giovedì 29 gennaio 2015

Strasburgo dice sì all’utero in affitto

Strasburgo dice sì all’utero in affitto. La Corte europea ha condannato l’Italia a pagare ventimila euro ad una coppia molisana per aver violato il loro diritto a formarsi una famiglia. Parlano i due: «Abbiamo violato la legge per amore. Rivolevamo nostro figlio, non i soldi»
la Repubblica, mercoledì 28 gennaio 2015
Non importa che tra figlio e genitori non vi fosse alcun legame genetico, che il piccolo fosse stato partorito da un’altra donna grazie all’utero in affitto. Quel bambino avrebbe dovuto restare con chi lo stava crescendo. Questo dice la sentenza della Corte di Strasburgo che ha condannato l’Italia a pagare ventimila euro ad una coppia molisana per aver violato il suo diritto a formarsi una famiglia. Per aver allontanato senza alcun bisogno il piccolo, nato da utero in affitto e che senza affinità genetiche marito e moglie lo allevavano. Per alcuni questa sentenza, approvata per 5 voti a due, contrario il vicepresidente, l’italiano Guido Raimondi, sarebbe un’apertura alla maternità surrogata, che vede ogni anno più di cento coppie partire dall’Italia verso i paesi dell’est dove è legale. Secondo la Corte l’Italia ha violato la Carta dei diritti dell’uomo visto che «l’allontanamento di un minore dal contesto familiare non si giustifica se non con un rischio immediato per il minore». Condizioni assenti, secondo i giudici. La coppia non rivedrà però mai più il bambino. La Corte ha infatti deciso che è meglio per lui restare nella famiglia a cui è stato affidato nel 2013 perché «ha certamente sviluppato dei legami affettivi». Il ricorso contro l’Italia era stato presentato dall’avvocato bolognese Giorgio Muccio, a nome della coppia che era andata in Russia, dove è legale la pratica della maternità sostitutiva. Il bambino, nato nel 2011, era stato riconosciuto come figlio dai due aspiranti genitori e iscritto all’anagrafe di Mosca. Ma i coniugi si erano visti poi rifiutare l’iscrizione all’anagrafe italiana, anche perché, secondo le autorità, il certificato di nascita conteneva dei dati falsi.
*****
«Che te ne fai dei soldi quando ti tolgono un figlio, quando ti strappano il bambino che hai cresciuto giorno e notte per otto mesi? Niente. Il risarcimento che vogliono darci non ci riporta Filippo, i suoi sorrisi, i suoi abbracci. Anzi, da oggi abbiamo la certezza che non lo rivedremo mai più».
Parla di lei Maria e di suo marito Fabio, la sentenza della corte di Strasburgo. Il verdetto che ha condannato l’Italia a pagare 20mila euro di danni morali per aver allontanato da loro il bambino quando si è scoperto che era stato partorito grazie all’utero in affitto, legale in Russia ma vietato nel nostro paese, ma soprattutto che non aveva nulla di genetico della coppia.
Hanno condannato l’Italia.
«Sì, dicono che è stato leso il diritto alla famiglia, ma poco importa, la realtà è che non rivedremo più il piccolo, i giudici hanno anche deciso che nel suo interesse è bene che resti con la famiglia a cui l’hanno affidato solo un anno fa. Dopo averlo tenuto per mesi in un orfanatrofio dal quel pomeriggio in cui vennero a portarcelo via da casa».
Non era figlio vostro.
«Geneticamente no, ma noi non lo sapevamo. Hanno sbagliato con le provette in Russia, noi eravamo in buona fede».
Ma l’utero in affitto è vietato.
«Lo so, e anche l’eterologa lo era fino a qualche mese fa, ma lei ha presente la disperazione di chi tenta di diventare genitore da 15 anni? In Italia, è vero, non si può, ma in Internet dicevano che in Russia era tutto legale e io ho chiamato. Mi hanno risposto che andava tutto bene, gli ho dato 50mila euro per la donatrice di ovuli, per chi avrebbe cresciuto in grembo il bambino».
C’è chi vi accusa di aver comprato un bebé «No, avrebbe dovuto essere nostro figlio, come un’eterologa, avrebbe dovuto avere il patrimonio genetico di mio marito. Io sono partita con i suoi gameti, non so cosa sia accaduto, ma questa è una storia lunga e complicata di dolore e sofferenze».
Una lunga storia d’amore?
«Io ho 46 anni mio marito 54, stiamo insieme da più di venti e per anni abbiamo cercato di avere figli. Niente fa fare, gli esami erano buoni ma io restavo incinta e poi li perdevo. Così ho cominciato a fare fecondazioni assistite. Niente, ancora illusioni, fallimenti, lacrime».
Poi ha provato l’eterologa.
«Sì, in Italia era vietata ma come tante ho deciso di rischiare, sono andata in Spagna, ho fatto cinque tentativi, 10mila euro l’uno. Tutto inutile, li perdevo nelle prime settimane».
A questo punto?
«Sono medico, ho pensato che non solo erano i miei ovuli a non andare bene ma che era proprio il mio corpo ad essere in qualche modo sbagliato ma non volevo arrendermi. Allora ho studiato in rete, ho pensato all’utero in affitto, ho visto che in Russia era legale, che si poteva trovare una donatrice e un’altra signora che avrebbe ospitato l’embrione nella sua pancia. E ci siamo organizzati».
Con quali soldi?
«I risparmi di una vita, di anni senza vacanze, cinema o pizza sognando quel bambino».
E quando è nato?
«Eravamo a Mosca, siamo andati a comunicarlo in ambasciata, ci hanno detto che era tutto regolare e siamo tornati in Italia. Mesi dopo il tribunale ha chiesto l’esame del Dna e sono venuti a bussare alla nostra porta per portarcelo via. Parlavano di false attestazioni di identità, ipotizzavano compravendita di bambini. E noi ci siamo sentiti morire».
Nulla di vero?
«No, se non fossimo stati in buona fede mica avremmo dato al tribunale gli esami del dna e dello sperma, il contratto per la maternità surrogata».
E ora?
«Ci aspetta un processo penale in Italia a marzo per false attestazioni, c’è anche l’ipotesi di compravendita di minore.... Ma appena mi guarderanno capiranno che non è proprio possibile».
Cosa vedranno?
«La mia pancia, sono incinta ormai di quattro mesi. È figlio nostro, fatto senza fecondazione assistita o eterologa».
Incinta dopo 20 anni senza aiuti?
«Lo chiami miracolo, pensi quello che vuole... Questa è la nostra realtà, il nostro futuro, ma non toglie il dolore per la perdita di Filippo. Lui ci manca tutti i giorni. Come fanno a dire che a otto mesi non hanno memoria, ma se già balbettava papà piangendo quando ce lo hanno portato via».Caterina Pasolini

3 commenti:

  1. Di quale etica possiamo parlare quando le persone non possono avere figli? Queste persone non sono colpevoli. Sono vittime del destino. Invece di aiutare queste persone il nostro governo solo complica la situazione facendoli soffrire di più. La decisione della Corte europea dei diritti dell'uomo per giudicare che la maternità surrogata legale è completamente giusta. Quando sono andata qui con mio marito in Biotexcom per la maternità surrogata abbiamo visto alcune coppie che erano con neonati. Sembravano così felici anche dopo aver passato un percorso così difficile.

    RispondiElimina
  2. Maternità surrogata è salvezza per molte coppie oggi. E non dobbiamo dimenticarlo. Ora stiamo facendo il programma di maternità surrogata in Biotexcom. Siamo molto contenti per quelle coppie che hanno già ottenuto il risultato. Loro sono un grande esempio per noi, per mantenere la calma e credere in meglio. Tuttavia, credo che la decisione del giudice è un punto di partenza per migliorare la situazione intorno alla maternità surrogata.

    RispondiElimina
  3. Sono in mezzo di una pratica di maternità surrogata in ucraina. Sulla scelta che io e mio marito abbiamo fatto non ci sono mai stati dubbi, sarà comunque nostro figlio e lo ameremo con tutto il cuore al di là del suo DNA. Sarà nostro figlio a prescindere. A volte però mi metto a pensare a un domani, quando il mio sogno si sarà concretizzato , se sarà il caso di dirlo o no. Penso che sia giusto che sappia, per una questione di correttezza e lealtà, valori per me e mio marito molto importanti. Il punto è come e quando dirlo, se sarebbe più giusto che sapesse da quando è piccolo, come se fosse una cosa "naturale" oppure se è meglio attendere che sia più grande e in grado di capire maggiormente, ma a quel punto potrebbe fare male.



    RispondiElimina