venerdì 10 agosto 2018

Aborti spontanei ricorrenti, l’origine non è solo ginecologica

       Le stime disponibili dicono che circa il 15% di tutte le gravidanze si concludono con un aborto spontaneo: molte gravidanze, inoltre, si interrompono prima ancora che vengano riconosciute e quindi non più del 30% dei concepimenti permettono realmente di avere un bambino. Quando si verificano tre o più aborti consecutivi entro le 20-24 settimane di gestazione si parla di aborto ricorrente o poliabortività, una condizione che, secondo le stime, interessa circa l’1-2% di tutte le donne. 

QUANDO PREOCCUPARSI 

       Il momento di avere un figlio viene rimandato sempre di più per tante ragioni: per questo motivo in caso di due aborti consecutivi senza nessun bambino, se la donna ha più di 35 anni e ha avuto difficoltà a concepire è bene iniziare l’iter diagnostico per capire l’origine del problema. Se l’aborto è stato precoce ovvero è avvenuto prima della 10.ma settimana di gestazione è molto difficile caratterizzarne i motivi. 

RAGIONI GINECOLOGICHE E ENDOCRINOLOGICHE 

       La poliabortività è un fenomeno riconducibile a motivi prettamente ginecologici, dovuti cioè a malformazioni anatomiche che possono essere congenite o acquisite, oppure a motivi endocrinologici legati cioè a disfunzioni tiroidee, insufficienza luteinica o sindrome dell’ovaio policistico. 

DISFUNZIONI TIROIDEE 

       Sia l’ipo che l’ipertiroidismo possono essere responsabili di parto prematuro, aborto e poliabortività. Anche donne con normale funzionalità tiroidea, ma affette da tiroidite di Hashimoto possono avere esperienza di aborto ripetuto: in questo caso un’integrazione alimentare fatta con selenio può svolgere un’utile azione immunomodulante. 

INSUFFICIENZA LUTEINICA 

       Si tratta di una condizione causata da una produzione di progesterone da parte del corpo luteo inferiore al normale, sviluppo follicolare difettoso e una scarsa risposta alle azioni normalmente esercitate dal progesterone stesso.

SINDROME DELL’OVAIO POLICISTICO 

       E’ un disturbo endocrino molto comune e principale causa di alterazioni del ciclo mestruale: si caratterizza per la presenza di ovaie ingrandite e micropolicistiche. La natura del disturbo non è ancora del tutto chiara, ma sono fattori di rischio per il suo sviluppo il basso peso alla nascita e il sovrappeso. Si calcola che il 40% delle gravidanze che si instaurano nonostante la presenza del disturbo si concludono con un aborto spontaneo. 

QUANTO E COME INCIDE LO STRESS 

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       Uno studio inglese (Arck P et al. Early risk factors for miscarriage: a prospective cohort study in pregnant women. Reprod Biomed Online2008 Jul;17(1):101-13) condotto su 864 donne in gravidanza, ha cercato di capire se lo stress potesse influenzarne il tasso di abortività. In 55 hanno abortito e si sono rivelate le più stressate dell’intero gruppo iniziale. Molto probabilmente, infatti, il forte stress e quindi elevati livelli di cortisolo circolante ostacolano la corretta sintesi del progesterone, l’ormone che concorre al mantenimento della gravidanza. 
       In occasione del fertility day, un evento annuale fortemente voluto dal ministro della salute Beatrice Lorenzin e quest’anno incentrato sulla salute della donna e la sua fertilità abbiamo cercato di chiarire al meglio la poliabortività e tutte le sue implicazioni con la dottoressa Rossella Nappi, professore associato della Clinica Ostetrica & Ginecologica IRCCS Policlinico San Matteo Pavia, una professionista che negli ultimi anni ha sviluppato un peculiare interesse nei confronti dei correlati emozionali e sessuali delle problematiche mestruali, dell’infertilità, della scelta contraccettiva e della menopausa. 

1)L’aborto può essere una condizione determinata da disturbi endocrini: nella pratica clinica qual è la causa più comune? 

«L’aborto per cause endocrine è molto frequente nella pratica clinica, prima fra tutte la sindrome dell’ovaio policistico, soprattutto se associata all’ obesità. A ruota seguono le disfunzioni tiroidee, in particolare l’ipotiroidismo, associato o meno ad alterazioni dell’immunità e dei livelli di prolattina, un ormone che può interferire con la produzione da parte dell’ovaio di un altro ormone, il progesterone che sostiene la gravidanza soprattutto nelle prime settimane di gestazione e che è responsabile dell’adattamento materno alla gravidanza stessa. È però importante sottolineare come sia il fattore età la prima vera causa di aborto perchè purtroppo la tendenza a ricercare tardi la gravidanza, sempre più dopo i 30 anni, comporta un aumento notevole di patologie cromosomiche che causano aborto spontaneo». 

2)Una volta fatta la diagnosi di disfunzione tiroidea come si procede? 

«La tiroide può essere curata, portando i valori di TSH sotto il valore di 2 UI con l’uso di dosi adeguate di ormoni tiroidei che oggi sono anche disponibili in formulazioni liquide per meglio stabilizzarne l’assorbimento. Nel caso siano positivi gli anticorpi tiroidei, è possibile usare strategie empiriche per contrastare la loro azione potenzialmente negativa sull’endometrio e dunque sui fenomeni dell’impianto». 

3)Nella sindrome dell’ovaio policistico che ruolo ha l’alimentazione nella riduzione della sintomatologia e nella cura della disfunzione stessa? 

«La dieta riveste un’ importanza fondamentale nella gestione dell’ovaio policistico, condizione che si associa in circa la metà dei casi alla cosiddetta resistenza insulinica, una condizione capace di interferire con la fertilità e la gravidanza a vari livelli, che vanno dalla qualità dell’uovo fecondato alla capacità della mucosa interna dell’utero, l’endometrio, di accogliere l’embrione, fino allo sviluppo di diabete in gravidanza che può essere un’ importante causa di aborto e di malformazioni».
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4) In che modo l’obesità incide sulla poliabortività? 

«L’obesità interferisce con la fertilità a vari livelli sia perchè spesso si accompagna all’ovaio policistico e a un diabete sottosoglia sia perchè può influenzare negativamente anche la motilità degli spermatozoi nel partner qualora sia obeso. La ricerca di una gravidanza nelle coppia, laddove uno dei due partner sia obeso, necessita di un regime mirato che preveda un calo di peso di almeno il 5 % tagliando soprattutto zuccheri e grassi. Talvolta, può essere necessario usare sensibilizzatori naturali all’insulina come gli inositoli e l’acido lipoico o, addirittura, il più comune insulino-sensibilizzante cioè la metformina».

5) Quali sono gli approcci farmacologici e non alla poliabortività? 

«La terapia dell’ aborto dipende dalla causa che ha generato il problema, quando è possibile dimostrarla. Si va dall’ uso del progesterone a quello di eparina a basso peso molecolare ricordando che non è mai possibile avere la controprova, cioè come sarebbe andata avanti la gravidanza in quel mese specifico in quella donna se il ginecologo non avesse fatto nulla!» 

6) Alcuni studi hanno evidenziato come lo stress può essere causa di aborto: cosa ne pensa anche sulla base della sua esperienza clinica? 

«Certamente lo stress sembra interferire con la fertilità sia perché riduce l’ovulazione sia perché può interferire con l’impianto dell’embrione, in particolare se la donna cerca attivamente una gravidanza e il bambino tanto desiderato non viene. Abbassare un po’ il ritmo quando si cerca la gravidanza può essere una buona idea sia in campo lavorativo che per quanto riguarda il carico di attività sportiva, ma non è neanche giusto mettersi sotto la campana di vetro, per evitare il rischio della rabbia e del risentimento, se la gravidanza non riesce a venire».

7) Un aborto singolo e ancor più se ripetuto, viene vissuto come un grave lutto. In che modo può influenzare negativamente le dinamiche di coppia? 

«L’infertilità in generale e soprattutto l’abortività rappresentano un possibile killer della vita di coppia per varie ragioni: a volte unisce a volte divide...Da un lato l’attività sessuale si intensifica, soprattutto nei giorni fertili e questo può comportare uno stress nella coppia che può causare persino disfunzioni sessuali, d’altra parte però si può essere inconsciamente alla ricerca di un colpevole, arrivando a ferire il partner che si sente sotto accusa, responsabile di un problema e dunque meno amato. Non riuscire a diventare facilmente genitori, insomma, è una crisi di vita che va affrontata con sensibilità sia in ambito medico che psicologico».

8) Da un punto di vista psicologico c’è, se c’è, un modo per reagire positivamente a una simile esperienza e soprattutto perchè la donna tende a colpevolizzarsi per l’accaduto? 

«Non è facile accettare il nostro limite di esseri umani di non poter controllare tutto come vorremmo. Il miracolo della vita si definisce così perché in fondo ci mancano ancora molti tasselli per comprendere appieno il mistero riproduttivo. È certo che affidarsi serenamente agli specialisti in medicina della riproduzione è un passo importante per delegare un po’ a loro il peso della sofferenza riponendo fiducia negli sforzi incredibili che si stanno facendo nel nostro Paese per curare al meglio le cause dell’infertilita’, comprese quelle dell’aborto ripetuto».

Fonte http://www.lastampa.it/2016/05/07/scienza/aborti-spontanei-ricorrenti-lorigine-non-solo-ginecologica-eSZrJI9rc0GnQEiLaEmZEK/pagina.html

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