venerdì 16 ottobre 2015

Il diritto dimezzato

DAL DIBATTITO sull’utero in affitto, che riguarda non le sole coppie di fatto, ma le coppie tout court, ed anzi le donne tout court, emerge spesso un antifemminismo inconsapevole e, allora, pervasivo. Utero in affitto: termine urticante per designare quella che è, a ben vedere, la fecondazione artificiale femminile come mezzo per trasmettere il proprio patrimonio genetico. Se i maschi incapaci di procreazione calda possono divenire geneticamente padri trasmettendo il seme in modo freddo, le donne feconde ma incapaci di gravidanza dovrebbero poter divenire geneticamente madri con l’ausilio di una madre vicaria, quale nutrice prenatale, almeno quando disponibile per afflato solidale (sorella, amica…). Pratica, questa, già definita lecita dal Tribunale di Roma prima del divieto introdotto dalla legge sulla fecondazione assistita.
MA il problema vero è un altro. Che la maternità surrogata sia vietata o meno, il bimbo che così nasce non è certo nullo. La questione è chi debba essere considerata legalmente madre: l’autrice dell’ovulo o la partoriente? Mentre in altri paesi la situazione è variegata, in Italia l’interpretazione prevalente (ma non la mia) preferisce la seconda. Vediamone ora gli effetti sulla stepchild adoption, la discussa proposta di consentire, in qualsiasi coppia, l’adozione del figlio genetico del partner. Alle coppie omosessuali femminili sono davvero assicurate pari opportunità rispetto a quelle maschili? Potrebbe non essere così. Nelle seconde, ciascuno dei partner è in grado di diventare padre genetico sempre e comunque. Nelle prime, potrà essere madre genetica non la donna semplicemente feconda, ma solo quella capace anche di gestire la gravidanza. Ma c’è di più. Se, in quella coppia, l’una facesse da madre portante dell’altra si giungerebbe all’assurdo: sarebbe madre legale la partoriente, mentre la madre genetica potrebbe ‘solo’ adottare il figlio dell’altra! La donna resta discriminata sempre, anche quando la natura le conferirebbe una opportunità aggiuntiva: mentre nelle coppie maschili non si potrebbero mai avere due padri, in quelle femminili sarebbero possibili due madri, quella genetica e quella vicaria. Aprire alle coppie di fatto e mettere fuori legge la maternità surrogata è contraddittorio. E, allora, sessista e crudele.
Fonte http://www.quotidiano.net/il-diritto-dimezzato-1.1390484

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