mercoledì 20 marzo 2019

La scienza che aiuta a diventare papà

La scienza che aiuta a diventare papà         Fare il papà è sicuramente un compito molto difficile. Ma diventarlo a volte rischia di essere ancora più complicato. Secondo l’ultima relazione presentata nell’estate 2018 in Parlamento dal Ministero della Salute, che riporta dati relativi al 2016, sono in crescita e sono quasi 80.000  le coppie che si rivolgono ogni anno a centri di fecondazione assistita per realizzare il sogno di diventare genitori. E in circa un caso su due la difficoltà di avere una gravidanza dipende proprio da problemi riproduttivi maschili.

Le cause
         A causare le problematiche del lato maschile delle coppie possono essere diversi fattori, tra i quali anche fattori ‘generici’ e non solo strettamente legati alle condizioni dell’apparato riproduttivo; stili di vita scorretti, l'inquinamento, patologie trascurate nel corso dell’adolescenza ma anche fattori ormonali possono portare ad una produzione insufficiente o una scarsa qualità (motilità ridotta e morfologia alterata) degli spermatozoi. “Si calcola che il 15% delle coppie in età fertile abbia problemi di sterilità”, spiega Andrea Borini, direttore di 9.Baby, rete di centri per la cura e la diagnosi e la cura della sterilità maschile e femminile. “Sappiamo che nel 30-40% dei casi influiscono i problemi riproduttivi maschili, nel 30-40% quelli femminili e nella restante percentuale dei casi il problema è di entrambi i partner”.

La diagnosi
La scienza che aiuta a diventare papà         Per valutare la condizione dell'uomo, il primo metodo di indagine è lo spermiogramma. “Questo esame consente di valutare la concentrazione, la forma e la motilità degli spermatozoi presenti nell'eiaculato”, spiega Borini, precisando che il test deve essere effettuato dopo 3-5 giorni di astensione dai rapporti sessuali. Ma, nel caso in cui i risultati dello spermiogramma evidenzino uno o più valori fuori la norma, bisognerà sottoporsi a un nuovo test nel mese successivo. “Qualora le anomalie permangano bisognerà rivolgersi a un andrologo, che valuterà la possibile presenza di problemi “reversibili”, come per esempio infezioni batteriche, pregresse o in corso, o del varicocele, patologia causata dalla dilatazione delle vene nel testicolo”, sottolinea ancora Borini. E se non si trattasse di un disturbo temporaneo, sarà necessario ovviare a questo tipo di condizione, senza perdere tempo - variabile, questa, di grande rilievo per l’ottenimento della gravidanza -, seguendo la strada della fecondazione assistita. Si possono fare ulteriori indagini, come la spermiocoltura e i test di frammentazione del Dna spermatico, che permettono di approfondire ulteriormente la condizione del liquido seminale, anche oltre i parametri di base studiati dallo spermiogramma, ma in caso di ricerca infruttuosa di gravidanza l’importante è non perdere la speranza e rivolgersi a uno specialista.

         Molto spesso i futuri padri vivono con senso di colpa una diagnosi di sterilità. “Sebbene l'uomo senta un senso di inadeguatezza, si mostra spesso restio ad accettare l'aiuto di uno psicologo, che nelle nostre équipe è sempre presente”, spiega Borini. “Il dato emotivo - psicologico è, infatti, di fondamentale importanza e nel caso di problematica maschile è particolarmente importante aiutare l’uomo a comprendere la distinzione tra infertilità e potenza sessuale; inoltre, la coppia che ha difficoltà nell’ottenere o nel portare avanti una gravidanza ha bisogno di sostegno reciproco tra i due partner, quindi anche le difficoltà emotive devono essere affrontate da subito, a 360°”. Per questo, il consiglio degli esperti è quello di rivolgersi a un centro che garantista la presenza anche di figure che aiutino e supportino le coppie dal punto di vista psicologico.

I trattamenti
La scienza che aiuta a diventare papà         Sebbene la strada sembri tutta in salita, la buona notizia è che la scienza e la ricerca medica hanno messo a punto soluzioni che possono aiutare a soddisfare il desiderio di paternità. “Nel caso in cui il liquido seminale evidenzi valori medio-bassi di concentrazione e di motilità degli spermatozoi si può ricorre alla Fivet”, precisa Borini. La Fivet, acronimo di “fecondazione in vitro con trasferimento dell'embrione”, è il trattamento di procreazione assistita più diffuso; esso consiste nel mettere a contatto ovociti e spermatozoi sulle cosiddette piastre di Petri; la fecondazione avviene spontaneamente, anche se al di fuori dell’utero materno dove verrà trasferito l’embrione che si sarà formato nei 3-5 giorni successivi alla fecondazione. “Se invece la vitalità e la concentrazione degli spermatozoi risultasse particolarmente bassa, si può ricorrere allo ‘step’ successivo introdotto dalla medicina della riproduzione cioè la cosiddetta ICSI, 'iniezione intracitoplasmatica degli spermatozoi, ossia la tecnica che prevede di introdurre un singolo spermatozoo direttamente all'interno dell'ovocita”.

L'eterologa
         In caso di sterilità maschile, in presenza di condizioni quali oligoastenospermia severa o azospermia, infine, si può ricorrere alla cosiddetta fecondazione eterologa, cioè a trattamenti nei quali si utilizzano cellule sessuali donate da soggetti esterni alla coppia. Spesso si parla di eterologa trattando casi di donazione di gameti femminili (altrimenti detta ovodonazione), ma è possibile anche donare- e dunque ricevere- spermatozoi.
         Purtroppo, anche nel caso di gameti maschili, le donazioni nel nostro paese sono poche e si ricorre quindi a seme che viene importato da altri Paesi europei, sempre nel rispetto di quanto disposto dalla legge 40/04 e successive modifiche e dalla normativa regionale conseguente che regola la fecondazione assistita in Italia.
         Secondo le ultime stime, relative ai trattamenti del 2016, del Ministero della Salute, le coppie che si sono rivolte alla fecondazione eterologa sono aumentate del 121% e i bambini nati con queste tecnica sono passati da circa 600 a poco meno di 1500. “In generale, i dati del Registro nazionale della PMA riportano che oggi si facciano circa 90mila cicli di fecondazione assistita complessivi l'anno, che hanno come esito circa il 2.9% del totale dei nuovi nati nel nostro paese”, conclude Borini. “Ma le liste d'attesa sono lunghe e l'accessibilità per le coppie risulta essere, quindi, ancora limitata”.

Fonte https://www.repubblica.it/native/salute/2019/03/24/news/la_scienza_che_aiuta_a_diventare_papa_-221663443/

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