giovedì 6 giugno 2019

Un ciclo di benessere

       Un tempo erano, in molte culture, oggetto di diffidenza e timore. Oggi i meccanismi ormonali alla base delle mestruazioni sono ben conosciuti e, nonostante i numerosi pregiudizi che ancora circolano sull’argomento, le accettiamo per quel che sono: un fenomeno fisiologico, talvolta fastidioso, che però riflette la buona salute generale e riproduttiva della donna in età fertile. Ma i dubbi di chi cerca una gravidanza sono tanti: avere mestruazioni regolari è indice di fertilità? Occorre correggere eventuali irregolarità quando si desidera un bebè? Alterare il ciclo fisiologico con un contraccettivo ormonale può nuocere alla salute o alla futura capacità riproduttiva? Il ritorno delle mestruazioni dopo la nascita di un bimbo segna la ripresa della fertilità? E da quando è necessario un contraccettivo? Ecco le risposte degli esperti.

Regolarità del ciclo e fertilità: un binomio certo?
Un ciclo di benessere       “Le mestruazioni si definiscono regolari se si presentano ogni 28 giorni, più o meno tre giorni”, dice Alessandra Graziottin, direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica dell’Ospedale San Raffaele di Resnati di Milano. “Un ciclo mestruale regolare è segno di buona salute della donna ed è un indice ragionevole di fertilità. Dico ragionevole e non certo, perché esistono fattori indipendenti dalla regolarità mestruale che possono ostacolare il concepimento. Per esempio, l’occlusione delle tube, oppure una riserva ovarica che per diversi motivi è ridotta. In generale, però, una donna che ha mestruazioni puntuali può confidare nella propria capacità riproduttiva”.
       Può, però, occasionalmente verificarsi un “salto” a causa di una malattia, febbre alta e debilitazione, un periodo di stress fisico o mentale, in seguito a una perdita di peso repentina. “Se si tratta di episodi isolati, non c’è ragione di preoccuparsi”, spiega la ginecologa. “Al contrario, se il ciclo tende ad accorciarsi oppure ad allungarsi progressivamente senza cause apparenti e questa tendenza persiste nel tempo, è segno che qualcosa non va nella funzionalità ovarica”.
       Un’altra causa frequente di irregolarità mestruale è l’anemia. “Ne soffrono in tante, spesso senza saperlo”, osserva la ginecologa. “Per diagnosticarla servono l’emocromo, la sideremia e la ferritina. Con la somministrazione di ferro, il problema si risolve”.
       Frequente è anche il ciclo più corto della norma a causa di un deficit del progesterone. Per accertarlo serve il dosaggio dell’ormone nel sangue. “La terapia per regolarizzare il ciclo è la somministrazione di progesterone naturale per 12 giorni al mese”, spiega l’esperta.

Che fare se si progetta una gravidanza?
       “Bisogna innanzitutto accertare le cause dell’irregolarità”, dice l’esperta. “Sarebbe un errore cercare di correggere il difetto senza averne compreso l’origine”. L’accorciamento o l’allungamento del ciclo può essere, ad esempio, il segnale di prossimo esaurimento della riserva ovarica. “Può accadere a qualunque età”, dice Graziottin. “L’1% delle donne va in menopausa prima dei 45 anni. Per verificare se è questa la ragione dell’irregolarità, serve il dosaggio ematico degli ormoni FSH e antimulleriano (AMH). Se dall’esame emerge che effettivamente la menopausa si avvicina e la donna è intenzionata ad avere un figlio, il mio consiglio è di cercarlo prima possibile, oppure fare ricorso alla crioconservazione degli ovociti”.

Cosa cambia per chi prende la pillola?
       I contraccettivi ormonali – non solo la pillola ma anche il cerotto transdermico e l’anello vaginale – alterano il meccanismo ormonale fisiologico della fertilità bloccando l’ovulazione. “Poiché le mestruazioni sono la fase terminale di questo processo fisiologico, la donna che assume un contraccettivo estroprogestinico o progestinico puro, non ha le mestruazioni”, spiega Angelo Cagnacci, Direttore della Clinica Ostetrica e Ginecologica di Udine, che su questo argomento ha redatto un documento per la Società Italiana della Contraccezione. “Il sanguinamento periodico che si verifica alla sospensione mensile del contraccettivo è indotto dal calo improvviso del livello di progesterone, che non viene più assunto. Spesso il sanguinamento da sospensione ha caratteristiche diverse da quelle della mestruazione fisiologica: il flusso ematico è più modesto, la durata è limitata e si attenuano i sintomi riconducibili alla sindrome premestruale, come gonfiore dell’addome, mal di testa e stato di infiammazione generale”. Se il contraccettivo ormonale viene assunto senza sospensione, come si fa normalmente per il progestinico puro e come si può fare anche con l’estroprogestinico, il sanguinamento periodico è del tutto assente. “Alcune donne non gradiscono questa completa scomparsa della pseudo-mestruazione, che appare loro poco naturale”, osserva Cagnacci. “Vorrei tranquillizzarle: l’utilità delle mestruazioni è legata unicamente alla fertilità. Se non stanno cercando una gravidanza, possono fare a meno delle mestruazioni. Un tempo si riteneva che la perdita di sangue periodica avesse la funzione di purificare l’organismo da tossine. Oggi sappiamo che non è così. Da uno studio che abbiamo condotto tra le donne italiane, risulta che il 65-70% trova le mestruazioni fastidiose e sgradevoli. I contraccettivi ormonali, quindi, possono privarle del fastidio senza danni per la salute, a meno di specifiche controindicazioni valutate dal medico”.
L’azione contraccettiva di pillola, cerotto o anello vaginale è reversibile. Quando la donna decide di interrompere l’assunzione per cercare una gravidanza, il suo ciclo fisiologico ricomincia a funzionare. “Di norma riprende immediatamente, il mese successivo alla sospensione”, dice il ginecologo. “E così pure viene ripristinata la capacità riproduttiva. Può accadere, in una piccola percentuale di casi, che occorra qualche mese per una regolare ripresa. Se invece il ciclo tarda a ricomparire, oppure si fa irregolare, è segno che qualche altro fattore interferisce con la funzionalità delle ovaie. È possibile che la riserva ovarica sia vicina all’esaurimento e che i segni della premenopausa siano stati mascherati in precedenza dall’utilizzo del contraccettivo, oppure che un recente calo di peso abbastanza importante abbia alterato l’equilibrio ormonale”.

Cosa succede dopo una gravidanza?
        Durante l’attesa le mestruazioni si interrompono, ma dopo la nascita del bimbo, col ritorno alla normalità dei livelli ormonali, anche il ciclo riprende. “Il capoparto, cioè la prima mestruazione dopo il parto, di solito si manifesta non prima di 40 giorni dalla nascita del bambino, ma può tardare anche fino a 6 mesi se la neomamma allatta al seno, perché la prolattina che l’organismo materno secerne nel periodo dell’allattamento inibisce l’ovulazione”, spiega Alessandra Graziottin. “Attenzione, però, a non fidarsi dell’azione contraccettiva dell’allattamento. La prima ovulazione può verificarsi in qualunque momento, anche prima che si presenti il capoparto, dunque per prudenza è opportuno che la donna utilizzi un contraccettivo. Se allatta, non può far uso di estroprogestinici, ma può ricorrere al preservativo o a un progestinico puro. Nessun timore per quest’ultimo: la sua assunzione non altera la qualità del latte materno e non interferisce con lo sviluppo del neonato”.

Fonte https://www.dolceattesa.com/rimanere-incinta/un-ciclo-di-benessere_concepimento/

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