Che cosa vive, esattamente, il compagno di una donna che sta percorrendo la strada della fecondazione in vitro? Jean Hannah Edelstein, che sta cercando di diventare madre con le tecniche di riproduzione assistita, lo ha chiesto al marito, E., una trentina di anni, come lei, e ancora nessun figlio: lui lo ha raccontato al quotidiano inglese The Guardian.
«Abbiamo parlato della fecondazione in vitro molto presto, quando abbiamo cominciato a stare insieme: ha fatto parte della nostra relazione fin dall’inizio. Al nostro primo appuntamento abbiamo parlato di come il cancro fosse presente nelle nostre famiglie. Ho perso mia mamma circa un anno prima che tu perdessi tuo padre, mi hai parlato della sindrome di Lynch e abbiamo parlato di avere figli. Quindi dobbiamo aver discusso anche di questo. Si può arrivare in un posto in tanti modi diversi. Quindi, se avere figli alla vecchia maniera non poteva funzionare per noi, era logico che avremmo preso una strada diversa.
Non mi sono sentito affatto prendere dal panico quando abbiamo iniziato con la fecondazione in vitro. Ero elettrizzato. Ho detto ai miei amici e alla mia famiglia che si trattava di notizie eccitanti, mentre tu, a volte, ti preoccupavi che le persone ci giudicassero per questo. Stai facendo un esperimento scientifico che mette al mondo il tuo bambino: è qualcosa di bello. In un certo senso è più semplice che farlo in modo naturale, nel senso che non dovevamo aspettare ogni mese per vedere se rimanevi incinta. Non dovevamo pensare ai tempi o alla frequenza, non dovevamo affrontare la delusione per le tue mestruazioni. In un certo senso, siamo stati fortunati ad evitare quella fase del processo.
Non ero troppo preoccupato nemmeno quando sono andato all’ospedale per l’analisi dello sperma. Per prima cosa ti danno un piccolo bicchiere di plastica. Ti portano in una stanza dove ci sono materiali pornografici. C’era un assortimento di riviste con temi a malapena legali e una Apple TV con video che perlopiù avevano parole come «audace» nei titoli. Ho pensato che fosse strano. Chi seleziona i materiali?
La stanza ha anche una poltrona reclinabile di un’epoca imprecisata. Non era il mio scenario ideale per creare una nuova vita.
Comunque, tu fai la tua cosa, e c’è una piccola finestrella delle dimensioni di una porticina per un cane, ma ad altezza d’uomo. La apri e inserisci il tuo campione, e appena chiudi la porta senti una persona dall’altra parte che apre un altro sportello e preleva il campione. Non penso sia la stessa persona che seleziona la pornografia.
I miei risultati non mi hanno sorpreso: avevo un normale numero di spermatozoi, ma avevo anche un numero leggermente superiore alla media di spermatozoi anormali, il che aveva senso perché mi considero un po’ strano. Ho pensato che il test genetico fosse qualcosa di interessante.
Quando si è trattato di fare le iniezioni, sembravi in ansia perché non sapevi cosa sarebbe successo, quindi eri un po’ spaventata, e all’inizio mi hai anche detto che sentivi che era qualcosa che dovevi fare da sola. Sarei stato d’accordo, ma sono stato anche molto felice quando è arrivato il momento e tu mi hai chiesto di aiutarti, perché volevo farne parte. Non mi importava che interrompesse la routine della nostra vita: se c’era bisogno che io fossi a casa perché dovevamo fare le iniezioni in un momento ben preciso, ero felice di esserci.
Quando i nostri risultati non sono stati buoni al primo turno, eri preoccupata. Ipotizzavi di non farlo più, ma ci abbiamo riflettuto e abbiamo deciso di persistere. Il secondo round è stato sicuramente più difficile per te. Io non dovevo fare molto di più, ma tu ti sentivi molto peggio, per via degli ormoni extra.
Dato che stavamo insieme solo da un periodo di tempo relativamente breve, nel processo di fecondazione in vitro sono venute fuori molte cose, nella nostra relazione, che non erano mai esistite prima. Dovevamo discutere di un sacco di cose personali che non avevamo mai discusso prima, alcune di loro molto intime. La pazienza che abbiamo avuto l’uno con l’altra non era mai stata messa alla prova così tanto, prima, nella nostra relazione. Ma questo ci ha anche insegnato che insieme possiamo superare tutto. Ci siamo concentrati su ciò che dobbiamo fare perché il percorso funzioni. E speriamo che tutto vada come vogliamo».
Fonte https://www.vanityfair.it/news/storie-news/2018/08/07/partner-fecondazione-assistita-vitro-testimonianza
«Abbiamo parlato della fecondazione in vitro molto presto, quando abbiamo cominciato a stare insieme: ha fatto parte della nostra relazione fin dall’inizio. Al nostro primo appuntamento abbiamo parlato di come il cancro fosse presente nelle nostre famiglie. Ho perso mia mamma circa un anno prima che tu perdessi tuo padre, mi hai parlato della sindrome di Lynch e abbiamo parlato di avere figli. Quindi dobbiamo aver discusso anche di questo. Si può arrivare in un posto in tanti modi diversi. Quindi, se avere figli alla vecchia maniera non poteva funzionare per noi, era logico che avremmo preso una strada diversa.
Non mi sono sentito affatto prendere dal panico quando abbiamo iniziato con la fecondazione in vitro. Ero elettrizzato. Ho detto ai miei amici e alla mia famiglia che si trattava di notizie eccitanti, mentre tu, a volte, ti preoccupavi che le persone ci giudicassero per questo. Stai facendo un esperimento scientifico che mette al mondo il tuo bambino: è qualcosa di bello. In un certo senso è più semplice che farlo in modo naturale, nel senso che non dovevamo aspettare ogni mese per vedere se rimanevi incinta. Non dovevamo pensare ai tempi o alla frequenza, non dovevamo affrontare la delusione per le tue mestruazioni. In un certo senso, siamo stati fortunati ad evitare quella fase del processo.
Non ero troppo preoccupato nemmeno quando sono andato all’ospedale per l’analisi dello sperma. Per prima cosa ti danno un piccolo bicchiere di plastica. Ti portano in una stanza dove ci sono materiali pornografici. C’era un assortimento di riviste con temi a malapena legali e una Apple TV con video che perlopiù avevano parole come «audace» nei titoli. Ho pensato che fosse strano. Chi seleziona i materiali?
La stanza ha anche una poltrona reclinabile di un’epoca imprecisata. Non era il mio scenario ideale per creare una nuova vita.
Comunque, tu fai la tua cosa, e c’è una piccola finestrella delle dimensioni di una porticina per un cane, ma ad altezza d’uomo. La apri e inserisci il tuo campione, e appena chiudi la porta senti una persona dall’altra parte che apre un altro sportello e preleva il campione. Non penso sia la stessa persona che seleziona la pornografia.
I miei risultati non mi hanno sorpreso: avevo un normale numero di spermatozoi, ma avevo anche un numero leggermente superiore alla media di spermatozoi anormali, il che aveva senso perché mi considero un po’ strano. Ho pensato che il test genetico fosse qualcosa di interessante.
Quando si è trattato di fare le iniezioni, sembravi in ansia perché non sapevi cosa sarebbe successo, quindi eri un po’ spaventata, e all’inizio mi hai anche detto che sentivi che era qualcosa che dovevi fare da sola. Sarei stato d’accordo, ma sono stato anche molto felice quando è arrivato il momento e tu mi hai chiesto di aiutarti, perché volevo farne parte. Non mi importava che interrompesse la routine della nostra vita: se c’era bisogno che io fossi a casa perché dovevamo fare le iniezioni in un momento ben preciso, ero felice di esserci.
Quando i nostri risultati non sono stati buoni al primo turno, eri preoccupata. Ipotizzavi di non farlo più, ma ci abbiamo riflettuto e abbiamo deciso di persistere. Il secondo round è stato sicuramente più difficile per te. Io non dovevo fare molto di più, ma tu ti sentivi molto peggio, per via degli ormoni extra.
Dato che stavamo insieme solo da un periodo di tempo relativamente breve, nel processo di fecondazione in vitro sono venute fuori molte cose, nella nostra relazione, che non erano mai esistite prima. Dovevamo discutere di un sacco di cose personali che non avevamo mai discusso prima, alcune di loro molto intime. La pazienza che abbiamo avuto l’uno con l’altra non era mai stata messa alla prova così tanto, prima, nella nostra relazione. Ma questo ci ha anche insegnato che insieme possiamo superare tutto. Ci siamo concentrati su ciò che dobbiamo fare perché il percorso funzioni. E speriamo che tutto vada come vogliamo».
Fonte https://www.vanityfair.it/news/storie-news/2018/08/07/partner-fecondazione-assistita-vitro-testimonianza
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