sabato 11 febbraio 2017

La capacità di rispondere al pianto del proprio bambino

pianto bambino       Le donne, esposte all’ascolto del pianto di alcuni neonati, hanno manifestato diverse reazioni fisiologiche all’esperienza. Dall’analisi di dati come l’aumento della sudorazione o la frequenza cardiaca, il team di ricercatori ha rilevato la maggiore insorgenza di reazioni di ansia o chiusura in quelle madri che avevano vissuto – e mai risolto – esperienze negative durante l’infanzia. In particolare, le donne che avevano sperimentato episodi di depressione o problematiche legate alla sfera emotiva, hanno mostrato maggiori difficoltà a interpretare il pianto del bambino come la sincera manifestazione di un bisogno, risultando meno empatiche o disposte a prendersi cura del neonato.
          La capacità di reagire positivamente ai vagiti, intervenendo per provvedere alle necessità del piccolo, non è sempre una reazione istintiva, ma sarebbe quindi profondamente legata ai trascorsi infantili della madre. Prendersi cura del bambino quando piange non è solo una necessità pratica, ma anche una tappa fondamentale per la maturazione del suo equilibrio psicofisico ed emotivo.
          Per questo, la ricerca apre le porte a interessanti panorami di intervento a sostegno di quelle madri che vivono questo naturale compito come una fonte di ansia e frustrazione. Come spiegano gli stessi coordinatori della ricerca, per alcune donne potrebbe essere necessario un aiuto per interpretare i vagiti come una forma di comunicazione del bambino. Questi interventi, insomma, potrebbero mirare ad aiutare le madri nella gestione dell’ansia, per rispondere con le proprie cure alle necessità – anche emotive – del figlio espresse attraverso il pianto.

       Fonti - Mothers’ responses to babies’ crying
 - Antecedents of Maternal Sensitivity During Distressing Tasks 

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