martedì 11 marzo 2014

Il segreto per non invecchiare: diventare mamma dopo i 40 anni

Si tende a parlare delle gravidanze nelle donne più grandi solo in
termini negativi, invece quei bambini possono avere una madre con una
marcia in più




 “Sono suoi questi bambini?” mi dice una signora anziana mentre siamo
in fila davanti al bancone dell’alimentari. “Sì certo” rispondo a fatica
immaginando già dove vuole andare a parare. “Beh – replica lei
guardando estasiata i miei gemellini che divorano una pizzetta – li ha fatti tardi ma le sono venuti proprio bene!”.




Rimango sempre esterrefatta dalla facilità con cui le persone si permettono di dare giudizi
su noi mamme quarantenni (o giù di lì) mentre raramente lo fanno con i
papà maturi. La cosa mi infastidisce non poco, esattamente quanto i
titoli sulle mamme/nonne e i luoghi comuni sui figli cercati a tutti i
costi per “insano egoismo”. E’ come se non si volesse accettare un dato
di fatto che mi sembra ormai incontrovertibile: le donne di 40 anni fanno figli e possono essere ottime madri, esattamente quanto le altre.  La buona notizia è che finalmente qualcuno se ne sta accorgendo.


L’altro giorno il britannico The Times ha dedicato
un’intera pagina a:“Il segreto per non invecchiare: un bambino dopo
i quarant’anni”. L’articolo sottolinea che di solito si tende a parlare
delle gravidanze nelle donne più grandi solo in termini negativi
senza notare quello che c’è di positivo nell’avere un figlio quando
l’orologio biologico è quasi arrivato al capolinea: “Le mamme più
giovani devono attraversare un campo minato dalle aspettative per
decidere se e quando  avere un bambino – è la tesi di Andrea Cornwall,
professore di antropologia e sviluppo all’Università del Sussex -. E
quando alla fine fanno il grande passo devono dividersi tra carriera e la cura dei piccoli
covando un risentimento per il fatto che le tanto decantate relazioni
alla pari vengono logorate dai salari diversi, dall’impari lavoro
domestico e dalla poca stima di sé. Invece la maternità può essere una
nuova e soddisfacente direzione dopo anni nel mondo del lavoro con una carriera avviata e sicura”.


Non so se sono totalmente d’accordo con il professor Cornwall. Anche
noi mamme quarantenni siamo delle acrobate che cercano di trovare ogni
giorno la quadratura del cerchio tra lavoro, cura dei figli e tempo per
sé e per la coppia. Di certo ci sentiamo molto fortunate perché siamo riuscite ad avere la  gioia più grande quando ormai disperavamo e, per questo, siamo felici a prescindere. E non v’è dubbio che avere un concentrato di energia di pochi anni che ti corre per casa mantenga giovane sia il corpo che la mente perché ti obbliga a un discreto esercizio fisico e ti consente di avere uno sguardo fresco sul mondo.


Il punto, però, non è se avere un figlio tardi sia o meno un elisir di giovinezza ma accettare il fatto che ognuno/a ha i suoi tempi, che la vita si è allungata,
che non sempre il grande amore si incontra a venti anni. Conosco tante
donne come me, non siamo delle mosche bianche, basta andare in un asilo
per rendersene conto. E poi ogni medaglia ha il suo rovescio. Io ho avuto una mamma ventenne e nei suoi occhi ho sempre letto il rimpianto
per la giovinezza spensierata che non aveva avuto. “Ballavo l’Alli
Galli con te sul fianco” mi raccontava. Oppure: “Quando ti ho portato a
casa dalla clinica e ho capito che saresti dipesa da me 24 su 24 mi è
preso il panico”. E lo capisco. Quando di anni ne hai il doppio sei meno
irrequieta, più saggia e valuti le cose con la leggerezza che
l’esperienza ti consente. E questo può essere un grande vantaggio sia per le madri che per i figli.





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