domenica 8 marzo 2020

Fumare in gravidanza, meglio astenersi subito

Adesso sono anche i risultati di un nuovo studio pubblicato su BMJ Open a ribadirlo: smettere di fumare prima di pianificare una gravidanza paga: se, infatti, l’astensione dal fumo di sigaretta nel corso del primo trimestre di gravidanza riduce il rischio di nascite sottopeso, questo comportamento non è in grado, però, di proteggere il feto dal nascere più piccolo di come dovrebbe essere per l’età gestazionale e con uno sviluppo dimensionale dell’encefalo più ridotto.

E’ noto da tempo che il fumo in gravidanza aumenta il rischio di outcome avversi legati alla gravidanza non solo nel periodo neonatale, ma anche nelle età successive. Il fumo di tabacco contiene, infatti, migliaia di sostanze chimiche che possono attraversare la placenta e entrare nella circolazione fetale. Di queste, la nicotina è il composto associato ad una moltitudine di eventi avversi sullo sviluppo degli organi, encefalo compreso. Tra le altre sostanze chimiche tossiche altrettanto note, presenti nel fumo di tabacco, vi sono il monossido di carbonio che è in grado di interferire con la richiesta di ossigeno del nascituro.

Lo studio in questione ha analizzato 1,4 milioni di coppie madre-figlio finlandesi, allo  scopo di valutare gli effetti del fumo materno limitatamente al primo trimestre di gestazione vs. la mancata astensione successiva al fumo relativamente alla dimensione corporea del nascituro e alle proporzioni delle varie aree corporee.

I ricercatori hanno confermato il riscontro frequente di donne in gestazione fumatrici: nello studio in questione, a fronte di un 84,5% di gestanti non fumatrici e un 3,5% di donne che hanno praticato l’astensione dal fumo di sigaretta nel corso del primo trimestre di gravidanza, è stato anche documentato che ben il 12% delle gestanti considerate non aveva smesso di fumare anche dopo il primo trimestre.
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Dai risultati è emerso che il fumo materno è associato ad una maggiore riduzione della lunghezza del neonato e della circonferenza del cranio rispetto al peso alla nascita, con conseguente alterazione delle proporzioni tra le diverse aree corporee.

Gli effetti sulle proporzioni tra le diverse aree corporee derivanti dalla cessazione del fumo di sigaretta nel corso del primo trimestre o dalla mancata cessazione dell’abitudine al fumo nei trimestri successivi di gestazione sono risultati  sovrapponibili, a suffragare l’importanza di una gravidanza precoce come finestra di esposizione sensibile.

Tra i neonati esposti al fumo materno solo nel corso del primo trimestre di gravidanza, le tre misure utilizzate di dimensione corporea (peso alla nascita, lunghezza del neonato e circonferenza del cranio) mostravano segni di restrizione della crescita e alterazioni delle proporzioni tra le diverse aree del corpo.

Inoltre, i risultati hanno suggerito un potenziale limitato di riparazione del danno fetale indotto in concomitanza con una gravidanza precoce.

E’ stato ipotizzato che il fumo materno possa avere un effetto sulla proliferazione cellulare durante l’organogenesi nello sviluppo iniziale prenatale, con conseguenze negative che si trascinerebbero nel corso della vita intera della progenie di queste madri.

Nel commentare i risultati, i ricercatori hanno osservato che “…la scoperta più importante dello studio è quella che, a fronte di una riduzione del rischio di nascita sottopeso derivante dalla cessazione del fumo di sigaretta nel corso del primo trimestre di gravidanza, non si ha un miglioramento della dimensione cerebrale e della lunghezza del neonato in relazione al peso corporeo.

Ciò sottolinea l’importanza di smettere di fumare già prima dell’inizio della gravidanza, dal momento che l’abitudine al fumo anche nei primi mesi di gestazione potrebbe avere effetti devastanti sulla salute della progenie nel lungo termine.

Fonte https://www.corrierenazionale.it/2020/03/06/fumare-in-gravidanza-meglio-astenersi-subito/

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