sabato 23 marzo 2019

In Italia un bambino su trenta nasce con la procreazione assistita

In Italia un bambino su trenta nasce con la procreazione assistita        In Italia un bambino su trenta nasce con la procreazione medicalmente assistita (Pma): l’età sempre più alta degli aspiranti genitori fa si che le coppie debbano ricorrervi nel 12-14% dei casi. Se ne è parlato al Congresso nazionale sulla procreazione medicalmente assistita, a Firenze, partendo da un dato allarmante sulle nascite nel nostro Paese: nel 2018 sono state 449mila (9mila in meno rispetto al 2017 e 128mila in meno rispetto al 2008). Il trend negativo della natalità è iniziato nel 2008, quando è stata toccata anche la punta più alta di nascite dal 2001 in poi, con 576.659 parti. Da allora sempre meno, sino all’attuale situazione. In calo anche il numero medio di figli per donna: 1,32 è il dato del 2018, il dato peggiore dal 2004.

Politiche di supporto
        «Oggi la fecondità è più alta in Svezia, Francia e Regno Unito, piuttosto che in Italia, Spagna e Polonia. In questi Paesi si sono adottate politiche di informazione e sostegno alla coppia, alla donna in particolare, che in Italia non esistono ancora - spiega Mario Mignini Renzini, direttore del Centro di Medicina della Riproduzione Biogenesi e Responsabile dell’Unità Operativa di Ginecologia presso gli Istituti Clinici Zucchi di Monza -. Più che un cambiamento culturale, alla base di questa riduzione ci sarebbe una motivazione economica. La fecondità, infatti, tende a diminuire quando le donne entrano in massa nel mercato del lavoro, ma poi inizia ad aumentare di nuovo se e quando la società si muove verso l’eguaglianza di genere. È importante, quindi, che le donne partecipino alla sfera pubblica, che gli uomini si interessino al lavoro domestico, e che siano attuate politiche di supporto ai genitori nella conciliazione tra lavoro e famiglia».

Lavoro e maternità
        Secondo i partecipanti al Congresso di Firenze urge un piano di informazione capillare e di supporto alle donne per prevenire la cosiddetta «Permanent involuntary childlessnes», l’impossibilità di avere figli dovuta a una carente informazione sul declino della fertilità e alla mancanza di piani di welfare che rendano conciliabili lavoro e maternità. «La fecondità diminuisce con gli anni - conclude Mignini Renzini - ma ancora oggi le coppie e in parte anche i ginecologi non sono sufficientemente informati su questo tema. D’altro canto le donne che si dedicano a studio e carriera non trovano ancora in Italia un sostegno adeguato che renda conciliabili maternità e lavoro. Le politiche attuate in altri paesi dimostrano che questi problemi sono risolvibili. L’obiettivo è infatti quello fare sì che ricorrano alla procreazione assistita solo le coppie affette da problemi di sterilità e non quelle che avrebbero potuto avere figli in maniera naturale se ci avessero provato nei tempi corretti». A 25 anni il rischio di sterilità medio è del 5%, ma tende a raddoppiare ogni 5 anni. A 30 anni diventa del 10%, a 35 del 17%, a 40 del 33% e a 45 del 62%.

Donazione di gameti
        Per quanto riguarda la procreazione medicalmente assistita, l’Italia è tra i fanalini di coda per quanto riguarda la donazione di gameti anche perché non è previsto alcun rimborso per donatori di liquido seminale e donatrici di ovociti. Un rimborso che serve a compensare le spese sostenute e il tempo dedicato alla procedura di donazione, lunga e complessa soprattutto per le donatrici di ovociti. Ma che cos’è la Pma? L’eterologa con donazione di seme può consistere in una inseminazione intrauterina con il liquido seminale di un donatore oppure nell’inseminazione in vitro di un ovocita con liquido seminale proveniente da un donatore e nel successivo trasferimento dell’embrione ottenuto nell’utero della donna ricevente. La Pma con eterologa donazione di ovociti, invece, è un trattamento che prevede l’inseminazione di un ovocita proveniente da una donatrice e il trasferimento dell’embrione ottenuto nell’utero della partner femminile della coppia ricevente. Per l’inseminazione viene utilizzato il liquido seminale del partner della ricevente o quello di un donatore.

Importazione dall’estero
        Chi può donare un gamete? Per quanto riguarda le donne l’età non deve essere inferiore ai 20 anni e non superiore ai 35. Per gli uomini, invece, deve essere compresa tra i 18 e i 40 anni. Inoltre, sono esclusi dalla donazione donne e uomini che abbiano esposizione professionale ad alto rischio per tossicità riproduttiva, che abbiano effettuato e concluso trattamenti con chemioterapici o radioterapia da meno di due anni, operatrici e operatori di Centri di Pma e chi è stato a sua volta adottato o nato da donazione di gameti. «In Italia, l’assenza di una rete nazionale per la donazione ha conseguenze gravi - spiega Luca Gianaroli, vicepresidente Fondazione Pma Italia e direttore scientifico della Società Italiana Studi di Medicina della Riproduzione -, in quanto per far fronte alla domanda crescente di questo tipo di trattamenti, i Centri sono costretti a importare ovociti e spermatozoi da criobanche estere. Solo nel 2016 sono stati importati più di 6mila criocontenitori di ovociti e più di 3mila criocontenitori di liquido seminale, per una spesa stimata di circa 20 milioni di euro».

Centri autorizzati
        Inoltre dal 29 aprile potrebbe non essere più possibile importare gameti ed effettuare la fecondazione eterologa in molti dei centri italiani preposti. Per questa data è fissata l’ultima possibilità per i centri di acquisire la certificazione di conformità del CNT (Centro Nazionale Trapianti) al fine di poter accedere all’iscrizione nel compendio europeo degli IT (Istituti di Tessuti) come centro autorizzato. «La mancata autorizzazione ai centri è però dovuta spesso al mancato rispetto della tempistica prevista dalla legge nelle ispezioni da parte delle amministrazioni regionali. Una responsabilità della pubblica amministrazione non può avere conseguenze sui centri e le coppie» spiega Gianni Baldini, direttore Fondazione Pma Italia. La Fondazione ha chiesto al Ministero della Salute una proroga rispetto alla data del 29 aprile «e un’accelerazione delle opportune attività di sollecitazione alle diverse Regioni per chiudere gli iter autorizzativi in corso - conclude Baldini -. La mancata autorizzazione pregiudicherebbe in maniera importante la possibilità di effettuare le prestazioni di Pma eterologa, aggravando la situazione esistente, che già vede la persistenza di importanti flussi di “turismo procreativo”».

Fonte https://www.corriere.it/salute/19_marzo_22/italia-bambino-trenta-nasce-la-procreazione-assistita-5ed03c98-4cb0-11e9-aa51-4cb365c9ed6c.shtml

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