venerdì 31 maggio 2019

Figli di due mamme. Ovvero, la ricerca della felicità omogenitoriale

     “La famiglia è solo quella tradizionale”, “I figli hanno bisogno di una madre e di un padre”, “Una lesbica non può avere istinto materno”. I pregiudizi verso l’omogenitorialità che vengono amplificati dalla voce della gente sono ancora tanti, troppi. Ma le famiglie composte da genitori dello stesso sesso sono sempre di più, così come cresce il numero delle battaglie combattute per concepire quei figli.

Figli di due mamme. Ovvero, la ricerca della felicità
     Tutto quello che c’è voluto. Storia di pance, semi e polvere di stelle (Aught! Edizioni, 2019), libro di Giuseppina La Delfa, racconta i tre anni tre mesi e tre giorni necessari alla nascita di Lisa Marie, la primogenita dell’autrice e di Raphaelle Hoedts. Racconta la storia di una coppia di donne che decide di avere figli, ma all’inizio non sa bene quale direzione prendere e cerca la propria bussola. Racconta il coraggio di un cammino intrapreso all’inizio del 2000, nuovo millennio fatto di speranze e prospettive anche per gli aspiranti genitori dello stesso sesso.

     Oggi Giuseppina La Delfa e sua moglie Raphaelle sono mamme di Lisa e Andrea ma, prima di raggiungere il traguardo, hanno dovuto affrontare una salita lunga tanti chilometri (anche in maniera letterale, visti i loro numerosi viaggi di “pellegrinaggio materno”) che perdere il conto è facile.

     “Dopotutto, e in sintesi, volevamo mettere al mondo un nuovo essere che sarebbe stato desiderato, accolto e amato. Da una coppia di lesbiche. Era soltanto questa piccolissima parte del progetto che si sarebbe scontrata col resto del mondo: lesbiche. Tuttavia, noi avevamo già battagliato per farci riconoscere e rispettare come coppia, avremmo fatto lo stesso per farci rispettare come madri lesbiche. Insomma, ce l’avremmo fatta”.

     Così Giuseppina parla del desiderio di liberazione e conquista suo e di sua moglie. E così inizia la storia di un viaggio intimo e pubblico fatto di incontri e di confronto con altre donne, diventate poi fondatrici dell’associazione nazionale Famiglie Arcobaleno. In Tutto quello che c’è voluto si parla di filiazione, di legami di sangue, di responsabilità e di sterilità, di procreazione assistita, dello sforzo continuo che le coppie omogenitoriali compiono affinché il proprio nido venga riconosciuto come famiglia.

     “Per anni, tutte e tutti avevano insistito a vederci come sorelle per rassicurarsi; ora, col pancione e l’assenza di un uomo, la dichiarazione a tappeto che Lisa era stata concepita grazie a un dono di gameti, con noi due che andavamo in giro a preparare la sua nascita, eravamo sempre meno sorelle e sempre più famiglia”.

     Accanto alle battaglie per affermare i propri diritti, si racconta la lotta col corpo materno che cambia e che soffre, nell’attesa e nel momento del parto.

     “Passavo tante ore in quei primi mesi distesa sul divano verde del salotto. C’era Bimbo nella pancia, la pancia nel corpo e il corpo sul divano. Come le bambole russe. Pensavo e dormivo e mi facevo coccolare. A volte mi facevo perfino paura da sola, mi chiedevo chi fosse quest’essere sconosciuto che stava crescendo dentro di me e piano piano prendeva possesso del mio corpo, del mio spirito, di qualunque mio pensiero presente e futuro”.

     Quello di Giuseppina La Delfa è un libro che lancia un messaggio, e lo fa in maniera forte e chiara: l’omogenitorialità non è un capriccio, ma un percorso ad ostacoli verso la felicità che tante persone scelgono di intraprendere in nome dell’amore.

     I figli di coppie omosessuali nascono sempre di più senza fare rumore, nonostante le difficoltà che concepirli comporta. I figli delle coppie omosessuali crescono, e bene, malgrado tutti i pregiudizi e sebbene i paletti politico-sociali da abbattere siano ancora molti.

      Giuseppina La Delfa - che nel 2018 ha pubblicato l’altro volume di memorie Peccato che non avremo mai figli (Aut Aut Edizioni) - dopo l’esperienza come fondatrice delle Famiglie Arcobaleno, è vicepresidente di Nelfa, un network europeo delle associazioni di genitori LGBT+. Questo suo secondo libro (parte di una triologia di cui si attende il terzo capitolo) non è un romanzo e non è nemmeno un saggio. È, più autenticamente, un racconto personale che parla un linguaggio universale: quello della ricerca della felicità.

Fonte https://www.huffingtonpost.it/entry/figli-di-due-mamme-ovvero-la-ricerca-della-felicita-omogenitoriale_it_5cf0bb9ae4b0e8085e379823

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