martedì 14 luglio 2020

Coronavirus, la trasmissione da madre a figlio in gravidanza possibile

       Il coronavirus può essere trasmesso in gravidanza? Il tema è sempre stato discusso e controverso dall’inizio dell’epidemia di Covid-19. Sono stati segnalati numerosi casi di neonati risultati positivi appena nati da madri positive, ma non è sempre così semplice chiarire se la malattia è stata trasmessa in utero, durante il parto o dopo la nascita. Pochi giorni fa da uno studio italiano dell’Università Statale di Milano presentato al congresso Aids 2020 (ma non ancora sottoposto a revisione paritaria) era emerso che due bambini erano stati trovati positivi al patogeno subito dopo la nascita. Inoltre tracce del virus erano state rilevate nel sangue del cordone ombelicale e nella placenta. In Texas è stato segnalato un nuovo caso e un quarto arriva da Parigi dove un gruppo di ricercatori ha pubblicato uno studio su Nature Communication descrivendo un nuovo episodio: un’ulteriore conferma che dimostra il passaggio transplacentare del virus. L’eventualità è stata a lungo negata ma negli ultimi giorni le descrizioni in letteratura medica parlano chiaramente di trasmissione intrauterina: un evento raro, ma possibile. Per questo è giusto adottare maggiori precauzioni. In tutti questi casi gli scienziati hanno effettuato test su neonati, raccolto e analizzato campioni biologici tra i quali placenta, cordone ombelicale, liquido amniotico, latte materno e tamponi vaginali.

Il caso francese
      All’Università Paris Saclay i ricercatori dei team di neonatologia ed ostetricia, guidati rispettivamente dal professor Daniele De Luca e dalla professoressa Alexandra Benachi, hanno effettuato questa serie di test e dimostrato come il virus passa al feto/neonato. In un caso particolare, pubblicato appunto su Nature Communication, la madre ventenne incinta è stata ricoverata in ospedale con febbre e tosse violenta. I tamponi nasofaringei e rettali raccolti dal bambino un’ora dopo il parto con taglio cesareo, e poi di nuovo dopo 3 e 18 giorni, sono risultati positivi. Anche il sangue neonato e il lavaggio broncoalveolare sono risultati positivi. La madre ha avuto viremia (cioé presenza del virus nel sangue circolante) nel terzo trimestre (cioè verso la fine della gravidanza). Il virus ha raggiunto la placenta e ha iniziato ad infettarne le cellule replicandosi attivamente in loco. Da qui ha raggiunto la circolazione neonatale causando viremia anche nel piccolo che ha manifestato grave sintomatologia neurologica, simile a quella riscontrata in alcuni adulti con Covid 19. Sia la madre che il bambino si sono ripresi dall’infezione e sono stati successivamente dimessi dall’ospedale

Negli Stati Uniti
      Anche una ricerca americana è arrivata alle stesse conclusioni. Il dato è pubblicato sul Pediatric Infectious Disease Journal dal gruppo dell’Università del Texas sudoccidentale a Dallas «Il nostro studio documenta la trasmissione intrauterina dell’infezione durante la gravidanza sulla base delle tracce del virus nelle cellule fetali della placenta» commenta Amanda Evans, coordinatrice del lavoro che ha descritto la storia di una bimba prematura. La bambina, nata in Texas dopo 34 settimane di gestazione da madre diabetica è stata in terapia intensiva neonatale sia per la prematurità che per la possibile esposizione al virus SarsCoV2. La neonata è apparsa inizialmente sana, ma al secondo giorno di vita ha iniziato ad avere febbre e lievi problemi respiratori. «È improbabile che la sofferenza respiratoria osservata nella piccola dipendesse dalla sua prematurità visto che è iniziata al secondo giorno di vita», osserva la ricercatrice. La piccola è infatti poi risultata positiva al nuovo coronavirus 24-48 ore dopo la nascita. È stata trattata con un supplemento di ossigeno per diversi giorni e non ha avuto bisogno della ventilazione meccanica. È rimasta positiva al Covid-19 per 14 giorni. Al 21° giorno madre e figlia sono tornate a casa in buone condizioni. I ricercatori hanno esaminato la placenta, che mostrava segni di infiammazione e gli elementi raccolti dimostrano che l ’infezione è stata trasmessa durante la gravidanza e non durante o dopo il parto. Sebbene i dati su Covid-19 rimangano molto limitati «la trasmissione intrauterina di Sars-CoV-2 sembra essere un evento raro», conclude comunque la dottoressa Julide Sisman, co-autrice sottolineando la necessità di ulteriori ricerche incluso lo studio dei fattori di rischio della trasmissione Sars-CoV-2 in utero.

Lo studio italiano
Coronavirus, la trasmissione da madre a figlio in gravidanza possibile      Anche nello studio italiano, condotto su 31 donne incinte che hanno partorito tra marzo e aprile, è emersa la potenziale trasmissione madre-figlio durante la gravidanza grazie al lavoro di un team di ricerca guidato da scienziati dell’Università Statale di Milano, in stretta collaborazione con i reparti di Ostetricia dell’Ospedale Sacco, l’Ospedale San Gerardo di Monza e il Policlinico San Matteo di Pavia, ospedali in prima linea nella lotta al Covid. Due dei bambini nati sono risultati positivi, e almeno in un caso ci sono forti prove che sia nato già contagiato poiché «abbiamo trovato il virus nel sangue del cordone ombelicale e nella placenta», ha dichiarato il dottor Claudio Fenizia, assistente professore presso il Dipartimento di Fisiopatologia e trapianti dell’università di Milano. Questo bambino è nato prematuramente da una donna che aveva sviluppato una forma severa della Covid-19 ed è rimasto positivo per 7-10 giorni, ha specificato lo studioso. Per quanto concerne il secondo bambino, nato da una mamma con pochi sintomi, dopo la nascita è risultato debolmente positivo al patogeno emerso in Cina, tuttavia sono state trovate tracce dell’RNA virale nella placenta e soprattutto immunoglobuline/anticorpi IgM nel suo sangue; ciò suggerisce fortemente che sia stato contagiato quando era nell’utero, «probabilmente due settimane prima dalla nascita», ha specificato Fenizia.

Nessun rischio per il feto
      Le tre ricerche dimostrano che il virus può infettare il feto ed il neonato attraverso la placenta e non solo per via ambientale, attraverso le comunemente note vie di trasmissione. Sembra essere più delicata l’ultima parte della gravidanza , ma qualora l’infezione venga contratta prima non implica necessariamente rischi per il feto: in tal caso sarà semplicemente necessario monitorare la gravidanza come sempre e con serenità. Sappiamo infatti con ragionevole certezza che in caso di Covid 19 in gravidanza, i feti non ha avuto nessuna malformazione. I dati raccolti sono estremamente importanti per chi deve prendere decisioni di sanità pubblica al fine di migliorare i protocolli di gestione ostetrica e perinatale, effettuare un adeguato follow-up neonatale e ridurre al minimo il rischio di trasmissione del virus al neonato.

Fonte https://www.corriere.it/salute/malattie-rare/20_luglio_14/coronavirus-trasmissione-madre-figlio-gravidanza-sembra-possibile-8128ef28-c4f6-11ea-853b-530755e76362.shtml

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