Questo è la conclusione di una recente ricerca, finanziata anche dalla fondazione di Bill e Melinda Gates e dalla Wellcome Trust britannica.
Grazie alle sue straordinarie virtù, infatti, il latte materno sarebbe coinvolto nella cura e nelle regressione delle patologie più impensabili, apparentemente non collegate in alcun modo al suo utilizzo: è questo per esempio il caso dei tumori alla mammella, che potrebbero ridursi di ben 20.000 casi.
Il latte materno è ricchissimo di sostanze nutrienti la cui finalità principale è quella di favorire una crescita sana del bambino, preservandone la salute.
Nei neonati prematuri, poi, l’utilizzo del latte materno è fondamentale poiché consente di ridurre in maniera considerevole il rischio di sviluppare malattie potenzialmente molto rischiose.
Ma non finisce qui, perché – come sostengono tutti gli studi scientifici condotti in merito – l’allattamento al seno rafforza il legame tra mamma e bimbo, favorendo la nascita di una vera e propria simbiosi sana.
Tutti quanti questi effetti positivi derivanti dall’utilizzo del latte materno sono stati confermati e rafforzati dallo studio svolto da un gruppo di ricercatori dell’Università di Pelotas (Brasile), coordinato dal dottor Cesar Victora e pubblicato lo scorso 29 gennaio 2016 sulla rivista scientifica internazionale “The Lancet”.
Prendendo in considerazione un campione formato da migliaia di donne provenienti da ben 164 Paesi e dai loro figli, lo studio brasiliano afferma che un’alimentazione a base di latte materno da prolungare almeno per i primi sei mesi di vita del neonato (come raccomandato dall’OMS) potrebbe evitare addirittura 800.000 decessi ogni anno.
Si tratta dunque di un problema di politica sanitaria che coinvolge non solo i Paesi industrializzati, dove nell’ultimo decennio sempre più donne preferiscono evitare l’allattamento al seno, ma anche i Paesi in via di sviluppo, dove l’incidenza di alcune malattie (per esempio quelle infettive) è maggiore.
Secondo il dottor Victora, infatti, è sbagliato pensare che i benefici dell’allattamento al seno debbano riguardare solo le nazioni più povere.
“Il nostro studio” dichiara l’esperto “dimostra in modo chiaro che l’allattamento materno salva migliaia di vite sia nei paesi ricchi che in quelli poveri”.
Obiettivo dichiarato dell’OMS è quello di far sì che entro il 2025 il numero di bambini allattati al seno raddoppi. Perché ciò accada, tuttavia, è necessaria un’informazione massiccia e mirata, ma c’è bisogno anche di politiche sociali apertamente schierate a favore della maternità, che per esempio permettano a tutte le donne di godere di un congedo di maternità di sei mesi.
Fonte The Lancet – Breastfeeding
Grazie alle sue straordinarie virtù, infatti, il latte materno sarebbe coinvolto nella cura e nelle regressione delle patologie più impensabili, apparentemente non collegate in alcun modo al suo utilizzo: è questo per esempio il caso dei tumori alla mammella, che potrebbero ridursi di ben 20.000 casi.
Il latte materno è ricchissimo di sostanze nutrienti la cui finalità principale è quella di favorire una crescita sana del bambino, preservandone la salute.
Nei neonati prematuri, poi, l’utilizzo del latte materno è fondamentale poiché consente di ridurre in maniera considerevole il rischio di sviluppare malattie potenzialmente molto rischiose.
Ma non finisce qui, perché – come sostengono tutti gli studi scientifici condotti in merito – l’allattamento al seno rafforza il legame tra mamma e bimbo, favorendo la nascita di una vera e propria simbiosi sana.
Tutti quanti questi effetti positivi derivanti dall’utilizzo del latte materno sono stati confermati e rafforzati dallo studio svolto da un gruppo di ricercatori dell’Università di Pelotas (Brasile), coordinato dal dottor Cesar Victora e pubblicato lo scorso 29 gennaio 2016 sulla rivista scientifica internazionale “The Lancet”.
Prendendo in considerazione un campione formato da migliaia di donne provenienti da ben 164 Paesi e dai loro figli, lo studio brasiliano afferma che un’alimentazione a base di latte materno da prolungare almeno per i primi sei mesi di vita del neonato (come raccomandato dall’OMS) potrebbe evitare addirittura 800.000 decessi ogni anno.
Si tratta dunque di un problema di politica sanitaria che coinvolge non solo i Paesi industrializzati, dove nell’ultimo decennio sempre più donne preferiscono evitare l’allattamento al seno, ma anche i Paesi in via di sviluppo, dove l’incidenza di alcune malattie (per esempio quelle infettive) è maggiore.
Secondo il dottor Victora, infatti, è sbagliato pensare che i benefici dell’allattamento al seno debbano riguardare solo le nazioni più povere.
“Il nostro studio” dichiara l’esperto “dimostra in modo chiaro che l’allattamento materno salva migliaia di vite sia nei paesi ricchi che in quelli poveri”.
Obiettivo dichiarato dell’OMS è quello di far sì che entro il 2025 il numero di bambini allattati al seno raddoppi. Perché ciò accada, tuttavia, è necessaria un’informazione massiccia e mirata, ma c’è bisogno anche di politiche sociali apertamente schierate a favore della maternità, che per esempio permettano a tutte le donne di godere di un congedo di maternità di sei mesi.
Fonte The Lancet – Breastfeeding
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