mercoledì 24 giugno 2015

Coppia assolta in piena formula! Utero “affittato” a Kiev, assoluzione bis

Sentenza di primo grado confermata in Appello: i genitori erano accusati di alterazione di stato civile
Assolti. Anche per i giudici di Appello sono papà e mamma a tutti gli effetti. Così si è conclusa la vicenda giudiziaria di due genitori triestini, 71 anni lei e 58 lui. Erano accusati di alterazione dello stato civile. In pratica, di aver commesso un falso dichiarando di essere padre e madre naturali di due bambini nati in Ucraina con il sistema dell’utero in affitto. Il collegio presieduto da Igor Maria Rifiorati e composto da Gloria Carlesso e Donatella Solinas ha confermato la sentenza di primo grado del giudice Guido Patriarchi. Alla Corte d’Appello aveva ricorso - dopo la pronuncia di primo grado - il pm Lucia Baldovin, il magistrato titolare del fascicolo. Il pg Paola Cameran ha chiesto, al termine della sua requisitoria, il minimo della pena. La coppia è stata assistita dall’avvocato Sergio Mameli.
Dunque non c'è stato alcun falso. La coppia era andata in Ucraina dove appunto aveva “affittato” un utero in una clinica di Kiev pagando settemila euro. Poi i coniugi erano rientrati in Italia e nove mesi più tardi si erano ripresentati in Ucraina dalla donna “ingaggiata”, che stava per partorire. Infine erano rientrati a Trieste con due gemelli e un regolare certificato di nascita rilasciato dalle autorità di quel Paese.
L'indagine era stata avviata su segnalazione del Comune di Trieste: un funzionario dell’Ufficio anagrafe non aveva ritenuto possibile che una donna nata nel 1944, quando la seconda guerra mondiale era ancora in pieno svolgimento e dunque alla veneranda età di 67 anni, potesse avere assunto il ruolo di partoriente, mettendo al mondo due gemelli. Non si era fidato di quel certificato vero consegnato a Kiev alla coppia di triestini. Vi si legge che la triestina pensionata è la madre dei due bambini nati a Zhytomyr il 9 dicembre 2011. A Kiev la legge ammette come detto la cosiddetta maternità surrogata, mentre nel nostro Paese è reato affittare o prendere in affitto un utero per mettere al mondo un figlio che in altri modi non si riesce ad avere. O per incompatibilità genetica tra la coppia che lo desidera disperatamente, o, come in questo caso, per raggiunti limiti di età
biologica di uno o di entrambi i coniugi o conviventi, come è avvenuto. La sentenza d’Appello in sostanza ha interpretato il concetto secondo il quale può essere considerata comunque mamma in tutto e per tutto anche una donna che non abbia portato nel proprio grembo il bimbo. (c.b.)

http://ilpiccolo.gelocal.it/trieste/cronaca/2015/06/22/news/utero-affittato-a-kiev-assoluzione-bis-1.11662291

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