domenica 1 novembre 2020

Quando il cammino della fecondazione assistita è difficile

 Io e mia moglie abbiamo percorso tutte le strade possibili per creare una famiglia, ma gli aborti si sono succeduti agli aborti: cinque in tutto. Ovviamente tutti non voluti e naturali. La prima gravidanza è stata spontanea, quindi senza stimolazione ovarica, ma è fallita. Prima delusione. Poi, pieni di speranza, siamo passati alla fecondazione in vitro, ed ecco un’altra amara delusione. Ancora, su consiglio medico, siamo passati all’ovodonazione e in questo tentativo abbiamo investito tutto quello che avevamo in termini di soldi, tempo e soprattutto di speranza. Non è andata bene. Ci sentiamo vittime di un imbroglio: abbiamo speso migliaia di euro affidandoci a chi ci diceva che era tutto facile e ora siamo più tristi e amareggiati di prima (e anche più poveri).

Risponde Giada Gramegna, Psicologa Fondazione Ca’ Granda - Ospedale Policlinico Milano

Dalla sua lettera emerge chiaramente la durezza del percorso che avete fatto. Troppo lungo e faticoso per poi non giungere alla realizzazione del vostro sogno. Cinque aborti sono davvero tanti da sopportare. È molto frustrante e doloroso non riuscire ad avere un figlio, avvicinarsi così tante volte alla realizzazione del proprio desiderio e vedere infranto tutto in modo così drammatico è sconvolgente, non solo dal punto di vista fisico.

Progetti e realtà

Diamo spesso per scontata la nostra potenzialità procreativa, d’altronde abbiamo un corpo fatto apposta e passiamo anni cercando di evitarlo in attesa della persona giusta o del momento giusto. Ma poi scopriamo che non è sotto il nostro controllo, non basta volerlo purtroppo. Si avvia così un vero e proprio processo di elaborazione del lutto, in cui ciò che dobbiamo lasciare andare è una parte dell’immagine di noi stessi, un progetto condiviso. Questo però richiede tempo e una comunicazione profonda all’interno della coppia. Ne consegue che il grande progetto di coppia di avere un figlio deve essere ripensato, come tutti i sogni individuali.

Le emozioni

La procreazione medicalmente assistita dà tante speranze e a volte non permette di prendersi un momento per elaborare tale mancanza. Confidenti in questa possibilità data dalla medicina ci si muove velocemente nel tentativo di raggiungere l’obiettivo, spesso soffermandosi poco ad ascoltare le proprie emozioni. Può risultare difficile, ma fermarsi a pensare e a elaborare ciò che ci accade è importante per non «accumulare» emozioni e delusioni. Rimandare questo processo, nascondendo tutto sotto il tappeto può portare a ritrovarsi alle prese con una montagna che per di più alla fine si rivela una copertura insufficiente per tutti gli avvenimenti e gli stati d’animo che continuano a susseguirsi.

L’incertezza

Le procedure di aiuto al concepimento non danno certezze purtroppo anche perché vi sono diversi fattori che influiscono sulla fertilità e non tutti sono conosciuti né domabili dalla scienza, nonostante i grandi passi in avanti della medicina della riproduzione. La procreazione assistita offre indubbiamente grandi opportunità ma a volte non si prende in considerazione il rischio di andare incontro a delusioni.

Quando fermarsi

E allora quando fermarsi? Quando ci si è già fatti troppo male? Vi consiglierei di provare a prendere in considerazione un sostegno psicologico come aiuto per l’elaborazione della rabbia generata dalla sensazione di vuoto, dal dolore per la mancanza e di tutto ciò che state provando in questo momento difficile. 

Fonte https://www.corriere.it/salute/neuroscienze/20_ottobre_18/quando-cammino-fecondazione-assistita-difficile-8984c1e6-f82d-11ea-b07a-89de8d9d3d69.shtml

Nessun commento:

Posta un commento