lunedì 2 novembre 2020

«Anch’io mamma», nonostante una patologia autoimmune

 Ho l’artrite reumatoide, dovrei sospendere le terapie durante la gravidanza? Sono incinta e soffro di lupus eritematoso sistemico, dovrò fare un parto cesareo? Ho la psoriasi, potrò allattare il mio bambino? Sono alcune delle tante domande arrivate durante le otto puntate di «Anchiomamma Talk», un ciclo di incontri in diretta Facebook appena conclusi, dedicati alla gravidanza nelle pazienti con malattie autoimmuni. Promossi dal progetto #anchiomamma, gli appuntamenti online sono nati per rispondere ai tanti dubbi delle donne e alle loro esigenze di un’informazione chiara e corretta su un tema che sta a cuore a tante, ma che fino a poco tempo fa era considerato tabù.

Affrontare subito il problema

Per decenni infatti alle donne con malattie autoimmuni è stato sconsigliato di avere figli, in più molte di queste patologie aumentano il rischio di problemi di fertilità, così diventare mamma è stato a lungo un sogno irrealizzabile per chi soffre di artrite reumatoide, sclerodermia o lupus eritematoso sistemico e anche psoriasi o dermatite atopica. Oggi non è più così, come hanno spiegato le tante esperte che si sono avvicendate nel corso degli incontri. Fra loro c’è Angela Tincani dell’Unità di Reumatologia e Immunologia Clinica degli Spedali Civili di Brescia, che spiega: «Molte patologie esordiscono in giovane età e spesso proprio in concomitanza con la maturità sessuale, in parte probabilmente a causa dell’effetto stimolante degli estrogeni sul sistema immunitario. La diagnosi arriva spesso in un periodo in cui si pensa a mettere su famiglia: non bisogna quindi perdere tempo, ma affrontare l’argomento coi medici più presto possibile».

Programmazione

La condizione perché tutto fili liscio è infatti un’attenta programmazione della gravidanza, come aggiunge Clara De Simone dell’Unità di Dermatologia del Policlinico Gemelli di Roma: «La maternità va programmata in un momento di remissione o minima attività della malattia: nel caso della psoriasi, per esempio, le giuste terapie possono ridurre l’infiammazione e creare le condizioni migliori per il concepimento. Fino a pochi anni fa poi era tabù pensare di dare farmaci durante la gestazione, oggi invece abbiamo a disposizione terapie efficaci senza effetti collaterali dannosi per la madre e il bambino, utili per controllare una malattia cutanea o articolare attiva, che invece rappresenta un minaccia per il buon esito della gravidanza stessa».

Trattamenti su misura

È più pericolosa una malattia autoimmune fuori controllo, insomma, di un trattamento adeguato e su misura. Come specifica Tincani: «L’ideale sarebbe non dover cambiare la terapia perché già si prendono medicinali sicuri; poi è fondamentale un monitoraggio regolare e personalizzato durante i nove mesi, per valutare se siano necessarie modifiche alle cure e per intercettare eventuali complicazioni ostetriche».

Rischio di aborto

«Il rischio di aborto in queste donne è un po’ più alto, così come il rallentamento della crescita fetale, il distacco di placenta, la preeclampsia o il parto pretermine; tutto però può essere gestito», osserva Cristina Zanardini dell’Unità di Ginecologia e Ostetricia degli Spedali Civili di Brescia. «Le donne vanno rassicurate, spesso per esempio temono di poter trasmettere la malattia ai figli o di non poter avere un parto per via vaginale: la collaborazione fra specialisti è fondamentale per accompagnarle senza paura e senza brutte sorprese verso la nascita del bambino».

Centri «dedicati»

L’approccio multidisciplinare è tanto vincente che negli anni sono nati centri dedicati proprio alle future mamme con malattie autoimmuni: è così a Brescia o anche nella Lupus Clinic dell’Ospedale Universitario di Pisa, diretta da Marta Mosca. «Abbiamo iniziato nel 2000 e da allora abbiamo seguito oltre 400 gravidanze», racconta Mosca. «Qui, e nei centri simili al nostro, tutti i medici necessari alla gestione della paziente in questo delicato momento lavorano assieme e questo semplifica il percorso, facilitando il confronto fra specialisti e consentendo di pianificare tutto molto meglio. La coppia viene accolta fin da prima del concepimento e la mamma è seguita poi nel puerperio, durante l’allattamento».

Dopo il parto

Anche quando il bimbo è nato infatti è importante sostenerla, come sottolinea Sonia Zatti dell’Unità di Ginecologia e Ostetricia degli Spedali Civili di Brescia: «L’allattamento per esempio è consentito e consigliato nella maggior parte dei casi, inoltre i farmaci sono spesso compatibili con questa scelta, ma le condizioni cliniche della paziente vanno sempre monitorate: in alcune situazioni potrebbe essere opportuna una sospensione temporanea. La donna non va mai “abbandonata” dopo il parto».

Fonte https://www.corriere.it/salute/reumatologia/20_novembre_01/anch-io-mamma-nonostante-patologia-autoimmune-d6ce0c76-1ab7-11eb-9e4d-437f7f93aec5.shtml

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