sabato 20 giugno 2020

Il COVID- 19 influirà sulla feritlità in seguito?

       La ricerca è ancora in corso in questo settore. Non ci sono molti studi che indicano un chiaro coinvolgimento del sistema riproduttivo e l’ impatto sulla fertilità. Ma la paura ha indotto a scegliere il congelamento degli ovociti o dello sperma come misura preventiva. Ma non sempre è l’approccio più sicuro. Le proteine virali possono soppravvivere anche nelle situazione di congelamento con azoto liquido.

       Sappiamo che i recettori ACE2 sono presenti anche nell’ ovaio, nelle cellule di Leydig e cellule di  Sertoli a livello testicolare , a livello uterino ( endometrio), soprattutto in fase secretoria quando avviene l’ impianto dell’ embrione. Fino a che punto il virus potrebbe influenzare il sistema riproduttivo?

Lo scandalo delle gemelle CRISPR e il futuro dell'editing genomico ...       Nella donna, l’espressione dei recettori  ACE2 è stata identificata nei follicoli ovarici e nel corpo luteo. Questo recettore è coinvolto nella fisiologia ovarica, nella regolazione dello sviluppo follicolare e nell’ovulazione . Inoltre, l’espressione di ACE2 è sovraregolata nel corso dello sviluppo del follicolo e aumenta ulteriormente dopo la stimolazione delle gonadotropine (farmaci usati in corso di stimolazione ovarica). Pertanto, è plausibile ipotizzare che in corso di stimolazione ovarica controllata  possa avere diverse implicazioni per le donne, nel contesto di una potenziale infezione da Covid-19. Il legame della proteina spike SARS-CoV-2 provoca una down-regolazione di questo recettore, che rimane bassa con la continua infezione virale. La conseguenza sono disturbi riproduttivi, come la sindrome dell’ovaio policistico, iperstimolazione ovarica , tumori ovarici e gravidanza ectopica.

       Per gli uomini positivi al COVID-19 si ritiene, che il rischio di diffusione del virus nello sperma sia basso, dato che sono stati rilevati solo titoli molto bassi di SARS-CoV-2 in siti non respiratori. La diffusione del virus nello sperma è influenzata dalla risposta immunitaria del tratto riproduttivo, dai mediatori infiammatori che alterano la barriera del testicolo, dall’ immunosoppressione sistemica. I testicoli sono un potenziale organo bersaglio, ma si sa poco circa la sua presenza nello sperma.

        Uno studio preliminare, ha scoperto che l’infezione da COVID-19 potrebbe danneggiare le gonadi maschili, rovinando significativamente l’equilibrio  degli ormoni sessuali e portare a disturbi a livello scrotale, anche se non è stato ritrovato nel seme. Tuttavia riguardava una piccola popolazione di studio.  Di certo, la temperatura elevata in corso di infezione, può avere effetti dannosi sulla spermatogenesi e portare a quadri di dispermia. Abbiamo a disposizione dati contrastanti , alcuni riportano la presenza  del virus nelle urine nel 6.9% dei pazienti anche dopo negativizzazione del tampone faringeo. Altri studi non hanno rilevato la presenza del virus. Recentemente è stata scoperta la presenza nello sperma dei pazienti COVID-19 in fase di recupero. Ulteriori studi possono aiutare a capire anche se vi è o meno la possibile trasmissione sessuale.  Ad oggi, sulla base dei dati di sequenziamento dell’RNA a singola cellula, la co-espressione di ACE2 e TMPRSS2 non è stata rilevata nelle cellule testicolari, incluso lo sperma o nelle cellule del cumulo ooforo. Queste analisi suggeriscono che è improbabile che l’infezione da SARS-CoV-2 abbia effetti a lungo termine sulla funzione riproduttiva maschile e femminile. Sebbene i risultati non possano essere considerati definitivi, implicano che le procedure in cui gli ovociti vengono raccolti e fecondati in vitro sono associati a un rischio molto ridotto di trasmissione virale dai gameti agli embrioni. Questa considerazione può riguardare anche il concepimento naturale.

Fonte http://www.meteoweb.eu/2020/06/coronavirus-gravidanza-riproduzione-assistita/1440192/

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