lunedì 10 ottobre 2016

Parto gemellare: se prematuro ha meno complicazioni

Parto gemellare, i rischi

parto gemellare        In caso di parto gemellare, le possibilità di sopravvivenza dei nuovi nati aumenta se il parto è prematuro e avviene cioè alla 36° o 37° settimana o comunque prima del termine calcolato dal ginecologo. A dirlo è uno studio internazionale, cui ha contribuito anche una ricercatrice dell’Università di Milano Bicocca e che è stato recentemente pubblicato sul British Medical Journal. Si tratta di una ricerca molto importante, perché le gravidanze gemellari sono da sempre considerate più rischiose anche alla luce dei dati sulla mortalità neonatale alla 40° settimana. Fino ad oggi, però, nessuno aveva cercato di determinare quale fosse la durata ideale della gravidanza, tale cioè da ridurre al minimo il rischio di complicazioni.
        Ebbene, I ricercatori hanno analizzato i dati ricavati da più di 30 studi regolarmente pubblicati e relativi a più di 35.000 gemelli e hanno notato che il rischio di morte neonatale o di partorire un bambino già privo di vita aumenta a partire dalla 38° settimana.

La tempistica è tutto

        Ora, sempre considerando che sarà importante procedere ad ulteriori approfondimenti per ottenere conferme e precisazioni, si può quindi ipotizzare che, in caso di parto gemellare, anticipare rispetto ai canonici nove mesi può essere importante per aumentare le probabilità di sopravvivenza dei bambini. In particolare, per le gravidanze cosiddette monocoriali, nelle quali cioè i feti crescono all’interno di una sola placenta e un unico sacco amniotico, il momento meno rischioso per partorire può collocarsi tra la 34° e la 37° settimana. Negli altri casi di parto gemellare i rischi restano ridotti anche tra la 37° e la 39° settimana. Le risultanze dello studio potranno essere utili per rivedere le linee guida in materia che, è bene ricordarlo, proprio per l’assenza di precedenti dati certi sono diverse in ogni Paese.

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