martedì 15 marzo 2016

Perché serve una (buona) legge sulla gestazione per altri

       Il dibattito politico di queste settimane sui temi che riguardano la vita e la sfera personale di ciascuno di noi - e quello degli ultimi quindici anni - evidenzia un inesorabile scivolamento verso i toni da "stato etico". In atto c`è infatti il tentativo, da parte di alcune forze o soggetti politici, di servirsi degli strumenti della legge per confinare i comportamenti e le scelte individuali all`interno di un perimetro morale. Un modo di legiferare che nulla ha a che vedere con il diritto e risponde invece a schemi ideologici, che vorrebbero imporre ai tutti i cittadini un modello di vita selezionato con criteri assolutamente arbitrary.
       Pensiamo se qualcuno ci costringesse a vivere a sua immagine e somiglianza, imponendoci di fare solo le scelte che condivide e di astenerci da condotte a suo avviso inopportune o immorali. Ma in una democrazia liberale il mondo morale, nostro o di chiunque altro, non può rappresentare il terreno su cui fare delle leggi. In una democrazia liberale deve invece essere garantita la libertà e l`autodeterminazione dei cittadini, con regole puntuali che consentano a ciascuno di poter scegliere senza ledere i diritti dell`altro. Ecco perché morale e diritto rappresentano due piani diversi, da tenere saldamente distinti. Eppure sempre più spesso i due piani vengono sovrapposti.
       Accade ad esempio sul tema della gravidanza per altri, al centro in questi giorni di accese polemiche.
       Come Associazione Luca Coscioni abbiamo presentato una proposta di legge per regolamentare anche in Italia questa pratica di fecondazione. Crediamo infatti che soltanto con una buona legge sia possibile combattere lo sfruttamento e, al contempo, garantire a tutti pari diritti, senza più discriminazioni. "Io non lo farei" non può tradursi in "nessuno lo può fare". Le norme hanno altri fondamenti.
       Riconoscere il diritto di accedere, attraverso regole chiare e precise, alla gravidanza per altri non significa certo obbligare qualcuno a fare qualcosa contro la propria volontà. Siamo tutti concordi nel condannare ogni forma di sfruttamento e a chiedere tutele massime per le persone coinvolte. Si può infatti parlare di crimine solo in presenza di una vittima. La pratica delle mutilazioni genitali femminili, ad esempio, è un crimine perché c`è una vittima in carne e ossa, come nel caso dei matrimoni giovanili o forzati, che causano la morte di tantissime bambine dopo la prima notte di nozze.
       Ma chi è la vittima, se si permette a un malato terminale di scegliere di porre fine alla propria vita senza inutili e atroci sofferenze? Chi è la vittima, se una donna mette liberamente, senza costrizioni, il proprio utero a disposizione di chi non può avere un bambino?
       Chi propone di criminalizzare la gravidanza per altri, applicata in Paesi dove ci sono delle leggi che la regolamentano, dovrebbe spiegarlo. Uno stato pronto a negare a una donna la libertà di contribuire alla nascita di un bambino per altri può anche arrivare a proibire la scelta della interruzione volontaria di gravidanza.
       Forse il bambino che nascerà è la vittima? A chi invece si appella al diritto dei bambini di avere un padre e una madre rispondiamo che i bambini hanno bisogno soprattutto dell`amore di chi li circonda un`esigenza di certo non garantita dalla cosiddetta "famiglia tradizionale", come ricordano spesso le cronache.
       Insomma, non è certo istituendo divieti liberticidi che si potranno mettere i cittadini al riparo da pericoli e abusi, ma solo fissando regole chiare e precise che, attraverso la forza del diritto, garantiscano a ciascuno di essere libero di scegliere all`interno del proprio mondo morale.
       Chi è la vittima se una donna, senza costrizioni e per quanto possibile in sicurezza, mette liberamente il proprio utero a disposizione di chi non può avere un bambino?
Fonte: http://www.associazionelucacoscioni.it/rassegnastampa/perch-serve-una-buona-legge-sulla-gestazione-altri#sthash.j4coAfwy.dpuf

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