitivo. Secondo gli autori dello studio, l’accorciamento dei telomeri correlato al parto è verosimilmente causato da condizioni di stress legate a gravidanza e maternità. La ricerca però è stata condotta come cross sectional study: è stata fatta “una fotografia” in un dato momento a una serie di donne che sono state divise in due gruppi, alle quali sono stati misurati i telomeri. Si è cercato poi di interpretare i dati alla luce delle diverse caratteristiche delle donne studiate. Sono gli autori stessi a raccomandare di valutare con molta cautela i dati, anche per una incongruenza: l’accorciamento dei telomeri è risultato inferiore per chi aveva avuto 3-4 figli rispetto a chi ne aveva avuti 1 o 2.

       Abbiamo analizzato la ricerca con il professor Maurizio Genuardi, direttore dell’Istituto di Medicina Genomica dell’Università Cattolica di Roma e presidente della Società Italiana di Genetica Umana (SIGU), associazione di riferimento e di consulenza su problemi di interesse scientifico e sanitario concernenti la genetica umana in tutti i suoi aspetti applicativi all’uomo.

Professor Genuardi, qual è la sua opinione su questa ricerca?
       "Si tratta di uno studio molto interessante e ben condotto sfruttando una casistica di popolazione statunitense già coinvolta in un più ampio studio epidemiologico condotto da un importante ente istituzionale, il National Center for Health Statistics del Center for Disease Control and Prevention. La fonte è quindi autorevole e affidabile dal punto di vista scientifico. In linea di principio l’obiettivo dello studio è molto importante. Ovviamente la gravidanza, pur essendo uno stato assolutamente fisiologico e al quale ci si può adattare, modifica l’equilibrio biologico della donna, sia pure temporaneamente, ed è possibile che alcuni effetti siano più a lungo termine. E’ quindi ragionevole interrogarsi sui possibili effetti delle modificazioni legate alla gravidanza sulla lunghezza dei telomeri, che è stata implicata come fattore di rischio per alcune patologie croniche dell’adulto. Lo studio è stato condotto su un campione di popolazione abbastanza numeroso e utilizzando metodiche sperimentali consolidate (i campioni sono stati analizzati nel laboratorio di Elizabeth Blackburn, Premio Nobel per la Medicina in virtù delle sue scoperte sulla replicazione dei telomeri). I risultati ottenuti suggeriscono un ruolo “peggiorativo” della gravidanza, in seguito alla quale la lunghezza dei telomeri diminuirebbe, come avviene col progredire dell’età. Tuttavia, sono necessarie conferme attraverso studi condotti con metodologie diverse perché le conclusioni possano essere ritenute valide".

Cosa evidenzia l’esito di questa ricerca? È corretto secondo lei dire che i figli invecchiano il Dna di una donna di 11 anni?
       "Il risultato principale è la dimostrazione di un apparente accorciamento dei telomeri per effetto della gravidanza. Ma questo non significa che la gravidanza faccia invecchiare precocemente. Innanzitutto l’effetto va confermato da altri studi. Poi, non conosciamo ancora il meccanismo con cui la gravidanza determinerebbe l’accorciamento dei telomeri. Inoltre, l’invecchiamento del DNA non è legato esclusivamente alla lunghezza dei telomeri, con l’età avvengono anche altri cambiamenti a carico del patrimonio genetico (aumento del numero di mutazioni, modificazioni chimiche, in particolare la metilazione, di alcune componenti del DNA). I telomeri sono considerati una sorta di “orologio biologico” ma ai fini della determinazione del processo di invecchiamento è necessario tenere conto anche di altri fattori legati al Dna".

Ci sono incongruenze, secondo lei, in questo studio?
       "Innanzitutto il dato sperimentale ottenuto riguarda solo la lunghezza dei telomeri, mentre non vi è nessuna evidenza che questa sia collegata, nella popolazione in studio, a un effettivo invecchiamento o a un aumento di patologie croniche o della mortalità, semplicemente perché le donne arruolate per lo studio non sono state seguite nel tempo per questi aspetti. Non è possibile quindi fare alcuna deduzione sugli effetti dell’eventuale accorciamento dei telomeri sulla salute delle donne studiate e né sulla salute delle donne in generale, anche perché allo stato attuale, se si esclude almeno parzialmente il cancro, il ruolo dei telomeri nella patologia umana non è ancora chiaramente definito. Entrando più propriamente nel dettaglio dello studio, l’osservazione principale, messa in luce dagli stessi autori, è l’assenza di informazioni sulla lunghezza dei telomeri prima delle gravidanze. Può darsi che le donne che hanno avuto gravidanze avessero già telomeri mediamente più corti. Per escludere questa possibilità e avere dati più attendibili bisognerà avviare studi longitudinali, ovvero nei quali una popolazione di donne viene seguita nel tempo, misurando periodicamente i telomeri, prima e dopo le gravidanze, per vedere  se si verificano cambiamenti dopo il parto. Inoltre alcuni risultati sono difficili da spiegare, se non apparentemente contraddittori. In particolare, il fenomeno si osserva in donne che hanno avuto 1 o 2 figli ma non in coloro che ne hanno avuti 3 o 4, mentre diventa molto evidente in donne con 5 o più parti alle spalle. Il motivo di questo “buco” tra 2 e 5 figli è da spiegare. Altro risultato che mette in luce i limiti dello studio è l’osservazione che, quando le partecipanti allo studio vengono suddivise in base all’etnia, emerge che il dato riguarda esclusivamente le persone di origine caucasica (donne bianche non latino-americane). E’ possibile che queste apparenti incongruenze siano dovute alla relativamente scarsa numerosità dei sottogruppi di popolazioni quando si vanno a fare ulteriori distinzioni, ma ciò indica che, a maggior ragione, i risultati dovranno essere confermati da ulteriori studi su popolazioni più ampie e seguite nel tempo".

Quali sono i vantaggi e gli svantaggi accertati che una gravidanza comporta?
       "È noto, fin dal Settecento, dalle osservazioni iniziali di Bernardo Ramazzini, che avere gravidanze a termine riduce il rischio di tumori degli organi riproduttivi (seno, ovaio e utero). Recentemente sono stati messi in evidenza effetti sul rischio di diabete e malattie cardiovascolari, con incremento di queste patologie in rapporto al numero di parti. Alcune gravidanze sono complicate dal diabete gestazionale, che generalmente regredisce dopo il parto, ma che rappresenta un importante fattore di rischio per la comparsa di un diabete adulto successivamente; in questo caso però non è possibile determinare se la gravidanza di per sé rappresenti un fattore importante nello sviluppo del diabete stabile, o se questo si sarebbe comunque manifestato a causa di una predisposizione genetica o di altri fattori legati ad alimentazione e stili di vita".

Fonte https://d.repubblica.it/life/2018/05/09/news/gravidanza_paura_del_cambiamento_ogni_figlio_invecchia_donna_di_11_anni_ricerca_scientifica-3961493/

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