mercoledì 12 luglio 2017

Fertilità e fecondazione assistita: tutte le risposte

Fertilità e fecondazione assistita: tutte le risposte
Esiste una età oltre la quale non è concessa la pratica di procreazione assistita?       
        Non esistono limiti sulla base dell'età, sebbene la buona pratica clinica inviti a soppesare attentamente se iniziare un percorso quando le possibilità di successo sono solo episodiche e molte Regioni pongano limiti all’accesso pubblico ai trattamenti sia sulla base del'età che del numero di trattamenti eseguiti. La Conferenza Stato Regioni sta valutando di uniformare l’accesso al compimento del 43° anno di età in rapporto ad un bilancio di costo efficacia, non consentendo un rimborso pubblico dei trattamenti quando le probabilità di successo scendono al di sotto del 5%. Una coppia può decidere di cercare una gravidanza quando si sente pronta, ma deve considerare che la probabilità di successo è inversamente proporzionale all’età della coppia, soprattutto della donna. La procreazione assistita nasce per superare un ostacolo al concepimento, ma non è in grado di superare i limiti biologici che sono assimilabili a quelli del concepimento naturale per quella fascia di età. È necessario sapere che dopo il compimento del quarantesimo anno d'età e spesso purtroppo prima, le probabilità di ottenere una gravidanza sono molto ridotte. Tuttavia alcune donne più giovani hanno un’età biologica dell’ovaio ridotta ed altre meno giovani mostrano un ovaio che non corrisponde alla loro età biologica.

Dopo quanto tempo una coppia deve pensare di ricorrere al sostegno di un esperto?
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        Non esiste una tempistica uguale per tutte le coppie, l'organizzazione Mondiale della Sanità consiglia nelle donne che hanno meno di 36 anni e non hanno condizione pregresse che facciano sospettare un problema, di non fare accertamenti sino a 12 mesi di rapporti liberi, frequenti e ovviamente in assenza di contraccettivi. Nella coppia meno giovane si consiglia di cominciare a fare i primi esami trascorsi sei mesi. In seguito vanno ricercati, attraverso un iter diagnostico, i fattori che rendono difficile o impediscono il concepimento. Solo a questo punto si possono scegliere le soluzioni più adatte, che possono essere chirurgiche o mediche, a secondo della problematica.

Quando la fecondazione in vitro e quando l'inseminazione intrauterina?
        L'inseminazione intrauterina è una procedura in “vivo”: si preleva lo sperma e, dopo averlo ‘arricchito’ con una procedura di selezione simile a quella che avviene naturalmente nel tratto genitale femminile, lo si inserisce nell'utero. È una procedura in cui non avviene un prelievo delle cellule uovo e non abbiamo una fecondazione fuori dal corpo della donna. Ad oggi, resta la tecnica più semplice, che si riserva a quei casi che presentano condizioni favorevoli per tempo di ricerca, normalità delle tube ed un fattore maschile non troppo severo.
        La tecnica in vitro prevede invece la fecondazione extra-corporea. Va detto che nessuna delle due garantisce la riuscita di una gravidanza. La coppia deve ragionare su un numero di tentativi che consentano un ragionevole tasso cumulativo di gravidanza. Nelle tecniche in vitro, un elevato numero di gravidanze viene ottenuto attraverso il congelamento di ovociti ed embrioni che consentono di non dover ripetere la terapia di stimolazione ed il prelievo degli ovociti.

Quanti tentativi di inseminazione o fertilizzazione in vitro può fare una coppia?
        In Regione Lombardia finora non sono stati posti limiti al numero di tentativi, se non quelli che lo specialista ritenga ragionevoli in rapporto alle probabilità di successo. Ma ci saranno a breve, giacché si attende un accordo della conferenza Stato - Regione che intende regolamentarli sia per l'età della donna che per il numero di tentativi. Mentre per le inseminazioni non si ritiene in genere di superare le 3-4 procedure, per la fertilizzazione in vitro, in coppie con buona prognosi, nella nostra esperienza la percentuale di gravidanza non è significativamente diversa nei primi 6 tentativi.


Esiste una regolamentazione sul numero di embrioni che si possono trasferire?
        Alcuni paesi nordici sono regolamentati, per cui obbligati, al trasferimento di un singolo embrione per ciclo. Sotto questo aspetto, noi in Italia non abbiamo questo tipo di restrizioni: il numero di embrioni da trasferire viene deciso bilanciando il massimo di probabilità di gravidanza con un rischio non troppo elevato di gravidanza multipla, sebbene si superi solo raramente un numero massimo di tre embrioni.

È qui che nasce il rischio di un parto plurigemellare?
        Sì, è una possibilità che va tenuta in conto. Ma è giusto anche dire che un embrione ha al massimo il 25% di probabilità di diventare una gravidanza: da qui la scelta di trasferire più embrioni in relazione all'età della donna ed alla sua storia passata.

Ci spiega cos'è la tecnica ICSI?
Картинки по запросу fecondazione in vitro        La ICSI è una tecnica inventata in Belgio, da un Italiano, negli anni 90. Il suo utilizzo permette di superare alcune problematiche legate al liquido seminale. Quando nell'esame dello sperma di un paziente ci fosse un numero di spermatozoi scarso, o con insufficiente mobilità, verrà prelevato un  singolo spermatozoo, che verrà inserito direttamente nell'uovo, attraverso una procedura chirurgica e uno speciale ago. Questa tecnica ha consentito di ottenere gravidanze anche in condizioni prima proibitive e di limitare la necessità di dover ricorrere alla donazione di spermatozoi.

        Spesso la difficoltà di concepimento viene vista come un dramma, soprattutto in seguito ai ripetuti fallimenti. Il reparto da Lei diretto, offre anche un sostegno psicologico alle coppie?
Il dramma del mancato concepimento è legato molto spesso a fattori socio culturali. Il fatto di non riuscire a mettere al mondo un figlio in modo naturale viene vissuto, erroneamente, come un vero e proprio “fallimento”. Il programma di riproduzione assistita dell'Istituto Clinico Humanitas si avvale di uno staff di psicologi, laddove si rendesse necessario supportare la coppia o il singolo paziente.


        Dai grafici del registro Nazionale della PMA (procreazione medicalmente assistita) è indubbia la differenza di offerta territoriale.
        Con grande rammarico, confermo il dato. La maggior parte dei Centri pubblici o convenzionti con il SSN è ubicata nel Nord Italia, principalmente in Lombardia. L'alta concentrazione delle strutture in quest'ultima è dettata, probabilmente, da una scelta regionale di non porre limiti stretti all'accesso e dalla presenza di strutture e di direzioni mediche che hanno voluto favorire l'accesso ai pazienti, attraverso il Servizio Sanitario Nazionale. Infatti, è possibile visionare i dati del Registro Nazionale pubblicato sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità, in cui solo il 5% dei cicli in Regione Lombardia ad alta tecnologia è stato fatto in regime di solvenza.

Fonte http://www.piusanipiubelli.it/mamme-bambini/facciamo-un-bimbo/fertilita-fecondazione-assistita-tutte-risposte-pag_4.htm

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