martedì 20 giugno 2017

Principali alterazioni dello sperma nell’infertilità

     Il momento centrale dello spermiogramma, ossia l’esame che studia in dettaglio le caratteristiche del liquido seminale, è certamente l’esame microscopico, che valuta tre fondamentali caratteristiche degli spermatozoi: il numero, la motilità, e la morfologia, cioè l’aspetto delle cellule all’esame microscopico. La riduzione del numero di spermatozoi nel liquido eiaculato può assumere diversi gradi di severità, dal quadro estremo di azoospermia (assenza completa), ai diversi quadri di oligozoospermia, caratterizzati da un numero di spermatozoi inferiore, secondo i criteri stabiliti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), a 15 milioni per ciascun millilitro di liquido seminale. Le alterazioni della motilità spermatica riguardano invece il tipo di movimenti che gli spermatozoi mostrano di compiere nel liquido seminale. Le cellule in grado di consentire la funzione riproduttiva maschile sono quelle dotate di motilità progressiva, e in base ai criteri OMS non dovrebbero essere in numero inferiore al 32% degli spermatozoi totali.

Principali alterazioni dello sperma nell’infertilità     Le condizioni nelle quali le percentuali di spermatozoi immobili o dotati di motilità insufficiente superano i limiti di riferimento vengono definite astenozoospermie, e sono responsabili di una riduzione della possibilità di concepimento proporzionale alla gravità dell’alterazione, fino a gradi estremi di immobilità completa del 100% degli spermatozoi, che rende impossibile la fecondazione.      Altrettanto importanti le alterazioni a carico della morfologia degli spermatozoi, che consistono in modificazioni di forma e dimensioni delle singole porzioni delle cellule (testa, collo, coda). È quindi possibile riscontrare variazioni più o meno marcate della struttura cellulare, che spesso rendono la cellula stessa incapace di fecondare.

     I criteri utilizzati oggi per definire “normale” uno spermatozoo sono molto severi, al punto che i valori di riferimento attuali fissano al 4% del totale la quota minima di spermatozoi morfologicamente normali necessaria ad assegnare a un campione di liquido seminale l’etichetta di normospermia. Qualora le forme alterate superassero il limite del 96% si assegnerebbe al campione esaminato l’etichetta di teratozoospermia.

     Le più recenti evidenze scientifiche hanno infine dimostrato come, alla base di alcuni casi di infertilità maschile, sia possibile ritrovare alterazioni che il consueto spermiogramma non è in grado di rilevare, responsabili di condizioni di infertilità non spiegabili in base ai criteri di numero, motilità e morfologia degli spermatozoi. La più frequente di tali alterazioni “nascoste” è la frammentazione del DNA, una particolare modifica di struttura del corredo genetico dello spermatozoo in grado, in alcuni casi, di impedire la fecondazione dell’ovulo, e responsabile in altri casi di aborto spontaneo per alterazioni a carico dell’embrione. Per diagnosticare tali condizioni di alterata fertilità maschile sono stati messi a punto alcuni esami di laboratorio, che oggi possono essere effettuati contestualmente allo spermiogramma standard nei casi in cui il medico lo ritenga opportuno.

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