mercoledì 12 ottobre 2016

Voglie in gravidanza addio con la stimolazione cerebrale

Voglie in gravidanza, tra scienza e credenza

voglie in gravidanza        Da dove viene quel desiderio incontrollabile di mangiare un determinato cibo (pizza, cioccolata, gelato, frutta esotica e così via), che nell’immaginario collettivo è tipico di chi aspetta un bambino? Secondo la medicina, le voglie in gravidanza possono trovare origine nella stimolazione ormonale, che accresce il bisogno dell’organismo di dati nutrienti (in genere zuccheri); per procurarli, il corpo mette in atto quella che è una vera e propria strategia e traduce la necessità in un desiderio cui è impossibile resistere.
        Talvolta poi, le voglie in gravidanza non hanno proprio nulla di fisiologico e hanno origine dalla necessità di essere accudite; è un desiderio più che normale per la futura mamma, che chiede in questo modo manifestazioni d’affetto e attenzione a chi la circonda.
In nessun caso, lasciare insoddisfatti i piccoli desideri alimentari ha effetti sul bambino: non è mai stata dimostrata alcuna relazione tra le voglie e la formazione di macchie dalle forme più diverse sulla cute del nascituro. Non è quindi imperativo riempirsi lo stomaco ogni qualvolta se ne senta il bisogno e, anzi, in molti casi, riuscire a controllare le voglie in gravidanza permetterebbe un decorso migliore della gestazione, controllando l’aumento di peso e evitando l’inutile appesantimento dell’organismo.

Un campo magnetico contro le voglie

        All’Università di Waterloo, in Canada, potrebbero aver trovato un sistema per placare le voglie in gravidanza e in tutti gli altri casi in cui l’impulso a mangiare fuori pasto non è altrimenti controllabile. Per farlo, hanno svolto una meta analisi utilizzando undici studi in materia e hanno scoperto che anche in questa, come altre situazioni, si può trarre un beneficio dall’uso della stimolazione magnetica transcranica ripetitiva. In parole semplici, si tratta di una tecnica che applica un campo magnetico su una data zona del cervello e che in questo modo riesce a dare origine a una microcorrente capace di influire sul comportamento di alcuni neuroni. Una terapia non invasiva, già testata come terapia per l’emicrania, che è risultata molto efficace sulla parte della corteccia prefrontale deputata al controllo cognitivo. Secondo i dati dello studio canadese, la stimolazione magnetica riesce a combattere l’impulso al consumo indiscriminato di alimenti ricchi di carboidrati, anche se non sembra efficace per la riduzione dell’appetito in generale.

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