martedì 26 luglio 2016

Conservare la propria fertilità e "rimandare" un figlio. Come fare?

crioconservazione_33       La realtà riproduttiva in Italia ( e non solo nel nostro paese) è cambiata in modo significativo. Infatti l’età materna alla prima gravidanza è in aumento, segno evidente che si sposta sempre più in avanti la decisione di avere un figlio. Inoltre il numero di figli per coppia è drammaticamente inchiodato ad 1,3, non in grado di sostituire la generazione dei genitori ( cioè almeno 2 figli per coppia).
       Infine l’infertilità sembra in aumento in parte proprio per il fatto che si pospone la nascita del primo figlio ad un’età nella quale la fertilità per varie ragioni si riduce (fattori ambientali, minore qualità degli ovociti e degli spermatozoi nei soggetti meno giovani, maggiore influenza di malattie preesistenti come l’endometriosi nella donna o il varicocele nell’uomo). L’età media delle coppie che si rivolgono a terapie come la fecondazione assistita (ed in particolare l’età della donna che influisce in modo preponderante sui risultati delle terapie) è infatti aumentata anch’essa , circa 38 anni.
       Le ragioni sociali di questa realtà sono tante oltretutto accentuate oggi dalla crisi economica che non aiuta a progettare e realizzare l’avvio di una famiglia con figli. Vi è da aggiungere che molte persone cambiano il proprio partner con il desiderio spesso di dare a se stessi ed ai nuovi partner altri figli.
       La difficoltà di realizzare il desiderio di figli in età più avanzata è fortemente legata all’età della donna cioè in pratica alla qualità dei suoi ovociti che si deteriorano inevitabilmente nel tempo. Infatti, le percentuali di successo delle terapie per l’infertilità ed in particolare delle varie tecniche di fecondazione assistita dipendono primariamente dall’età degli ovociti. Ad esempio, intorno ai 25 anni queste percentuali possono essere superiori al 50% mentre dopo i 40 anni inferiori al 10%. Ecco perché l’ovodonazione funziona così bene su una donna di 44-45 anni che usa gli ovociti di una donna giovane (risultati anche tra il 60 ed il 70% spesso con gravidanze gemellari in quanto vengono solitamente trasferiti due embrioni).
       Se si crioconservassero gli ovociti di una donna alla stessa età delle donatrici di ovociti in teoria si avrebbero gli stessi risultati anche dopo tanti anni. In altri termini, una ragazza che a 25 anni decide di mettere “al sicuro” i propri ovociti congelandoli perché pensa che vorrebbe un figlio a 40, avrebbe a questa età le stesse probabilità di gravidanza di quando ne aveva 25.
       In effetti con le tecniche di vitrificazione, il congelamento degli ovociti funziona molto bene sugli ovociti giovani (tanto che si usa proprio questa tecnica nell’ovodonazione). Oggi può convenire vitrificare i propri ovociti possibilmente prima dei 35 anni proprio perché si può pensare di posporre la gravidanza sia per motivi di carriera ma soprattutto perché ci sono malattie come l’endometriosi che possono ridurre molto nel tempo la riserva ovarica specie se la donna deve subire un intervento chirurgico per asportare alcune cisti. Inoltre, ci sono donne che per familiarità possono sviluppare una menopausa precoce ed in questi casi metterebbero al sicuro la propria capacità riproduttiva con la vitrificazione dei propri ovociti prima che sia troppo tardi. Esistono già programmi praticamente funzionanti per pianificare la propria capacità riproduttiva.

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