domenica 24 novembre 2019

Infertilità: quando dipende da lui

        Parlare di infertilità maschile continua a essere un tabù, abituati come siamo a considerare la questione solo dal punto di vista degli ovuli e della loro giovinezza. Un pudore che andrebbe superato, soprattutto dal momento che quantità e qualità dei gameti maschili sembrano essere in netto peggioramento nei paesi occidentali. Se le cause non sono facili da determinare, una maggiore consapevolezza può aiutare almeno a superare l’imbarazzo da andrologo, senza temere di sentirsi sminuiti nella propria virilità.

        L’infertilità non è un problema solo femminile, anzi! I problemi degli uomini sono in aumento nei paesi occidentali

Sfatare i miti per trovare cure più efficaci
        In passato l’infertilità veniva considerata un problema (nonché una responsabilità) squisitamente femminile. I vecchi miti sul concepimento tendevano ad attribuire all’ovulo la qualità di “materia prima” e dipingevano gli spermatozoi come agili nuotatori, il cui unico compito è arrivare al traguardo. In realtà, nonostante le teorie aristoteliche sul “soffio vitale” maschile che modella la materia inerte per far nascere la vita, la salute degli spermatozoi è altrettanto determinante e non va sottovalutata.
        Indipendentemente da possibili problemi di fertilità, un declino nel numero di spermatozoi può essere la spia di altri problemi di salute come il diabete ma l’abitudine di sottoporsi a controlli periodici, come fanno le donne con il ginecologo, incontra ancora un po’ di resistenza culturale. Qualche visita preventiva in base all’età potrebbe prevenire molti problemi che spingono a cercare l’aiuto di uno specialista. Un altro preconcetto difficile da sfatare è l’idea che la fertilità maschile sia eternamente giovane. In realtà, superati i 40 anni anche l’orologio biologico di lui comincia a ticchettare: i gameti maschili invecchiano, il che non significa solo una ridotta motilità ma anche l’accumulo di mutazioni e il conseguente rischio di aborto spontaneo.
infertilità maschile
Un rapido declino
        Nel 2017, l’équipe di Hagai Levine dell’Università Ebraica di Gerusalemme ha confrontato i risultati di 185 ricerche condotte in Europa, Stati Uniti, Australia e Nuova Zelanda, rilevando un calo piuttosto drastico nel numero degli spermatozoi: se nel 1973 la media era 99 milioni per millilitro, nel 2011 si è assestata su 47,1 milioni. Un dato non ancora allarmante, ma di certo significativo. Sebbene ai tempi dello studio non ci fossero dati sufficienti per una comparazione con gli uomini africani, asiatici e latinoamericani, secondo l’équipe cinese che ha messo al microscopio il liquido seminale dei donatori della Shandong Human Sperm Bank of China – 5210 campioni raccolti tra il 2008 e il 2014 – i risultati non sono stati più incoraggianti. Le cause di questo declino globale potrebbero essere molteplici, dall’inquinamento alle abitudini quotidiane – come la sedentarietà, il fumo, o il consumo di alcolici e cibi grassi.

Il dibattito sui cellulari
        Le aziende produttrici devono aver tirato un respiro di sollievo quando a ottobre gli esperti hanno annunciato che, per il momento, non ci sono dati sufficienti per provare in maniera incontestabile il legame tra onde elettromagnetiche e infertilità maschile. Tuttavia, come ha ricordato la Società Italiana di Andrologia (SIA), il fatto che sia stato rimandato il verdetto non equivale a una piena assoluzione. I danni biologici non sono ancora stati smentiti, così come il loro potenziale cancerogeno. Nel dubbio, è meglio continuare a seguire cinque consigli di buon senso. Limitare l’uso del cellulare nei bambini sotto i 10 anni, perdere l’abitudine di portare il telefono nella tasca anteriore dei pantaloni (che sarà tanto comodo, ma rischia di causare danni ai testicoli anche solo con il calore della batteria), non appoggiare il telefono in grembo, telefonare o navigare solo quando si è certi della potenza del segnale e non fidarsi dei prodotti che promettono di limitare l’esposizione delle onde.


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