mercoledì 25 aprile 2018

Rooming-in e allattamento al seno

rooming-in
       Durante il periodo trascorso in ospedale, la mamma e il bambino possono stare insieme giorno e notte. Si tratta di una filosofia molto diversa rispetto alla logica della nursery tradizionale. Quest’ultima, infatti, prevede che i neonati stiano tutti insieme in un reparto, dove sono accuditi e cambiati dalle puericultrici e sono portati dalla mamma soltanto a orari prestabiliti per la poppata. Nel caso del rooming-in, la mamma può scegliere in qualsiasi momento di far portare il bimbo alla nursery, sia di giorno sia di notte, se desidera riposare un po’. Può così vivere più liberamente le prime ore a contatto con il suo bambino, senza regole rigide che ne impongano la separazione.

Mamma e bambino: un legame unico!
       Durante la gravidanza madre e bambino sono profondamente legati, anche fisicamente. Ma il loro legame è molto più di questo! L’uno percepisce le sensazioni dell’altra mediante una comunicazione tutta loro. Infatti, il bambino riconosce tutto ciò che riesce a percepire attraverso il corpo della propria mamma e il mondo esterno attraverso ciò che lei vive. La mamma impara a riconoscere il ritmo sonno-veglia di suo figlio, i suoni e i rumori che lo fanno agitare, gli alimenti che lo entusiasmano, la musica che lo tranquillizza. Dopo il parto, il legame fisico si interrompe per via del taglio del cordone ombelicale, ma psicologicamente ed emotivamente mamma e figlio hanno ancora bisogno l’uno dell’altra.

       Il modo migliore per promuovere la continuazione di questo rapporto così unico e intimo è permettere un attaccamento al seno subito dopo il parto. Appena nato, un bambino ritrova attorno a se un mondo pieno di rumori e voci non attutite dal liquido amniotico, un mondo pieno di possibili batteri patogeni, in cui esiste il freddo, in cui attorno a sé non c’è la sicurezza della parete uterina che lo avvolge e lo protegge, in cui non sente continuamente il battito cardiaco materno. Il neonato ha bisogno della sua mamma! E ugualmente la mamma ha bisogno di conoscere e vedere finalmente colui o colei che le ha suscitato emozioni anche con un semplice calcetto durante la gestazione.

Attaccare: cosa significa?
attaccamento
       Attaccare al seno il neonato permette di avere un contatto pelle a pelle con la mamma, che favorisce la colonizzazione dei batteri presenti sulla pelle materna, rinforzando le difese immunitarie già da subito. Una volta nato, il bisogno di sicurezza diventa primario e solo la sua mamma può soddisfare questo suo bisogno. Per il neonato il petto della madre è, per eccellenza, il posto di cura e conforto! Il contatto pelle a pelle gli assicura il calore, il seno gli garantisce nutrimento e tranquillità e le braccia lo riparano, offrendo protezione. Il bambino è predisposto, dal punto di vista neurologico a rispondere attraverso la suzione e lo stabilirsi di un legame, e di un attaccamento, non solo fisico, ma anche affettivo.

Attaccamento e contatto pelle a pelle
       Dopo l’allattamento, i cicli di sonno sono essenziali per rinforzare e rendere stabili i percorsi neuronali innescati. L’Infant feeding surving del 2010 supporta questa pratica perché, l’opportunità di far stare insieme così vicini madre e figlio agevola l’allattamento precoce. La semplice e breve suzione praticata dal bambino sull’areola materna, stimola la produzione di latte. Le linee guida Nice Intrapartum Care 2014 incoraggiano il contatto precoce madre-neonato. Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) rivolge un’attenzione particolare per i bimbi prematuri grazie il Kangoor Mother Care per lo sviluppo neurologico, psicologico e fisico del neonato.
Il rooming-in coinvolge tutta la famiglia!
       L’UNICEF e l’OMS, all’interno delle Linee Guida del 2012, affermano che le madri di un neonato sano a termine dovrebbero tenere il proprio bambino a contatto pelle a pelle subito dopo la nascita per almeno due ore in piena tranquillità, o non appena possibile. Affermano anche che, promuovere l’attaccamento al seno entro i 30 minuti dal parto, favorisce l’esclusività dell’allattamento materno. A lungo termine, inoltre, garantisce uno stato di benessere e di salute. Ecco perché è fondamentale che il contatto prosegua a casa coinvolgendo gli altri membri della famiglia: il papà o anche fratellini e sorelline.

Metodo rooming-in: come si mette in pratica?
       Il neonato viene, dunque, asciugato e messo nudo sul petto della madre, coperto con un telo, almeno un paio d’ore dopo la nascita o fino al completamento della prima poppata. Di conseguenza, tutte le attività di assistenza neonatale (profilassi oculare e emorragica, bagnetto e misurazione di peso, altezza e circonferenza cranica) possono essere posticipate. Durante il contatto, il neonato trova il capezzolo grazie all’odore della mamma, dando inizio così alla prima poppata.
il rooming-in coinvolge tutta la famiglia     
       Importanza del rooming-in e iniziative di promozione di OMS e UNICEF
Per la promozione, protezione e sostegno dell’allattamento al seno, l’OMS e l’UNICEF promuovono dal 1992, l’iniziativa Ospedale Amico dei Bambini. In particolare, promuovono il modello del rooming-in, il quale favorisce il contatto pelle a pelle e la permanenza di madre e neonato nella stessa stanza durante la degenza per un periodo di tempo più lungo possibile nell’arco delle 24 ore, ad eccezione del tempo necessario alle procedure assistenziali.

       Tale progetto viene garantito dall’applicazione dei 10 Passi, con l’obiettivo di assicurare che tutti gli ospedali offrano la migliore assistenza ai neonati. Secondo un’accezione allargata di rooming in, si possono includere nella stessa stanza anche il padre e altri membri della famiglia, favorendo la condivisione della cura del neonato. Il rooming in viene suggerito come modello organizzativo valido a promuovere l’allattamento al seno, in quanto favorisce le poppate al seno a richiesta.

Rooming-in in ospedale: viene rispettato
       La conferma di quanto detto sta nei dati raccolti da studi statistici. Emerge, infatti, chiaramente l’aumento della frequenza dell’allattamento al seno, e la riduzione dell’integrazione con il latte artificiale, quando si rispetta il rooming-in. Si tende inoltre a prolungare con facilità l’allattamento materno oltre i 6 mesi di vita e fino a quando mamma e bambino lo desiderano. Un passaggio dalla nascita all’allattamento così naturale favorisce un’altrettanto fisiologica evoluzione degli eventi successivi. Il bambino richiederà la giusta quantità di latte quando la desidera e la mamma imparerà ad adattarsi ai suoi ritmi.

Fonte https://www.passionemamma.it/2018/04/rooming-in-allattamento-al-seno/

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