mercoledì 28 giugno 2017

Contraccezione dopo il parto, il metodo migliore?

       In realtà quello che le donne non sapevano è che, per avere un’ottima efficacia, il metodo che sfrutta l’allattamento al seno, ovvero il LAM (Lactational Amenorrea Method) deve rispettare alcune condizioni:

    donna
  • la donna deve essere amenorroica, ovvero non deve aver avuto alcuna mestruazione dal momento del parto.
    Con il termine di mestruazione si intende perdite di sangue abbondanti come o più di una normale mestruazione per almeno due giorni consecutivi, perdite scarse di sangue con muco per almeno due giorni consecutivi e perdite normali per un giorno, perdite di sangue con muco per almeno tre giorni.

  • L’allattamento deve essere esclusivo, cioè al neonato non deve essere data alcuna aggiunta oltre al latte materno, oppure quasi esclusivo, quando sono introdotte vitamine, sali minerali, acqua e succhi di frutta per meno del 15% dell’alimentazione totale.
    Il numero delle poppate deve essere almeno di 6 al giorno, ogni 4 ore nelle poppate diurne e ogni 6 ore in quelle notturne.

  • Il bambino non deve aver superato i 6 mesi di vita completi, in quanto dopo tale periodo è più probabile la ripresa dell’ovulazione.
       Tale metodo, rispettato costantemente e correttamente, ha un’efficacia compresa tra il 98 e il 99,5%. Una sola eccezione tra questi criteri di inclusione non permette più la copertura LAM e quindi deve essere scelto un altro metodo di pianificazione familiare. Quali altri metodi possono essere utilizzati nel puerperio, nel caso in cui la donna abbia scelto l’allattamento artificiale o nel caso in cui non si rispettino i criteri di inclusione del LAM? Possono essere utilizzati dei contraccettivi di tipo meccanico. Il preservativo, sia maschile che femminile, può essere usato fin da pochi giorni dopo il parto, mentre per il diaframma vaginale, associato o meno a sostanze spermicide, bisogna aspettare almeno 6 settimane.          Per quanto riguarda invece i contraccettivi ormonali in ogni loro forma (pillola, cerotto, anello vaginale), sono da preferire i progestinici agli estroprogestinici, in quanto questi ultimi possono avere effetti inibitori sulla lattazione, soprattutto nei primi mesi, e aumentare il rischio tromboembolico. Nel caso in cui si decida di usare la contraccezione estroprogestinica, questa può essere iniziata in maniera sicura dopo 3 settimane se l’allattamento è artificiale o dopo 6 mesi se l’allattamento è naturale, al fine di ridurre i rischi citati precedentemente. La contraccezione progestinica, invece, laddove non sia possibile il LAM, è il metodo di prima scelta per le donne che allattano, a partire da 6 settimane dal parto. 
         I dispositivi intrauterini non sono da considerare tra le prime scelte in quanto, nel corso del puerperio, il tasso di espulsione è piuttosto elevato e, inoltre, è aumentata l’incidenza di complicanze infettive, legate alla non completa chiusura nelle prime settimane dopo il parto del canale cervicale e all’assenza del muco. Inoltre, seppur basso, vi è pericolo di perforazione uterina, per la cedevolezza e la sottigliezza delle pareti uterine. Se scelto, deve essere inserito in sede almeno dopo 4 settimane dal parto.

Fonti “Ostetricia e Ginecologia” di Carmine Nappi “La contraccezione per la donna che allatta” a cura del Ministero della Salute, 2014 “Medical eligibility criteria for contraceptive use” a cura dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, 2015

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