sabato 12 gennaio 2019

DEPRESSIONE POST PARTO E SONNO?

       Il progetto coinvolge diversi centri diagnostici e ha come campione di riferimento un gruppo di cinquecento donne in attesa di nazionalità svizzera e italiana.

       A capo di Life-ON ci sono il dottor Mauro Manconi del Centro Sonno/EEG, il Neurocentro della Svizzera Italiana, e il professor Christian Cajochen, del Centro di Cronobiologia dell’Università di Basilea.

       Tra i collaboratori, invece, figura il dottor Thomas Gyr, primario di ginecologia e ostetricia dell’Ospedale Regionale di Lugano.

       Il progetto si avvale inoltre della collaborazione attiva di diverse strutture ospedaliere italiane specializzate in materia.


       Tra gli obiettivi primari di Life-ON, c’è quello di individuare la relazione esistente tra la depressione perinatale, una condizione grave e non di rado invalidante che colpisce neo-mamme e future mamme, e i disturbi del sonno.

       Si cercheranno di individuare quei fattori di rischio genetici e psicologici legati al sonno che potrebbero avere un ruolo attivo nel determinare l’insorgere della depressione perinatale.
sonno dopoparto
       Per capire quali caratteristiche hanno le donne predisposte a soffrire di queste patologia e cercare di evitarne l’insorgenza, nel corso del progetto i ricercatori coinvolti sperimenteranno l’efficacia della terapia della luce nel contrastare e prevenire questa particolare tipologia di depressione.

       Per questo motivo, nei prossimi tre anni gli esperti di Life-ON esploreranno in maniera sistematica e approfondita le caratteristiche del sonno di queste donne, misurando i loro livelli ormonali e monitorando il loro umore e gli stati d’animo collegati per tutto il periodo dell’attesa e nei primi mesi dopo il parto (per la precisione fra le settimane dieci e quindici di gestazione e fino a un anno dopo il parto).

       Solo un’attenta osservazione, infatti, permetterà loro di individuare i fattori di rischio che predispongono l’insorgere della depressione perinatale.

       Si tratta di una ricerca molto importante non solo per le donne che soffrono di questa patologia, le quali si trovano a sperimentare sulla loro pelle una condizione di disagio profondo che le fa sentire inadatte al ruolo di madri, ma anche per i bambini che purtroppo risentono moltissimo dello stato d’animo della madre, la figura cui nei primi mesi di vita sono legati indissolubilmente e dalla quale dipendono.

       Una volta compresi i meccanismi che scatenano la malattia, sarà possibile individuare preventivamente quali donne sono a rischio depressione e mettere a punto interventi terapeutici da approntare durante la gravidanza e l’allattamento.


Fonte  Comunicato Stampa EOC

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