venerdì 8 agosto 2014

Nuoto neonatale

Perché iscrivere un neonato a un corso di acquaticità? Quali sono i benefici per un bambino di pochi mesi? Cosa impara il bebè al termine del corso?
A partire dai 3 mesi, subito dopo le prime vaccinazioni obbligatorie, il bebè può frequentare un corso di acquaticità neonatale. Sempre più numerose, infatti, sono le piscine che organizzano corsi di “nuoto” per bambini piccolissimi, proposti non tanto come attività sportive, ma come occasioni per migliorare il rapporto genitori – figli, rieducando il piccolo a un elemento, l’acqua, in cui ha vissuto per nove mesi.
Perché un bambino di pochi mesi dovrebbe frequentare un corso di acquaticità? Quali sono i benefici per lui? Cosa impara?
Lo abbiamo chiesto a Maximiliano Pendenza, responsabile delle attività acquatiche delle piscine Europaradise, Olimpia e Laurentum Center di Pomezia (Roma).

A che età può iniziare un bambino a frequentare un corso di acquaticità neonatale?
Su consiglio della Federazione e dei pediatri, noi ammettiamo a nostri corsi di acquaticità i bimbi che abbiano eseguito le prime vaccinazioni obbligatorie. Quindi, intorno ai 3 mesi di vita.

In cosa consistono i corsi?
Si tratta di lezioni frequentate da un massimo di 14 bambini accompagnati dai genitori durante le quale i piccoli vengono rieducati all’elemento acqua attraverso una serie di attività ludiche che portano il bimbo a trovarsi nuovamente a suo agio in un contesto diverso da quello della terra ferma cui è abituato. Non si tratta, quindi, di lezioni di nuoto in senso stretto. Al bambino non viene insegnata una tecnica per imparare a galleggiare, immergersi o nuotare. Ma viene stimolato a provare un’esperienza nuova attraverso la quale migliorare il proprio rapporto con la mamma o il papà.

Quali sono i benefici per il bambino?
I benefici sono innumerevoli, sia dal punto di vista fisico sia dal punto di vista emotivo. Fisicamente il piccolo viene spinto, sempre senza forzature, a eseguire esercizi che difficilmente potrebbe compiere fuori dall’acqua: esercizi di allungamento, prese, posizioni che l’acqua facilita….
Dal punto di vista psicologico, genitori e bambino imparano, attraverso l’acqua, a conoscersi meglio, a conoscere le proprie paure, ad affrontarle. Mamma e papà hanno la possibilità di comprendere cosa significhi rispetto del bambino a 360°, laddove per rispetto si intende proprio il suo peculiare carattere, le sue attitudini, i suoi limiti.
Durante i corsi di acquaticità, i bambini non vengono mai spinti aldilà dei loro limiti specifici. Ma accompagnati in un percorso che li porta, alla fine, a superarli senza traumi. Spesso anche attraverso il confronto con gli altri bimbi.

Che ruolo ha la socialità all’interno di questi corsi?
Premesso che non è l’obiettivo finale, è indubbio che il nuoto neonatale aiuti i bambini a socializzare tra loro. Durante le nostre lezioni, per esempio, vengono organizzati momenti ad hoc, chiamati ricreazione, durante i quali i bimbi si toccano, interagiscono tra loro, si studiano. Ai genitori chiediamo di imparare i nomi degli altri bambini in modo che i gruppi siano coesi, scattiamo foto che poi vengono regalate a fine anno… Sono tutti elementi che consentono al bebè di confrontarsi con gli altri. Di uscire dal suo microcosmo.

Qual è la posizione della Federazione Italiana Nuoto nei confronti dell’acquaticità neonatale?
Sebbene questa non sia ancora considerata una specialità (al pari dei tuffi o del nuoto sincronizzato), la Federazione attribuisce grande valore e importanza alla formazione degli istruttori con sessioni specifiche dedicate alle attività neonatali. www.bambinopoli.it

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