giovedì 14 febbraio 2019

Gli effetti dello stress e dell’umore materno in gravidanza sullo sviluppo del bambino

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       La transizione alla maternità è un passaggio di centrale importanza nella vita della donna, caratterizzato da intense e contrastanti emozioni e da una potenziale vulnerabilità. La gravidanza e il post-partum rappresentano un momento di vita stressante e in questi mesi si possono manifestare disturbi d’ansia di differente tipologia, spesso in associazione con la sintomatologia depressiva. In questo periodo vi è un rischio maggiore di sviluppare episodi depressivi rispetto a qualsiasi altro momento nella vita di una donna.

       Alcuni autori suggeriscono la continuità della depressione fra gravidanza e post-partum e parlano più in generale di depressione perinatale per evidenziare come la sofferenza psichica di queste donne non sia legata esclusivamente all’evento parto (Caretti et al., 2013). L’insorgenza di tale condizione è influenzata da differenti fattori di rischio, tra i quali le componenti biologiche, caratteristiche psicologiche, la storia di vita della persona, l’ambiente relazionale e sociale in cui vive, scarso supporto sociale da parte del partner, complicanze varie legate al parto. Talora le donne vivono in contesti sociali che negano o sottovalutano le difficoltà emotive legate alla transizione alla maternità e la conseguente richiesta di sostegno. Il ritardo con cui è intrapreso un percorso terapeutico può associarsi ad una esacerbazione dei sintomi e a una maggiore difficoltà della madre a sintonizzarsi con i bisogni del bambino.

       Negli ultimi anni un numero crescente di studi ha messo in luce un’associazione tra sintomi di stress, ansia e depressione in gravidanza e alterazioni a livello fisiologico e comportamentale nei bambini sin dalla prima infanzia (una maggior tendenza al pianto, maggiore inconsolabilità, disturbi del sonno e dell’alimentazione, temperamento difficile, ecc.) e più a lungo termine (Barker et al., 2011; Grussu & Bramante, 2016). Tuttavia è ancora da chiarire se questa associazione è causale. Inoltre i meccanismi biologici sottostanti rimangono in gran parte sconosciuti. Mentre il mediatore finora più studiato delle influenze dello stress materno sul feto è il cortisolo, i nuovi marcatori di stress o infiammazione meritano anch’essi approfonditi studi e considerazioni.

       Recentemente lo studio EDI (Effetti della Depressione sull’Infante), nato in collaborazione tra l’IRCCS Medea e il Research Department of Clinical Educational and Health Psychology dello University College di Londra, ha indagato gli effetti dello stress e dell’umore materno in gravidanza sullo sviluppo del bambino in un campione di 110 mamme e bambini sani individuati negli ospedali Valduce di Como, Mandic di Merate, Fatebenefratelli di Erba e nel consultorio La Famiglia di Como. Lo studio longituditudinale ha seguito la diade madre-bambino a partire dalla gravidanza fino ai 3 anni di vita del bambino.

       La ricerca ha esplorato l’influenza delle variazioni nei sintomi auto-riferiti di stress, negli ormoni dello stress e nei marcatori infiammatori materni sugli esiti dello sviluppo infantile e sulla regolazione precoce dello stress. Alle mamme, durante il 3° trimestre di gestazione, è stato chiesto di compilare due questionari per valutare la presenza di sintomi depressivi e ansiosi (Edinburgh Postnatal Depression Scale e State/Trait Anxiety Inventory) e di effettuare dei prelievi di sangue e di saliva allo scopo di quantificare i livelli di alcuni markers infiammatori, come l’Interleuchina-6 e la proteina C reattiva, e di alcuni biomarcatori dei sistemi di risposta allo stress, come il cortisolo e l’alfa amilasi salivari. I neonati sono stati valutati tra le 48 e 72 ore dal parto misurando la loro risposta comportamentale e fisiologica al test di screening, un piccolo prelievo ematico eseguito con la puntura del tallone che viene effettuato di routine in ospedale dopo la nascita.

       I risultati dell’indagine pubblicato su Psychoneuroendocrinology (Beyond the HPA axis: Exploring maternal prenatal influences on birth outcomes and stress reactivity, doi:10.1016/j.psyneuen.2018.11.018 ) rivelano che alti livelli di cortisolo materno in gravidanza predicono un’alterata risposta allo stress nel neonato, ovvero una marcata reattività comportamentale e una ridotta reattività fisiologica al test di screening effettuato a poche ore dalla nascita. Inoltre, l’esposizione prenatale a livelli più elevati di Interleuchina-6 materna, è risultata associata ad una minore circonferenza cranica nel neonato mentre i livelli di alfa amilasi sono correlati al peso alla nascita.

       Tuttavia la natura preminentemente osservativa di questi dati non consente inferenze causali, anche se i risultati illustrano come i fattori prenatali correlati alle alterazioni nello stress materno siano associati alla crescita fetale e alla reattività neonatale allo stress. «Il nostro studio ha valutato per la prima volta quanto avviene non solo a livello dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, il cui principale marker è il cortisolo, ma anche nel sistema nervoso simpatico e nel sistema di risposta infiammatoria che si ritiene possano essere alterati in donne che sperimentano sintomi di stress e depressione in gravidanza» puntualizza Sarah Nazzari, ricercatrice nell’ambito della Psicopatologia dello Sviluppo presso il polo di Bosisio Parini dell’IRCCS Medea.

       «Quello che vogliamo valutare ora è se le alterazioni riscontrate alla nascita si mantengano nel corso dei primi anni di vita e come l’ambiente nel quale il bambino si trova a crescere e, in particolare, la qualità della relazione che si instaura con la mamma, possa moderare l’impatto dei fattori di rischio prenatali - sottolinea Alessandra Frigerio, responsabile dello studio EDI -. Il fine ultimo sarà quello di mettere a punto strategie di prevenzione e intervento tempestivi che aiutino mamme e bambini ad iniziare al meglio la loro vita insieme».

Fonte https://www.lastampa.it/2019/02/14/scienza/gli-effetti-dello-stress-e-dellumore-materno-in-gravidanza-sullo-sviluppo-del-bambino-GQcp03cb8YcS3sP1MfkE4I/pagina.html

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