sabato 21 gennaio 2017

Una dieta per la fertilità esiste

Meglio il pane integrale

          Molti studi hanno dimostrato che i carboidrati giocano un ruolo molto importante nella fertilità. Non la quantità totale, bensì la loro tipologia: controindicati quelli più facili da digerire, come pane bianco, pasta raffinata, patate, riso; ottimi quelli più ricchi di fibre e di lenta digestione, come pane e pasta integrali. I carboidrati assimilati più rapidamente forniscono energia immediata, ma aumentano anche la glicemia e questa potrebbe mettere in crisi l’equilibrio ormonale e quindi la riproduzione.

Niente fast food

          Secondo le organizzazioni sanitarie, l’apporto quotidiano di grassi saturi (quelli contenuti soprattutto nella carne, che si accumulano nei vasi sanguigni) non dovrebbe superare il 10% della dieta. Ebbene, a Harvard hanno scoperto che appena il 2%, cioè mezza porzione di patatine fritte in un fast food, può già diminuire drammaticamente la fertilità. E portano l’esempio della Danimarca, dove nel 2003 il governo ha bandito l’uso dei grassi saturi dai locali pubblici: studiata per diminuire le malattie cardiovascolari, l’iniziativa si è tradotta in un aumento della natalità.          Gli altri acidi grassi, insaturi (olio d’oliva) e polinsaturi (pesce), non sono controindicati ma neppure statisticamente favorevoli alla maternità. Vanno comunque assunti, al posto di quelli “cattivi”, per assicurare il giusto apporto calorico e garantire una buona massa corporea.

Più proteine dai vegetali

          Le proteine sono indispensabili all’organismo, ma anche qui la fertilità è influenzata dalla loro provenienza. Ma una ricerca di qualche anno fa, condotta da Chavarro e Willett ha osservato che le donne che ne ricavavano la maggior parte dai prodotti animali avevano un 39% di probabilità in più di essere infertili, rispetto a quelle che si cibavano di fagioli, ceci, lenticchie e soia. Una proiezione elaborata al computer ha rivelato che, mantenendo costanti le calorie, l’aggiunta di una porzione al giorno di carne rossa, pollo o tacchino aumentava di un terzo il rischio di infertilità; una di uova o pesce lo lasciava invariato; una porzione a scelta di fagioli, piselli, tofu o noci lo diminuiva leggermente.

La sorpresa viene dal latte

          Tra tutti gli alimenti presi in esame, però, il più potente talismano contro l’infertilità si è rivelato il latte. Ma – e qui sta la sorpresa – quello intero, con il suo bel 65% circa di grassi, mentre i prodotti scremati, yogurt compreso, ottengono l’effetto opposto. Questo perché proprio nella panna è contenuto un cocktail ormonale che aiuta l’ovulazione e il concepimento.
          I ricercatori di Harvard, ovviamente, si rendono conto che due o tre bicchieri al giorno di latte o un paio di gelati alla lunga rischiano di apportare troppe calorie, ma si giustificano mettendo sull’altro piatto della bilancia un aumento delle probabilità di concepimento e consigliano, semmai, di ridurre proporzionalmente il consumo di carni rosse.

Una dieta per la fertilità esisteServiranno altri studi

          Se è ancora presto per affermare che esiste una dieta della fertilità, sappiamo che un’alimentazione tendenzialmente sana, che tenga sotto controllo la massa corporea è consigliabile da tutti i punti di vista: è noto infatti da molti anni che le donne sottopeso o con eccesso di tessuto adiposo hanno più problemi ovulatori. 

Le regole in sintesi

  • Evitare i grassi saturi, che si trovano in molti cibi industriali e nei fast food, come i grassi idrogenati (le margarine), il lardo e strutto.
  • Preferire pane, pasta e riso integrali. Cuocere “al dente” per tenere basso l’indice glicemico.
  • Mangiare soprattutto proteine vegetali, presenti in legumi e noci.
  • Bere un paio di bicchieri al giorno di latte intero, oppure consumare una coppa di gelato o di yogurt non scremato.
  • Mantenere il peso forma fare attività fisica.

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