domenica 24 luglio 2016

Parto prematuro, test per individuare rischio

   I risultati dello studio, avvenuto sotto la guida di Jan Heng e Stephen Lye, sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista scientifica Plos One. Lo studio in questione ha avviato l’indagine partendo dalla constatazione che solo il 5% delle donne ricoverate con minaccia di parto prematuro partorisce entro dieci giorni dalla data dl ricovero.36159145_l
   Attualmente la valutazione di rischio di parto prematuro viene effettuato attraverso il test della fibronectina fetale che, tuttavia, non fornisce dati particolarmente precisi e, inoltre, non può essere utilizzato in tutti i casi. Il nuovo test predisposto per individuare quali donne sono realmente a rischio di parto prematuro valuta 6 geni e diversi dati clinici del plasma.
   Riesce a predire con notevole precisione la possibilità che un parto prematuro avvenga entro le 48 ore successive all’esame. Il test ematico, condotto su 154 donne ricoverate con una diagnosi di possibile parto prematuro, grazie all’analisi dell’espressione genica attraverso microarray si è infatti dimostrato efficace nel 70% dei casi. L’intento dei ricercatori  è quello di mettere a punto un test che eviti gli attuali falsi positivi prodotti dal test della fibronectina fetale e riesca a individuare con la maggior esattezza possibile quali fra le donne ricoverate stiano effettivamente per partorire e necessitino delle cure del caso e quali, al contrario, dopo aver ricevuto le cure di supporto, possono far ritorno a casa.
   I ricercatori hanno preso in esame tramite la tecnica di microarray i profili genici delle 154 donne che si sono sottoposte all’esperimento. L’analisi è avvenuta entro le 48 ore a partire dal momento del ricovero con la diagnosi di possibile parto prematuro. Gli studiosi si sono posti come obiettivo l’individuazione dei geni che risultano associati a un eventuale parto pretermine spontaneo entro due giorni dal ricovero.
   I risultati hanno permesso di individuare ben nove geni che, nel 70% dei casi, potrebbero consentire di individuare le donne a rischio di entrare effettivamente in travaglio. Il test ematico in questione potrebbe quindi avere una grande rilevanza scientifica ed essere utilizzato a breve nei reparti di ostetricia.  
 Fonte http://www.plosone.org/article/info:doi/10.1371/journal.pone.0096901

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