lunedì 6 agosto 2018

Procreazione medicalmente assistita (PMA): le tecniche in vitro

         Le tecniche più avanzate di Pma prevedono, a differenza di quelle di base, una fase preventiva in cui ovociti e spermatozoi vengono lavorati e fatti incontrare in laboratorio, quindi al di fuori del corpo della donna.

Похожее изображение         Le tecniche più diffuse sono la FIVET (da “Fecondazione in vitro e trasferimento dell’embrione”) e la ICSI (dall’inglese “Intra-citoplasmatic sperm injection”, cioè “Iniezione intracitoplasmatica dello spermatozoo”), che si differenziano per il modo in cui si crea la fecondazione. Nella FIVET gli ovociti maturi vengono messi su una piastra di laboratorio, nella quale si versa una goccia di liquido seminale già capacitato. Gli ovuli che si fecondano, poi, vengono trasferiti nell’utero della donna. Con la ICSI, invece, si inietta direttamente uno spermatozoo con una micropipetta all’interno dell’ovocita maturo e, per questo, le probabilità di concepimento risultano essere maggiori rispetto alla FIVET. Al di là del metodo di concepimento, comunque, entrambe le tecniche prevedono un iter simile: si effettua la stimolazione farmacologica nella donna per produrre più ovociti, si esegue il monitoraggio ecografico per verificarne lo sviluppo, si fa il “pick-up” ovvero il prelievo degli ovociti maturi dalle ovaie della donna e, infine, si fanno incontrare ovociti e spermatozoi. Una volta ottenuti gli embrioni, questi vengono trasferiti nell’utero della donna con l’aiuto di un sottile catetere in modo del tutto indolore (il numero di embrioni da trasferire in utero viene concordato con l’equipe medica all’inizio di ogni procedura attenendosi alla norme legislative che regolano attualmente la procreazione medicalmente assistita in Italia).

QUALI TECNICHE?
I metodi più complessi
         Anche se meno diffuse delle precedenti, esistono altre tecniche avanzate di Pma. Si tratta, in particolare, della tecnica GIFT, che prevede il trasferimento nelle tube della donna di ovociti e spermatozoi, della ZIFT che consiste nel trasferire nelle tube gli zigoti (cioè l’ovocita già fecondato dallo spermatozoo) e della TET, che prevede invece il trasferimento nelle tube degli embrioni. L’inserimento può avvenire con una isteroscopia (cioè con un intervento chirurgico) o in modo meno invasivo, passando per la vagina (transvaginale) verificando il procedimento con l’aiuto dell’ecografia. Queste tecniche, però, presuppongono che la donna abbia le tube (o almeno una) aperte e funzionanti e presentano un maggior rischio di gravidanza extrauterine, evento in cui l’impianto e la crescita dell’embrione avvengono al di fuori dell’utero. Non a caso, si tratta di metodiche poco utilizzate e quasi sempre sostituite dalla ICSI o dalla FIVET. Se, invece, il problema è una grave infertilità maschile le tecniche più avanzate di Pma che si possono considerare sono la TESE, cioè l’aspirazione chirurgica degli spermatozoi dai testicoli e la MESA, dove l’aspirazione chirurgica degli spermatozoi avviene dall’epididimo, cioè un piccolo dotto posto sotto i testicoli dove gli spermatozoi diventano mobili. Si tratta di veri e propri interventi chirurgici che richiedono il ricovero e di norma l’anestesia generale. Gli spermatozoi così prelevati, poi, potranno essere utilizzati per effettuare le varie tecniche di Pma, come la FIVET e, più spesso, la ICSI.

SI COMINCIA DA LUI
Ovuli e spermatozoi sotto zero
         In Italia è possibile effettuare cicli di Pma utilizzando anche spermatozoi,ovociti o embrioni conservati a bassissime temperature (cioè, crioconservati). La più diffusa è la crioconservazione degli spermatozoi e degli ovociti, utilizzata da oltre 50 anni, che è molto utile nei casi in cui sia necessario conservare le potenziali capacità riproduttive dell’uomo e della donna per vari motivi (per esempio, se al momento la persona deve sottoporsi a cure e trattamenti incompatibili con una gravidanza). In Italia è inoltre prevista la possibilità di congelare embrioni ai primissimi stadi di sviluppo (di solito, a 2-3 giorni di sviluppo), ma solo in casi selezionatissimi, cioè quando le condizioni di salute della donna rendono impossibile trasferire in utero gli embrioni ottenuti con la Pma.

Il test di gravidanza
         E dopo tanta attesa, finalmente è arrivato il momento di conoscere se la tecnica di Pma utilizzata ha avuto successo. Rispetto alle donne che cercano una gravidanza in modo naturale, quelle che si sono sottoposte a un ciclo di procreazione assistita non aspettano il giorno del mancato ciclo mestruale per fare il test, ma di norma fanno l’esame 14 giorni dopo il trasferimento in utero dell’embrione o dopo l’inseminazione. Si esegue solitamente l’esame su sangue che permette sia di verificare la presenza dell’ormone della gravidanza (beta-HCG) sia la sua quantità, informazione utile per avere già un’idea sull’andamento del concepimento. Dopo 2-3 giorni, infatti, se il test è positivo si è soliti ripetere l’esame per verificare il corretto incremento dell’ormone della gravidanza, che nelle prime settimane di gestazione dovrebbe raddoppiare all’incirca ogni 2 giorni. Naturalmente, per accertare e controllare il corretto sviluppo dell’embrione sarà poi necessario eseguire una prima ecografia transvaginale a circa 6-7 settimane dopo il transfer o dopo l’inseminazione.

Le percentuali di successo
         Già nei cicli naturali di coppie fertili le probabilità di andare incontro a una gravidanza non sono altissime, ma si aggirano sul 30-35 per cento. Nei cicli di procreazione medicalmente assistita le percentuali sono ancora più basse, ma vanno comunque messe a paragone con la statistica delle coppie con comprovata fertilità. In linea generale, si stima che le probabilità di successo della FIVET del 20 per cento e quelle della ICSI del 25-30 per cento circa. Naturalmente, i risultati si discostano dalla media a seconda dell’età della donna: più è giovane, maggiore sarà la probabilità di successo e, viceversa, più la donna è avanti con l’età minore sarà la probabilità di andare incontro a una gravidanza.

Cosa dice la legge in Italia
Procreazione medicalmente assistita (PMA): le tecniche in vitro         Gli aspetti legali connessi alla Pma in Italia sono regolati dalla Legge 40, un ordinamento complesso e articolato. Due dei principali punti in essa trattati riguardano la possibilità di accesso alle varie tecniche e i diritti dell’embrione. Per quanto riguarda il primo punto, la Legge prevede che la Pma sia consentita solo alle coppie eterosessuali con più di 18 anni, coniugate o conviventi, dove i futuri genitori siano entrambi viventi e potenzialmente fertili. Bisogna, inoltre, procedere per gradi, cominciando con le tecniche meno invasive, e non è consentita la maternità “surrogata”, cioè il ricorso all’utero “in affitto” da un’altra donna. È invece consentita ora anche in Italia la fecondazione eterologa, cioè l’uso di ovuli o spermatozoi esterni alla coppia (cioè, provenienti da donatori). Per quanto riguarda l’embrione (cioè il frutto del concepimento nei primi tre mesi di vita nell’utero), la Legge ne vieta la soppressione, la conservazione (crioconservazione) e ogni eventuale sperimentazione o manipolazione che non sia considerata necessaria per la tutela della sua salute. L’unica strada consentita per poter crioconservare gli embrioni è l’evidente impossibilità della donna di effettuarne il trasferimento nell’utero per gravi motivi di salute. Gli ovociti e gli spermatozoi, invece, possono essere conservati.

Fonte http://www.dolceattesa.com/rimanere-incinta/procreazione-medicalmente-assistita-pma-le-tecniche-in-vitro_fecondazione-assistita_infertilita/

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