venerdì 30 ottobre 2015

Quando è troppo tardi per diventare mamma?

           Le attuali linee guida spiegano che per avere concrete possibilità di diventare madri è bene partorire prima dei 35 anni, altrimenti si rischia di non partorire affatto. Per l’Iss, il primo tracollo della fertilità femminile avviene a 32 anni, il secondo a 37. Tra le conseguenza, molto stress, e molte donne senza lavoro: un’italiana su quattro, a distanza di due anni dalla nascita del figlio, non ha più un lavoro, dati Istat, e questo succede più spesso per ovvi motivi tra donne più giovani, che hanno ancora un’occupazione precaria o comunque meno solida. Alla fine, molte donne lo fanno volentieri, di rinunciare alla carriera, in toto, o in parte. Ma è proprio così vero che aspettare le metterebbe a rischio di non diventare mai madri? Alcuni, interessanti, pareri, iniziano ad avanzare seri dubbi.

           Anch’io però la credevo una verità rivelata, finché ho letto questo articolo del 2013, che ancora oggi spesso scala la classifica dei 10 articoli più letti di The Atlantic. Il lavoro – condotto da una psicologa e giornalista scientifica che ha scritto sulla questione anche un celebre libro – mi ha colpito molto perché io – che ho 38 anni – come ho già raccontato, sono stata definita dai medici “impossibilitata a concepire naturalmente”, in ben due centri specializzati di Milano, che asserivano io stessi entrando in menopausa a 35 anni. Insomma ero vecchia per restare incinta, i miei ovuli – mi dissero loro, e mi ripeté la mia ginecologa – erano pressoché finiti. Dopodiché ho partorito una bimba concepita naturalmente che oggi ha 2 anni, e adesso, senza neppure averla cercata, sto portando avanti una seconda gravidanza. Cosa che mi ha reso felice, ma alquanto confusa

           Torniamo all’articolo che mi ha colpito. La giornalista – come me – si trovava di fronte le implacabili statistiche che ogni donna che cerca un figlio e ha più di 30 anni conosce bene: a 35 le possibilità di concepire sono circa del 20% ogni mese, e precipitano al 5% a 40 anni. Tra i 35 e i 39 anni, aggiungono le statistiche, si resta incinte in genere dopo uno/due anni di tentativi, e un 30% di queste donne è destinato a restare senza figli.
           A differenza di me però, lei ha ricercato le fonti di queste statistiche e scoperto che molti di questi dati e di queste convinzioni si basano su uno studio pubblicato nel 2004 sulla rivista Human Reproduction. Quello che però non si sa e si dice poco è che quello studio si è basato sui dati relativi alle nascite avvenute in Francia tra il 1670 e il 1830: quando non esisteva alcun trattamento per la fertilità, neppure un dosaggio ormonale, non esistevano gli antibiotici e neppure l’elettricità. Quando anche alimentarsi regolarmente era per molti una sfida e quando semplicemente fare l’amore dopo i 35 anni era qualcosa di strano.
           I pochi studi condotti su campioni di donne “contemporanee”, danno – invece – risultati molto, ma molto più incoraggianti. Uno studio della Duke University pubblicato sulla rivista Obstetrics & Gynecology nel 2004 ha analizzato le chance di restare incinte di 770 donne europee: facendo sesso almeno due volte a settimana, l’85% di quelle tra i 35 e i 39 anni concepivano entro l’anno, contro l’86% di quelle tra i 27 e i 34. Un altro studio danese condotto su 2.820 donne e pubblicato da Fertility and Sterility ha notato che quelle che avevano rapporti nel loro periodo fertile (dopo le mestruazioni, fino a metà mese circa) restavano incinte nel 78% dei casi entro l’anno se avevano tra 35 e i 40 anni; e nell’84% dei casi se avevano tra i 20 e i 34 anni. Insomma, le chance diminuiscono con l’età, è vero e incontrovertibile, ma non sembra proprio in modo così radicale come ci viene detto. Un’indagine (dell’University of North Carolina School of Medicine) che si è concentrata sulle donne che già avevano avuto un figlio, e che ne cercavano un secondo tra i 38 e i 39 anni, ha visto poi che nell’80% dei casi restavano incinte entro sei mesi dal primo tentativo, se erano sane e normopeso.
           A conferma di questi dati, come ci informa il Telegraph, le interruzioni volontarie di gravidanza tra le donne che hanno più di 35 anni sono aumentate del 15% dal 2001, e succede perché queste donne sono (state) convinte di non essere più fertili, o abbastanza fertili, da doversi proteggere da gravidanze indesiderate durante i rapporti sessuali. Il 42% di loro ha più di 40 anni.
Perché si fa maggiore affidamento su statistiche vecchie? Secondo l’autrice, che ha 3 figli e tutti arrivati dopo i 35 anni e concepiti naturalmente, questo forse dipende dal crescente ricorso delle donne alle tecniche di fecondazione assistita e, queste sì, statisticamente, più efficaci su donne più giovani. Succede perché per fare una fivet servono molti ovuli, per restare incinta naturalmente ne basta uno e, come si sa, con l’età gli ovuli decrescono. I medici che hanno a che fare con la fertilità oggi hanno spesso – forse troppo spesso – a che fare, subito e direttamente, e solamente, con la fecondazione in vitro. L’enorme afflusso dei nostri giorni verso fecondazioni in vitro è spesso dovuto a cause altrimenti trattabili, come tube non pervie (che una volta si aprivano chirurgicamente, oggi no), livelli ormonali alterati, o problemi di fertilità del maschio.
           Sono anche convinta che molta confusione nasca anche dal perdurare di una concezione maschilista della riproduzione umana. Come mi disse tempo fa Edoardo Pescatori, noto andrologo e direttore della rivista scientifica della Società Italiana di Andrologia, “la fertilità dell’uomo si dà per scontata, non si discute e non si indaga, a partire dall’adolescenza, e questo porta certamente a un danno per la coppia, che fatica di più a trovare le cause dell’infertilità – ove queste siano ricercate – ma anche a una vera e propria discriminazione del maschio, la cui salute riproduttiva viene molto spesso trascurata”. E comporta anche un accanimento sulla donna: basti pensare che molti centri di fecondazione ancora non hanno la figura dell’andrologo. Eppure oggi si sa che quando una coppia non è fertile le cause possono stare per il 50% delle possibilità nell’uomo, e si sa anche che i problemi maschili legati alla riproduzione peggiorano con l’età.

Fonte https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=1242732285050912621&pli=1#editor/target=post;postID=1186154692111915072

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