mercoledì 15 maggio 2019

LEGAME GRASSI ALIMENTARI E MALATTIE CARDIACHE

         Una recente ricerca internazionale mette in discussione il rapporto esistente tra le malattie cardiache e le modalità di consumo dei grassi alimentari.
          Le linee guida ufficiali indicano da tempo il limitato consumo di acidi grassi saturi come un importante fattore di riduzione del rischio per la salute cardiovascolare.
         Queste riconoscono inoltre al consumo degli acidi grassi insaturi omega 3 ed omega 6 un ruolo protettivo nei confronti delle patologie coronariche. Lo studio retrospettivo in questione però apre la strada a nuove possibili interpretazioni.

          La ricerca è stata pubblicata dalla prestigiosa rivista americana Annals of Internal Medicine.
cibo-tavolaAllo studio ha preso parte un numeroso gruppo di ricercatori, provenienti dalla Università di Cambridge, dall’Harvard School of Public Health di Boston, dall’Università di Oxford, dalla School of Public Health dell’Imperial College di Londra, dal Centre for Exercise, Nutrition and Health Sciences dell’ Università di Bristol e dall’ Erasmus University Medical Center di Rotterdam.

          Il gruppo di ricerca internazionale ha analizzato e confrontato tra loro i dati di 72 distinti studi, prendendo in esame l’esperienza di oltre 600.000 partecipanti provenienti da 18 nazioni diverse.
I risultati hanno dimostrato che l’insieme dei dati raccolti in realtà non supporta del tutto le linee guida che limitano il consumo di grassi saturi per prevenire le malattie cardiache.
I ricercatori hanno anche evidenziato un sostegno insufficiente al fatto che l’elevato consumo di grassi insaturi riduca il rischio di malattia coronarica.

         Prendendo in esame i particolari sottotipi di acidi grassi, gli effetti di queste molecole sul rischio cardiovascolare sono variati all’interno della stesso ampio gruppo di molecole, mettendo in discussione le indicazioni dietetiche esistenti che si concentrano principalmente sulla quantità totale di grasso saturo o insaturo presente nell’alimento piuttosto che su i vari sottotipi di acidi grassi contenuti.
         In linea generale non è stata dimostrata un’associazione assoluta tra il rischio di malattia coronarica e la concentrazione di acidi grassi saturi nel sangue o nel cibo. I ricercatori hanno anche scoperto che i vari sottotipi di acidi grassi circolanti a lunga catena omega 3 ed omega 6 avevano diverse associazioni con rischio coronarico.

          I livelli di acido eicosapentaenoico ed acido docosaesaenoico (due tipi principali di acidi grassi polinsaturi) e di acido arachidonico (un grasso omega 6) sono stati effettivamente associabili ad un rischio coronarico basso.
         Allo stesso modo, all’interno degli acidi grassi saturi, i ricercatori hanno trovato associazioni positive deboli tra acido palmitico ed acido stearico (che si trova in gran parte in grassi di olio di palma e di animali, rispettivamente) e le malattie cardiovascolari, mentre i livelli di acido margarico (un grasso del latte) sembrerebbero in associazione ad una riduzione del rischio.

         Le malattie cardiovascolari, principalmente la patologia coronarica, rimangono la principale causa di morte e disabilità in tutto il mondo.
         Risulta quindi fondamentale disporre di adeguati piani di prevenzione. Questi risultati stimolano nuove indagini scientifiche ed incoraggiano un’attenta rivalutazione delle linee guida nutrizionali attuali.

Fonte
New evidence raises questions about the link between fatty acids and heart disease

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