giovedì 5 marzo 2020

5 nuove bufale sul coronavirus

        Da alcune settimane a questa parte la grande maggioranza delle false storie in circolazione sui social e sui media riguarda il coronavirus di Wuhan e la relativa malattia Covid-19. Insieme agli evergreen complottisti su case farmaceutiche e manovre militari, spuntano in continuazione previsioni numeriche apocalittiche sulla diffusione del contagio (ovviamente basate sul nulla), falsi miti su come rendersi immuni e sparate giornalistico-politiche al limite del delirio, del razzismo o della sinofobia.
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        Nelle ultime ore si sono rincorse anche alcune notizie sui medici cinesi vittime del virus: Secondo una bufala da poco in circolazione, per esempio, il medico oculista Li Wenliang – che fu il primo a rendersi conto della pericolosità della malattia – non sarebbe stato ucciso del coronavirus bensì assassinato nel suo letto mentre stava combattendo contro l’infezione che aveva contratto. E sul direttore dell’ospedale di Wuhan, Liu Zhiming, è arrivata prima la notizia della presunta morte dovuta al virus, poi una smentita e infine la triste conferma appena qualche ora fa da parte della televisione pubblica cinese.

        Tra le infinite bugie in circolazione, abbiamo raccolto qui altre 5 false storie, molto chiacchierate in questi giorni oppure emergenti questa settimana. Con tutta probabilità non saranno affatto le ultime, anche perché tra allarmismi e disinformazione in molti stanno tentando di sfruttare l’ondata di attenzione sul coronavirus per raccogliere click, attirare l’attenzione o influenzare l’opinione pubblica.

1. Gli africani NON sono “geneticamente resistenti” al coronavirus
Secondo una falsa storia da poco comparsa in rete, medici e scienziati cinesi avrebbero confermato che le “persone africane” (qualunque cosa ciò significhi) hanno una “resistenza genetica” intrinseca al coronavirus, dunque non possono contrarre la malattia. Secondo quanto scoperto dal sito di debunking Snopes, questa strampalata teoria avrebbe avuto origine da un articolo comparso venerdì scorso sul sito CityScrollz (il cui nome già è indice dell’autorevolezza della fonte), secondo cui uno studente di origine camerunense avrebbe brillantemente sconfitto il virus senza ammalarsi “grazie alla composizione genetica del suo sangue, che è quella tipica dell’Africa subsahariana”.

Si tratta di una doppia bufala, sia nel particolare sia nel generale. Nel particolare lo studente in questione, un 21enne domiciliato in Cina, non ha affatto avuto vita semplice nello sconfiggere la malattia, ma anzi è stato ricoverato in ospedale per quasi due settimane prima di essere dichiarato guarito. Il suo caso è stato effettivamente la prima guarigione registrata in assoluto per un cittadino africano, ed è la conferma di come il coronavirus abbia le potenzialità di sviluppare una pandemia estesa su tutti i continenti. In senso generale, inoltre, qualora fosse stata identificata qualche particolare caratteristica che – in certe persone – determinasse un’immunità al coronavirus, allora si tratterebbe di un risultato straordinario e utilissimo per i ricercatori al lavoro per trovare una cura o un vaccino. Invece, più banalmente, questa notizia della “resistenza genetica” è del tutto inventata e falsa. Sui social e sui siti dediti alla disinformazione naturalmente è iper-condivisa, spesso con qualche sfumatura razzista più o meno marcata.

2. Il coronavirus NON rende tutti i maschi sterili
Siamo di fronte a un’esagerazione. L’idea che tutti gli uomini infettati dal coronavirus e sopravvissuti alla malattia restino comunque sterili si è diffusa a partire da un articolo pubblicato lunedì sul sito Thailand Medical News, che a sua volta fa riferimento a un paper scientifico appena uscito online. Tuttavia, la storia è sostanzialmente falsa, ed è frutto di alcune interpretazioni distorte.

Картинки по запросу "Il coronavirus NON rende tutti i maschi sterili"Anzitutto il paper in questione è disponibile in rete ma non è stato pubblicato da alcuna rivista scientifica, e inoltre non è stato sottoposto ad alcun processo di peer-review. Dunque i suoi contenuti sono in ogni caso da prendere con cautela. Soprattutto, poi, nel paper non c’è affatto scritto che i maschi diventano sterili a causa del coronavirus, ma si dice più semplicemente che nei pazienti più gravi possono esserci dei danni ai tessuti dei reni e dei testicoli, dovuti sia al virus sia alla tossicità indotta dai farmaci utilizzati per contenere i sintomi. E si legge che nel caso dei testicoli esiste la possibilità che i danni siano così gravi da determinare la comparsa di tumori oppure da compromettere la fertilità.

Si tratta dunque di ipotesi che, qualora confermate, sarebbero senz’altro di aiuto ai medici nel portare l’attenzione su alcuni effetti negativi potenzialmente provocati dal virus, ma al momento nulla si sa o si può prevedere riguardo alla reale incidenza di questi presunti danni permanenti. Il sito Hoax-alert, che ha seguito la questione, ha infatti segnalato come il senso del contenuto dello studio scientifico sia stato del tutto travisato, trasformando il suggerimento di prestare attenzione alle funzionalità renali dei pazienti ricoverati in una previsione catastrofica circa la perdita di fertilità su tutta la popolazione maschile infettata. Peraltro al momento non esiste alcuna statistica sul numero di persone diventate sterili a seguito dell’infezione, e gli stessi scienziati autori del paper hanno fatto riferimento solo ai dati sulla diffusione dell’infezione nel corpo così come sono riportati nelle cartelle cliniche.

3. L’origine del coronavirus da un laboratorio di Wuhan NON è confermata
Già da giorni sta facendo discutere la tesi, rilanciata fra gli altri da TgCom24, secondo cui il virus sarebbe sfuggito da un laboratorio cinese. Inizialmente basata sulla cattiva interpretazione di uno studio su Nature (che tra l’altro il 20 gennaio ha fatto chiarezza sul qui pro quo, squalificando i relativi complottismi), negli ultimi giorni la storia ha ripreso forza dopo la pubblicazione di un nuovo paper. Secondo l’interpretazione giornalistica che ne è stata data, con in testa di nuovo TgCom24 e rilanciata da molte altre testate, il documento scientifico confermerebbe che “il coronavirus è uscito da un laboratorio vicino al mercato di Wuhan”.

Per farla breve (qui abbiamo pubblicato un approfondimento in merito), il paper a cui si fa riferimento non è stato pubblicato su alcuna rivista scientifica ma solo sul social network ResearchGate, è un pre-print non sottoposto a peer review, ha come autori due scienziati non particolarmente autorevoli e ha avuto come principali amplificatori siti internazionali che rilanciano spesso disinformazione. Al momento peraltro risulta rimosso dalle rete. Inoltre, le fonti su cui si basa lo studio non sono dati scientifici, ma ipotesi, deduzioni e interpretazioni di articoli giornalistici relativi al presunto contagio di uno o più ricercatori da parte di un pipistrello studiato in un laboratorio di Wuhan, sulla base di alcune testimonianze raccolte dai giornalisti locali.

Ammesso e non concesso che questa storia sia vera (ma al momento non ci sono elementi per ritenerla più di un’ipotesi priva di prove concrete a supporto), va comunque precisato che non si parla affatto di complotti o di virus prodotti o ingegnerizzati intenzionalmente in laboratorio. Molto più semplicemente, gli autori del discutibile paper – che citano come fonti Nature e Lancet, le quali smentiscono ciò che viene loro attribuito – hanno sostenuto che il luogo in cui è avvenuto il presunto salto di specie del virus dall’animale all’essere umano non sarebbe il mercato di Wuhan ma un laboratorio poco distante, riconoscendo comunque che il virus esisteva indipendentemente dall’intervento umano e che potrebbe esserci stato al più un errore o una inadeguatezza del sistema di contenimento biologico.

4. Intrugli magici e altre pozioni pericolose
Più che una singola fake news, è un intero filone. Si moltiplicano infatti i presunti rimedi miracolosi capaci di garantire l’immunità dal coronavirus: nei migliori dei casi si tratta di stratagemmi inutili, nei peggiori i consigli sono pure pericolosi per la salute. Accanto alle diete ascientifiche, di cui abbiamo già raccontato qui su Wired, circolano almeno de teorie sulla prevenzione, una che consiste nell’assumere antibiotici per prepararsi in anticipo e l’altra che suggerisce di ingerire dosi regolari di paracetamolo o altri antipiretici anche se non si hanno sintomi. Tra le altre medicine fai-da-te, sono molto chiacchierate l’olio essenziale di origano, l’olio di sesamo e l’aglio in dosi massicce, più un intruglio a base di candeggina diluita a concentrazioni omeopatiche. Secondo quanto ha riportato Il Sole 24 Ore, infine, una variante della bufala molto diffusa in Sudafrica inviterebbe a bere in continuazione, sostenendo che durante l’abbeverata e la deglutizione non sia possibile essere infettati dal coronavirus. Sia assumere ogni giorno quantità spropositate d’acqua sia scioglierci dentro un po’ di ipoclorito di sodio (la candeggina) non dovrebbe giovare particolarmente alla salute umana.

5. NON c’è alcuna richiesta di “preghiera urgente” da Wuhan
Qui non si tratta di spiritualità o di credo religioso, ma solo di affidabilità delle fonti e di suggerimenti d’azione che abbiano fondamento scientifico. Circola infatti in rete, soprattutto su WhatsApp e altre app di messaggistica, una catena di Sant’Antonio con una “richiesta di preghiera urgente da Wuhan” proveniente da “la chiesa di Huangpu e la chiesa di Hankou a Wuhan” e rivolta “ai cristiani di tutto il mondo”, in cui peraltro l’epidemia di coronavirus viene descritta come “il braccio della divina punizione che l’umanità si merita per essersi allontanata da Dio”.

Al di là delle interpretazioni religiose di ciò che sta accadendo, il messaggio contiene alcune importanti imprecisioni che portano a dedurre che l’invito non provenga affatto dall’interno della comunità cristiana, ma sia più probabilmente frutto dell’opera di qualche viralizzatore seriale internazionale, dato che la stessa bufala esiste anche in altre lingue. Anzitutto scrivere “la chiesa di Huangpu e la chiesa di Hankou” non ha senso: si tratta di un solo edificio, Hankou, costruito su Huangpu Road nel distretto di Jiang’an, e non è una chiesa bensì un tempio. Per di più l’edificio in questione è un luogo sacro della religione buddista e non del cristianesimo e, come riporta Bufale.net, al momento è stato chiuso come misura di prevenzione contro il contagio. Anche il dettaglio che la richiesta provenga da “una suora mia amica” è presumibilmente falso, e di certo troppo vago per consentire qualsiasi verifica.

Senza entrare nel merito del valore della preghiera, soggettivo e individuale, ciò che più importa è che la fede religiosa non porti a dimenticare il rispetto dei suggerimenti forniti dall’Organizzazione mondiale della sanità, o che faccia dedurre che sia sufficiente affidarsi alla spiritualità per “fermare il braccio della divina punizione”, senza prestare ascolto alla voce degli scienziati e delle autorità sanitarie.

Fonte https://www.wired.it/scienza/medicina/2020/02/19/nuove-bufale-coronavirus/

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