domenica 9 ottobre 2016

Taglio cesareo, una scorciatoia? La risposta di una mamma

La storia

taglio cesareo
        Ad accendere i riflettori sul purtroppo molto diffuso luogo comune che declassa il taglio cesareo ad una sorta di non – parto, è stata una donna del Missouri, Raye Lee che, con coraggio e convinzione, ha deciso di rendere pubbliche sul suo profilo social le foto dell’operazione, per rispondere una volta per tutte a chi la criticava per non aver optato per un parto naturale.
        Come spesso accade, chi spara a zero sulle donne che si sottopongono al taglio cesareo non sa cosa si nasconde dietro la scelta non sempre facile. Nel caso di Raye Lee, ad esempio, il parto naturale è stato sconsigliato dai medici a causa della situazione del feto, la cui sopravvivenza sarebbe stata a rischio senza l’intervento alternativo. La giovane donna, quindi, non solo non ha avuto in realtà alcuna scelta, ma ha dovuto affrontare quella che giustamente definisce “la cosa più dolorosa della sua vita”, lottando fino all’ultimo e rinunciando a parte dell’esperienza della maternità per salvare suo figlio. Insomma, come lei stessa afferma, non è stata affatto debole,è stata una guerriera.

Le cicatrici

        Il taglio cesareo, sottolinea Raye, è molto diverso da una facile scorciatoia anche dal punto di vista fisico: non è certo piacevole sottoporre il proprio corpo ad un tale intervento e le conseguenze non si dimenticano così in fretta: il corpo viene tagliato, ricucito e la ferita continua a far male anche quando le infermiere invitano a lasciare il letto e prendere tra le braccia il nuovo arrivato. Le immagini postate da Raye sono forse crude, ma parlano chiaro e sono perfette per zittire chi è pronto acriticare senza cognizione di causa.

Taglio cesareo, si fa davvero troppo?

        Le polemiche sul troppo semplicistico ricorso al taglio cesareo non sono certo una novità e la questione è stata spesso sollevata anche in Italia. L’Oms ha richiamato il nostro Paese proprio all’inizio del 2016, perché il tasso di interventi chirurgici per le partorienti è salito negli ultimi anni al 35,5%, con picchi in alcune regioni tra cui spicca la Campania; un tasso di molto superiore al tetto fissato dalle autorità sanitarie internazionali al 15%.

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