La mancanza di ovociti donati è uno dei problemi
principali della medicina riproduttiva dell’Italia. Nel 2014 il governo
italiano ha legalizzato l’utilizzo di ovuli donati per l’attuazione della
FIVET. In seguito a questa decisione aspettata da migliaia di coppie è sorto il
problema di mancanza del materiale donato. Da allora la situazione non è
cambiata in meglio. Migliaia famiglie infertili italiane non possono ricorrere
ai servizi riproduttivi in patria neanche adesso. La legge permette di farlo
però c’è poco senso in questa legge se le coppie continuano a cercare aiuto
all’estero.
La donazione di ovuli è una pratica volontaria in Italia
quindi non viene retribuita. È vietato dare i soldi ai donatori per il loro
materiale biologico. Secondo gli esperti è questo il motivo principale per cui
sono pochissime le ragazze che sono disposte a rischiare la loro salute per le
persone estranee a titolo gratuito.
Nel frattempo le liste d’attesa per i programmi PMA sono
sempre piu’ lunghe. La gente è costretta ad aspettare per anni prima che ci sia
un’opportunità di usare gli ovuli donati in patria. Ad esempio in Emilia
Romagna, una delle regioni piu’ grandi d’Italia, le file sono le piu’ lunghe.
Secondo le stime solo a Reggio Emilia a ottobre di quest’anno 63 coppie si sono
rivolte ai centri di medicina riproduttiva per effettuare un programma di
ovodonazione. In tutta la regione sono approssimativamente 700 le coppie che
sono in attesa. Solo pochi riescono ad avere il materiale biologico così
richiesto.
Quindi risulta che la procedura di ovodonazione,
autorizzata dalla legge italiana, non ha portato i frutti desiderati alle
famiglie infertili italiane. Gli italiani continuano a cercare le varianti
migliori all’estero.
L’Ucraina è diventata una destinazione molto gettonata
fra gli italiani infertili per tali servizi. Ogni anno sono sempre piu’
numerose le coppie italiane che si dirigono in Ucraina per poter usufruire
degli unici vantaggi che offrono le cliniche. Così il noto centro di medicina
riproduttiva ucraino BioTexCom ogni mese accoglie 40 coppie che vengono nella
capitale ucraina per effettuare un programma di ovodonazione e poter scegliere
da soli chi dona il materiale genetico da un’ampia banca donatori (per
ulteriori informazioni http://www.uteroinaffitto.com/servizicosti/). I donatori
vengono selezionati dalla clinica e ottengono una retribuzione per il loro
materiale biologico donato.
Per una grave carenza di gameti femminili abbinata ad
un’alta richiesta interna, le cliniche italiane sono costrette a comprarli
negli altri paesi, ad esempio in Ucraina. Però purtroppo gli ovuli importati
non sempre aiutano ad avere il risultato desiderato nel programma in patria.
Gli ovuli della classe piu’ alta (1, A) sono molto costosi. Inoltre bisogna
pagare il trasporto da un paese all’altro. Per cui le cliniche spesso per
risparmiare comprano gli ovuli di bassa qualità. Vanno ancora bene gli ovociti
della classe 2 (B) perché sono della qualità accettabile. Però esistono ancora
le classi 3 (C) e 4 (D). Ricorrendo al materiale biologico di questà qualità i
dottori difficilmente riescono ad avere una gravidanza di successo.
Il problema della mancanza dei gameti femminili donati e
dello sperma che occorrono per una fecondazione in vitro riguarda molte ragioni
italiane. Per ora la maggior parte dei cittadini riscontrando il problema di
infertilità decidono di non tentare la sorte in patria aspettando anni e si
recano nei paesi dove l’attuazione di tali procedure è organizzata in modo
migliore. Questa tendenza si osserva nonostante il fatto che molti italiani
sarebbero felici se potessero restare in casa per avere il servizio medico
decente.
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