giovedì 31 agosto 2017

IL CERVELLO DEI NEONATI CRESCE MOLTO VELOCEMENTE

      L’analisi è stata condotta da un’equipe di scienziati delle università della California e delle Hawaii e della Scuola di Medicina di San Diego.
      L’utilizzo di una nuova tecnica di ricerca, basata una forma di risonanza magnetica – detta MRI, Magnetic Resonance Imaging – che non produce radiazioni, ha reso possibile raccogliere dati accurati e immagini di alta qualità direttamente sui neonati, senza ricorrere ad analisi post-mortem o basate sulla sola misurazione della circonferenza del cranio.
51176110_xxl      La possibilità di monitorare con questo grado di precisione la crescita cerebrale, già durante i primissimi mesi di vita, apre un vasto panorama alla ricerca medica e permette un’indagine approfondita sull’importanza e lo sviluppo delle varie aree del cervello.

      L’analisi dei dati raccolti, infatti, evidenzia come la crescita sia imputabile in primo luogo a determinate aree cerebrali – come quelle legate allo sviluppo delle capacità motorie – mentre altre zone sono soggette a una crescita meno veloce.
      Questo osservazione consentirebbe di attribuire ad alcune funzioni dell’organo, come quella legata alla memoria a lungo termine, una minore importanza in questa precocissima fase di vita rispetto ad altre funzioni del cervello.
      I dati raccolti hanno permesso, inoltre, di evidenziare come lo sviluppo cerebrale sia più rapido nei maschi rispetto alle coetanee di sesso opposto.

      La ricerca, infine, svela delle differenze nella traiettoria di sviluppo tra i bimbi prematuri e gli altri neonati: a parità di età, il cervello dei prematuri è più piccolo.
Questo gap non viene colmato neanche dall’accrescimento accelerato che caratterizza lo sviluppo cerebrale dei bambini nati prima del tempo.
      La ricerca in esame rappresenta l’importante punto di partenza per conoscere meglio il funzionamento del cervello. La completa comprensione della crescita normale, infatti, permette di diagnosticare precocemente – fino, appunto, dai primi mesi di vita – eventuali disturbi nella crescita e nello sviluppo cerebrale.

      Questo studio, quindi, rappresenta il primo e importante passo nella comprensione del cervello e delle sue patologie.
       Ancora pressoché inesplorate, inoltre, sono le conseguenze effettive sullo sviluppo neonatale del cervello provocate dall’assunzione di sostanze stupefacenti o alcolici durante la gravidanza.


 Fonte
- Structural Growth Trajectories and Rates of Change in the First 3 Months of Infant Brain Development

I benefici del magnesio in gravidanza

       La carenza di magnesio si manifesta in tanti modi ma specialmente con tremori, crampi, irritabilità e stanchezza. Si tratta di sintomi che spesso fanno pensare a patologie gravi e che invece nascono da una “semplice “ mancanza di minerali importanti

       Anche se non si è normalmente carenti, questa condizione può verificarsi per la prima volta  in gravidanza quando il fabbisogno di sali minerali aumenta per sostenere la  nuova vita che sta crescendo.

       In gravidanza in particolare la carenza di magnesio può determinare oltre ai fastidiosissimi crampi alle gambe, anche contrazioni uterine che tanto spaventano le mamme.

       Tutti questi sintomi vanno sempre riferiti al medico che provvederà a fare la diagnosi e prescrivere la cura. Quello che possiamo fare noi n prima persona è prevenire le carenze per vivere  meglio e con più tranquillità la gravidanza. La prevenzione infatti, come spesso accade, si fa a tavola.

L’importanza di alimentarsi correttamente in gravidanza
       La gravidanza è un periodo nella vita di una donna che va fortemente a sollecitare il suo fisico. Il corpo deve adattarsi alla nuova condizione in continua evoluzione e contemporaneamente necessita  di più energia e principi nutritivi per poter sostenere la nuova vita che sta crescendo.

       Non serve mangiare molto più del solito e questo va ben sottolineato: secondo l’OMS basta aumentare l’apporto nutrizionale giornaliero di 200-300 kcal che tutto sommato è poco.

       Al contempo però bisogna iniziare a mangiare meglio. E’ importante introdurre il giusto equilibrio di nutrienti :  carboidrati, grassi e proteine.  Attenzione anche al corretto apporto di vitamine e sali minerali. Molte donne sono portate ad assumere integratori magari in modo autonomo, senza interpellare il medico, caricando l’organismo di sostanze di cui magari non ha bisogno.

Una alimentazione equilibrata non ha bisogno  di  chissà quali integrazioni a meno di carenze particolari. L’unico integratore che viene sempre  raccomandato  a tutte le donne in dolce attesa  è l’acido folico.

       Tutte le altre vitamine e sali minerali che in genere si trovano nei i complessi multivitaminici che si acquistano  in farmacia, sono contenuti naturalmente nei cibi che portiamo in tavola. Se si segue una alimentazione bilanciata, come la classica dieta mediterranea fatta di frutta, verdura, pesce (ad eccezione di quelli in cui si accumulano alti livelli di mercurio) e olio oliva come principale fonte di grassi, assicuriamo al nostro corpo tutti i principali principi nutritivi che ci assicurano benessere in gravidanza.


Può capitare di essere carenti  anche alimentandosi correttamente? Si!

11205056_m       Questo può accadere perché  i cibi che si portano in tavola sono sempre più privi di sali minerali a causa dei terreni impoveriti in cui frutta e verdura vengono coltivati.

       Integrare il magnesio con l’acqua
La carenza di magnesio si manifesta con stanchezza, irritabilità crampi,  perdita di appetito, malessere generale, disturbi del sonno, emicranie, difficoltà di concentrazione e alterazioni psichiche. Ovviamente visto che questi sintomi sono comuni anche ad altre problematiche,  è  sempre ben riferire al medico per una diagnosi corretta.

Una volta accertata la carenza di Mg  bisogna integrare.

IT_Donat-Mg-1L-PET_bottiglia       Esistono integratori in commercio ma perché non scegliere la via più naturale ed efficace?

       Il miglior modo per introdurre magnesio nell’organismo è attraverso l’acqua  in cui i minerali si trovano nella loro forma più naturale  e possono essere immediatamente assorbiti nell’organismo.

       Non dimentichiamoci inoltre che l’acqua è importantissima in gravidanza per garantire il benessere della mamma e del bambino che porta in grembo: l’acqua è necessaria per formare il liquido amniotico, per aumentare il volume del sangue in circolo, per idratare e alleviare alcun fastidi della gravidanza come l’ipotensione.

       Ci sono acque particolarmente ricche di magnesio a causa della sorgente in cui sgorgano, una di queste è l’acqua Donat Mg.

       L’acqua Donat Mg è naturalmente ricca di Magnesio,  contiene infatti circa 1000 mg di questo minerale in 1 litro e pertanto bastano3-4 dl al giorno per soddisfare il fabbisogno giornaliero di un adulto.

       Sgorga dalle terme di  Rogaška Slatina e d è da secoli nota per le sue proprietà terapeutiche. Donat Mg viene infatti regolarmente usata nel centro medico di eccellenza delle Terme di Rogaška Slatina  specializzato nella prevenzione, cura e riabilitazione dei disturbi gastrointestinali e metabolici.

       Donat MG non solo presenta cuna concentrazione unica di Magnesio  ma contiene anche Calcio,   solfati e carbonati nelle seguenti quantità: (Analisi realizzata il 19 marzo 2013 presso ZZV Maribor):

  • Magnesio (Mg2+) 1000 mg/l
  • Calcio (Ca2+) 380 mg/l
  • Idrogenocarbonato (HCO3-) 7800 mg/l
  • Solfati (SO42-) 2100 mg/l

       In questo modo assieme a una alimentazione bilanciata l’acqua va a rafforzare e consolidare lo stato di benessere di chi la assume e in particolar modo della donne in gravidanza che sono spesso carenti di  minerali come il Magnesio.

Fonte https://www.periodofertile.it/gravidanza/unacqua-da-bere-in-gravidanza-donat-mg

MINACCIA DI PARTO PRETERMINE, DI CHE SI TRATTA?

Sintomi:
  • Contrazioni uterine ritmiche con o senza dolore, resistenti al riposo;
  • Malessere generale: lombalgia, pressione sovrapubica, crampi intestinali, diarrea.

Segni:
  • Riscontro di attività contrattile regolare prima della 37°sett. con palpazione addominale o tocografia;
  • Modificazioni a carico del collo uterino: posizione, lunghezza e dilatazione (cervicometria);
  • Lieve perdita ematica;
  • Aumento di perdite vaginali;
  • Segni di cistite o vaginite.
       Nonostante i progressi della medicina e delle tecniche assistenziali, negli ultimi 50 anni il tasso di incidenza del parto pretermine non si è modificato e si attesta tra il 4% e il 16%.
       Il parto pretermine rappresenta la maggior causa di mortalità e morbilità neonatale; nel 70-80% dei casi l’insorgenza è spontanea.

Il 50% dei parti pretermine è associato a fattori di rischio quali:
  • Precedente parto pretermine
  • Ipertensione, patologie renali, diabete mellito
  • Anomalie anatomiche materne e fetali
  • Perdite ematiche in gravidanza
  • Infezioni del tratto urinario e dell’apparato genitale
  • Gravidanza multipla
  • Polidramnios e disturbi della placentazione
  • Abuso di sostanze stupefacenti e fumo
  • Situazioni di disagio sociale

Il restante 50% delle donne non ha apparenti fattori di rischio associati.

       Nel caso in cui si sospettino i sintomi di una minaccia di parto pretermine è bene rivolgersi ad un centro ospedaliero per la valutazione del quadro clinico e la messa in opera di misure assistenziali volte a ridurre il rischio di parto pretermine.
parto-prematuro@       Nel caso di grave MPP in un epoca di gestazione inferiore alle 34 settimane è prassi durante l’ospedalizzazione la somministrazione di cortisonici per favorire la produzione del surfactante, una sostanza presente negli alveoli polmonari importante per la respirazione alla nascita (maturazione dello sviluppo polmonare fetale).
       Fino a qualche anno fa l’incidenza di mortalità neonatale a seguito di nascita pretermine era molto alta, ma oggi, grazie alla pratica di terapie intensive neonatali, il rischio si è abbassato notevolmente tanto che il 50% dei bambini nati prima della 24a settimana sopravvive raggiungendo elevate aspettative di sopravvivenza sin dalla 27a/28a settimana.

       Il peso alla nascita rappresenta, insieme all’epoca gestazionale, uno dei fattori che maggiormente influenzano il tasso di sopravvivenza del bambino nato prematuramente. I dati dimostrano che i neonati di peso superiore ai 700g sopravvivono nell’80% dei casi.
       Questi dati rivelano la capacità di sopravvivenza neonatale, ma è comunque indispensabile informare che una nascita prematura può comportare danni irreversibili ad organi ed apparati, deficit mentali e fisici permanenti o malattie croniche a carico dei polmoni.

Il latte materno come antibiotico? Nuove scoperte che danno speranza

latte materno combatte i batteri      Nei prossimi  anni avremo bisogno di 10 nuovi antibiotici al decennio per evitare rischi di crisi sanitaria globale. Per questo motivo un gruppo di chimici della Vanderbilt University, negli Usa, ha provato a indagare le protezioni della miscela di latte materno verso le infezioni che colpiscono i neonati.
     In modo particolare gli scienziati si sono concentrati su alcuni carboidrati presenti nel corpo umano. Lo studio, pubblicato su Infectious Diseases, ha preso in considerazione lo streptococco B, un batterio che troviamo nella flora gastrointestinale e nella mucosa vaginale femminile. Esso può venire trasmesso al piccolo durante il parto e causare:
  • meningite
  • polmonite
     I ricercatori hanno indagato gli oligosaccaridi (classe di zuccheri e carboidrati), molecole meno studiate perché più difficili da analizzare:
  • gli oligosaccaridi sono stati isolati da 5 campioni di latte materno
  • sono poi stati analizzati con lo spettrometro di massa per catalogarli in base alle caratteristiche
  • sono stati messi in contatto con altre culture di streptococco B
     I risultati hanno evidenziato che gli oligosaccaridi
  • avevano quasi completamente ucciso l’intera colonia batterica in un caso,
  • in un altro gli zuccheri erano moderatamente efficaci,
  • negli altri tre l’attività sui batteri era ridotta.
     Un’altra ricerca attualmente in corso sta invece esaminando l’attività degli zuccheri presenti in una trentina di campioni di latte umano.
  • in 2 casi i composti hanno ucciso i batteri 
  • in 4 casi i composti hanno agito sulla pellicola biofilm senza uccidere i batteri ( i batteri rimanevano però più indifesi favorendo l’azione di altri antinfettivi)
  • in altri 2 casi i batteri sono stati uccisi senza rompere il biofilm
     Si tratta di meccanismi d’azione uno-due da tenere in considerazione per cercare nuovi farmaci contro le infezioni.
     Inoltre essi sembrano funzonare anche su agenti patogeni del gruppo ESKAPE:
  • Enterococcus faecium,
  • Staphylococcus aureus,
  • Klebsiella pneumoniae,
  • Acinetobacter baumannii,
  • Pseudomonas aeruginosa e
  • Enterobacte

Esami da fare in gravidanza mese per mese

Esami in gravidanza

     Le Linee Guida della Gravidanza Fisiologica riportano l’Agenda della gravidanza. In questa agenda sono appuntate tutte le analisi che normalmente una donna in gravidanza deve effettuare in ogni trimestre.

Esami da fare in gravidanza

esami gratuiti in gravidanza     Gravidanza primo trimestre, prima visita in gravidanza. Il primo incontro con l’ostetrica ed il ginecologo dovrebbe avvenire entro le 10 settimane di gravidanza per consentire una buona informazione alla donna e pianificare insieme a lei il percorso da seguire.

     Durante la prima visita, l’ostetrica provvederà a misurare l’indice di massa corporea, il peso e la pressione arteriosa. Il medico prescriverà degli esami del sangue in gravidanza per valutare il gruppo sanguigno, lo status RH(D), l’emocromo, la glicemia basale e la presenza di infezioni da HIV, Rosolia, Sifilide e Toxoplasmosi. Verranno richieste delle analisi delle urine con urinocoltura. Se la donna non ha eseguito un pap test nei tre anni precedenti dovrà essere eseguito in gravidanza.

Gravidanza mese per mese

     Primo trimestre di gravidanza. La donna dovrebbe essere informata che tra la 11° e a 13° settimana + 6 giorni è possibile eseguire un test di screening per la sindrome di Down ed altre malattie cromosomiche. Questo test consiste in un prelievo associato ad un esame che prende il nome di  Translucenza nucale. Si tratta di un esame poco invasivo, che può essere eseguito durante la prima ecografia. Il ginecologo, valuta lo spessore della plica nucale e stabilisce se la misurazione è rassicurante o se devono essere eseguiti altri esami.

esami da fare in gravidanza mese per mese     Secondo trimestre di gravidanza (da 13 a 27+6 settimane): durante questo periodo devono essere ripetuti gli esami del sangue e l’esame urine con urinocoltura. L’ostetrica riprenderà il peso corporeo e misurerà la pressione arteriosa. Le donne con fattori di rischio (precedente gravidanza con diabete gestazionale, IMC > 25/30, familiarità per diabete…) dovranno eseguire un test da carico del glucosio (OGTT 75gr). Tra la 19° e la 21° settimana, il ginecologo eseguirà un indagine ecografica per valutare la presenza di eventuali anomalie fetali (ecografia morfologica).

     Terzo trimestre di gravidanza (da 28 settimane al termine): in questo periodo verranno ripetuti gli esami del sangue (emocromo, toxo test, test per HIV e HBV, sifilide), la misurazione del peso e della pressione arteriosa. Tra la 35° e la 37° settimana è utile eseguire un tampone vagino-rettale per la ricerca di una eventuale infezione da Steptococco Beta emolitico.

      Il ginecologo richiederà un nuovo esame urine con uricoltura. Infine per la valutazione del benessere fetale, per avere notizie sulla presentazione, sulla quantità del liquido amniotico e per pianificare le modalità del parto verrà eseguito un ulteriore esame ecografico (ecografia terzo trimeste).

Fonte http://www.passionemamma.it/2017/08/esami-da-fare-in-gravidanza-mese-per-mese/

mercoledì 30 agosto 2017

NAUSEA IN GRAVIDANZA E HELICOBACTER PYLORI

       L’equipe ha condotto un’analisi approfondita sulla letteratura di settore, cercando di individuare le possibili correlazioni tra l’insorgere delle nausee e la presenza di particolari batteri.
Lo studio sistematico dei dati disponibili ha portato a dei risultati molto interessanti, pubblicati sul        World Journal of Gastroenterology. Secondo quanto dedotto dai ricercatori coinvolti, a causare le nausee è un ben noto batterio: helicobacter pylori, conosciuto in ambito medico per essere responsabile di malattie gastriche quali l’ulcera.

       Già da tempo era chiaro nella comunità scientifica che gli effetti dell’helicobacter pylori andavano ben oltre le sole malattie gastriche, impattando anche sull’apparato cardiocircolatorio (oltre a scatenare malattie autoimmuni e diabete), ma non era mai stato messo in evidenza il legame con tutta una serie di patologie che possono insorgere durante la gravidanza.
nausea @       L’equipe che ha seguito la ricerca è riuscita a stabilire scientificamente delle relazioni anche con altri disturbi, quali la carenza di ferro (tipica in gravidanza), le malformazioni fetali, l’arresto nella crescita del feto e si ipotizza (senza per ora poterlo provare) che la presenza dell’helicobacter possa in qualche modo essere in relazione anche con il verificarsi di parto prematuro, l’insorgere del diabete mellito gestazionale e la colestasi.
       Uno dei modi in cui l’ helicobacter pylori agisce è quello di sottrarre vitamina B12 e ferro, causando l’anemia o, nei casi più gravi, comportare malformazioni a livello del tubo neurale fetale, provocando la spina bifida.

       L’infezione può causare altri danni gravi, ad esempio si è scoperto che i suoi anticorpi reagiscono con gli antigeni del tessuto placentare, provocando aborti spontanei.
       Questi dati, a primo impatto allarmanti, hanno delle ricadute positive in ambito medico: se fino ad ora molti eventi erano inspiegabili e quindi non curabili con delle terapie, avendone individuato la causa scatenante è possibile anche prevedere delle modalità terapeutiche.
       L’infezione da Helycobacter pylori, infatti, è curabile e una diagnosi precoce può evitare una serie di complicanze in gravidanza grazie a un semplice vaccino.


Fonte World Journal of Gastroenterology – Helicobacter pylori and pregnancy-related disorders 

Alessandra Amoroso, la cantante è pronta per diventare mamma


     La popolare cantante italiana Alessandra Amoroso, lanciata dal celebre talent show di “Amici di Maria De Filippi”, dopo aver compiuto pochi giorni fa il suo trentunesimo compleanno e aver dichiarato che nonostante l’avanzare degli anni vuole rimanere dentro sempre come una bambina, potrebbe ora pensare a diventare genitore, insieme al compagno Stefano Settepani.
Картинки по запросу Alessandra Amoroso     Stando ad alcune indiscrezioni pubblicate dal celebre settimanale di gossip “Diva e Donna“, la cantante di “Amici” avrebbe rilasciato una dichiarazione in cui afferma di sentirsi ormai pronta per diventare mamma e coronare quindi un sogno che aveva da tempo, che potrebbe realizzarsi proprio nel 2018.

     Alessandra ha voluto passare buona parte delle sue vacanze nella sua terra d’origine, in Puglia, insieme alla sua famiglia e al suo fidanzato Stefano, produttore esecutivo del talent show “Amici”. Momenti di svago e relax in cui – stando alle indiscrezioni rivelate da Diva e Donna – la Amoroso si è dedicata anche alla nipotina Andrea di pochi mesi.
     Tempo fa la cantante aveva dichiarato di voler avere un bambino, ma in quel particolare momento della sua vita, piena di impegni lavorativi, era impossibile poter ritagliare il giusto tempo per un bambino. Ma per lei sembra che ora le cose siano cambiate, e che nei prossimi mesi ci potrebbe essere più spazio nella sua vita per portare a termine questo meraviglioso progetto di vita.

      La Amoroso convive da due anni con il produttore Stefano Settepani, ma non sembra che nelle loro priorità ci sia anche quella del matrimonio. Dunque sembra proprio che Alessandra abbia fatto della sua celebre canzone “Vivere a colori” il suo personale motto di vita, tale da collezionare e raggiungere sempre più importanti traguardi, tra i quali ci sarà presto anche quello dell’arrivo di una maternità e chissà se prima di questo momento la cantante non deciderà anche di indossare l’abito bianco.

Fonte http://news.fidelityhouse.eu/gossip/alessandra-amoroso-la-cantante-e-pronta-per-diventare-mamma-294718.html#RUtPMQt8R2hQxhyp.99

PERCHÉ USARE I PANNOLINI LAVABILI

        Un tempo, quando non esistevano pannolini monouso, poteva essere scomodo: la stoffa restava macchiata e di conseguenza poco igienica, le allacciature erano precarie e quindi spesso i bambini si bagnavano e la lavatrice era un bene di lusso, quindi le mamme passavano le giornate ad organizzare quando e dove lavare e stendere i ciripà.
        Ora, fortunatamente, per chi sceglie l’opzione ecologica (ma non solo) la vita è più semplice: basta un pochino di tempo per abituarsi, come per qualsiasi cosa. Ed in più i motivi per abbandonare la strada più battuta dei pannolini di plastica e cellulosa, sono svariati

        Confrontando i due tipi di pannolino si scopre che, per produrre quelli monouso si spreca il 3.5 di energia in più, si genera una quantità di rifiuti 60 volte superiore e si utilizza 8 volte tanto la quantità di materiali non riutilizzabili.
In più, spesso, con la scusa che i nuovi pannolini sono super super assorbenti, si lasciano bagnati addosso ai bebè per svariate ore, come se l’unico problema fosse non bagnare il vestitino… Ciò può provocare irritazioni dovute alle sostanze tossiche contenute in molti pannolini.

pannolino lavabile        Non a caso negli ultimi anni la percentuale di culetti arrossati è aumentata spaventosamente dal 7% al 60%!
        Tra l’altro i bambini del giorno d’oggi, abbandonano sempre più tardi l’uso del pannolino perchè, non sentendosi mai bagnaticci, non ci pensano nemmeno a fare la fatica di imparare a correre da mamma urlando: “mi scappa la pipì!”, obiettivo che invece si raggiunge dopo i 2 anni d’età, utilizzando i pannolini lavabili.

        Il bello dei pannolini di stoffa è anche che, una volta affrontata la prima spesa, si possono utilizzare anche per i fratellini più piccoli o prestare, come è successo a me. Spesso sono regolabili e quindi una misura è utilizzabile per più mesi e sono pure colorati!

Che dire… non ci sono più scuse!
        Si è calcolato che sarebbe meno dispendioso donare alle famiglie pannolini lavabili e offrire loro l’uso di servizi gratuiti per lavarli, piuttosto che affrontare la spesa di smaltimento di tutti i miliardi di pannolini sporchi prodotti…

Gravidanza, l’aspirina può aiutare a prevenire la gestosi

Gravidanza, l’aspirina può aiutare a prevenire la gestosi     Questa malattia, nota anche come gestosi, è tra le maggiori cause di mortalità e di patologia materna e colpisce fino al 5% delle donne in gravidanza in tutto il mondo. A dirlo è uno studio internazionale pubblicato sulla rivista scientifica New England Journal of Medicine, al quale il Policlinico di Milano ha contribuito come unico centro italiano. Lo studio è stato guidato da Kypros Nicolaides, specialista del King’s College di Londra, e ha analizzato quasi 1.800 donne con un alto rischio di pre-eclampsia (selezionate da un bacino di quasi 27mila pazienti). Questa patologia è potenzialmente pericolosa sia per la mamma sia per il feto: compare in modo improvviso, generalmente dopo la 20esima settimana di gravidanza, e le sue cause non sono ancora completamente note.

I RISCHI VANNO DAL PARTO PREMATURO ALLA MORTE

Nella pre-eclampsia la placenta funziona male, e questo porta a serie conseguenze sia per la circolazione sanguigna della mamma sia per quella del feto, che soffre perché non riceve più in modo ottimale l’ossigeno e i nutrienti di cui ha bisogno. Se non trattata, questa malattia può avere conseguenze anche gravi, comprese la nascita prematura, ritardi o arresto della crescita del feto, fino al rischio di morte per la madre e il bimbo. “L’unica terapia, di fatto, è il parto- spiega Luigi Fedele, direttore del dipartimento Donna, bambino e neonato del Policlinico di Milano- perché con l’espulsione della placenta vengono a mancare le condizioni che causano la patologia. Quando questo avviene in epoca di prematurità, prima della 37esima settimana di gestazione, le complicanze materno-fetali possono essere drammatiche”. Anche per questo i ricercatori sono da tempo concentrati sul trovare una soluzione che prevenga la pre-eclampsia, o che perlomeno ne riduca di molto i rischi.

OBESITA’, DIABETE ED ETA’ TRA I FATTORI CHE PREDISPONGONO ALLA GESTOSI

Esistono vari fattori che predispongono una donna allo sviluppo della pre-eclampsia, come l’età, il diabete, l’obesità, o malattie autoimmuni. “Grazie ad un test eseguibile intorno alla 12esima settimana di gestazione e che permette di combinare questi fattori tra di loro- commenta Nicola Persico, responsabile della Chirurgia Fetale del Policlinico di Milano e coordinatore dello studio per l’Italia- aggiungendo parametri rilevabili mediante l’ecografia ostetrica e dosaggi biochimici sul sangue materno, è possibile identificare già nel primo trimestre di gravidanza circa il 75% delle gravidanze che svilupperanno la pre-eclampsia. E’ proprio in questi casi che la prevenzione gioca un ruolo determinante”.

LO STUDIO: L’ASPIRINA HA RIDOTTO DEL 62% I PARTI PRE TERMINE

Nello studio appena pubblicato, le donne con alto rischio di pre-eclampsia pre-termine sono state divise in due gruppi: ad uno è stato dato un placebo, mentre all’altro una dose di aspirina pari a 150 mg (leggermente superiore a quella che si usa per la prevenzione delle patologie cardiovascolari). I risultati confermano che l’aspirina ha un effetto protettivo sullo sviluppo delle forme di pre-eclampsia che richiedono l’espletamento di un parto pre-termine: nel gruppo di donne che assumeva aspirina, infatti, solo 13 hanno dovuto partorire prima della 37esima settimana (contro le 35 del gruppo placebo: una riduzione del 62%), mentre solo tre donne con una pre-eclampsia più grave e che assumevano aspirina hanno partorito prima della 34esima settimana (contro le 15 del gruppo placebo: una riduzione dell’80%). Complessivamente, il rischio di parto prematuro si è più che dimezzato. “Questi risultati- conclude Persico- sono per noi molto importanti e cambieranno la pratica clinica nella prevenzione dei disturbi ipertensivi in gravidanza, che rappresentano una causa importante di mortalità e morbidità materna e perinatale”.

Fonte http://www.agoramagazine.it/index.phpoption=com_k2&view=item&id=19640:gravidanza-l-aspirina-puo-aiutare-a-prevenire-la-gestosi&Itemid=628

martedì 29 agosto 2017

Per avere figli più intelligenti mangiate tanta frutta in gravidanza

       Nei loro test hanno è stato mostrato un bimbo di 1 anno la cui mamma in gravidanza ha consumato molta frutta, dalle banane alle bacche che aveva risultati molto alti nelle prove cognitive.

       Invece, la dieta dei piccini non influenza i risultati dei test.

Ecco come si è svolto lo studio:
    frutta e bambini
  • sono stati considerati 808 bambini
  • l’età era di 12 mesi
  • le mamme hanno partecipato a un vasto studio durante la gravidanza in cui hanno reso conto della loro routine quotidiana
       Poi hanno comparato i risultati che guardavano a:
  • memoria
  • capacità di apprendimento
con il quantitativo di frutta in generale consumata dalle mamme in gravidanza.
       Per ogni porzione di frutta consumata i risultati dei bambini erano del 2,38% in più. Il quantitativo di calorie, omega 3 e altri aspetti della gravidanza non facevano alcuna differenza nei risultati.
I ricercatori hanno escluso elementi come:
  • classe sociale
  • educazione
  • se i bambini fossero stati allattati al seno o meno
       I risultati suggeriscono la presenza di un percorso adenilato monofosfato che regola le proteine e la chimica del corpo, come le cellule si legano tra loro e le varie funzioni del cervello inclusa la corteccia prefrontale responsabile per i pensieri di ordine superiore.
       Questo percorso, stando ai risultati dello studio, dovrebbe essere particolarmente suscettibile ai benefici della frutta durante la gestazione.
Unimamme e voi cosa ne pensate dei risultati di questo studio?
Fonte http://www.universomamma.it/figli-piu-intelligenti-bisogna-mangiare-tanta-frutta-gravidanza/

DUBBI E PAURE PRIMA DI RICEVERE LA DONAZIONE DI OVOCITI

Mi somiglierà mio figlio?

     Sicuramente non c’è modo di garantire a chi somiglierà un figlio, ma neanche quando è concepito da una coppia, in maniera naturale. Quando si seleziona la donatrice si cerca sempre la rassomiglianza fisica tra la donatrice e la ricevente, però non bisogna dimenticare che non si conoscono ancora i meccanismi che fanno sì che alcuni geni si esprimano ed altri no.

     Per questo, anche se la donatrice assomiglia tantissimo alla ricevente; è possibile che si esprimano maggiormente i geni del marito o magari quelli  di un familiare della donatrice, a cui, per esempio, la stessa donatrice non somiglia per niente; tutto ciò è valido anche se il bambino fosse frutto dell’unione genetica della stessa coppia.

Mio figlio non porterà i miei geni

Картинки по запросу dubbi donna
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     Anche se è vero che il bambino erediterà i cromosomi della donatrice, è ormai certo  che durante la gravidanza si producono scambi  di materia genetica tra madre e figlio e che l’ambiente in cui si sviluppa la gravidanza può interferire sul modo  in cui si esprimono determinati geni (fenomeno conosciuto come epigenetica ).

     Per questo sappiamo che quando trasferiamo un embrione ad una paziente, il bambino che nascerà sarà sempre diverso da quello che sarebbe nato se lo stesso embrione sarebbe stato impiantato ad una donna diversa.

Lo sentirò come mio figlio?

     La gravidanza è un periodo in cui si creano vincoli importantissimi tra madre e figlio. Tutte le pazienti hanno delle incertezze prima d’iniziare un trattamento, è normale; però non appena cominciano a sentire la vita che cresce nel proprio grembo, tutte la paure e timori svaniscono automaticamente.

     In fin dei conti bisogna comprendere ed accettare che essere genitori significa molto di più che dare 23 cromosomi e che , molte volte, il più difficile comincia proprio dopo il parto. Per questo, essere figlio, significa molto  di più che portare i cromosomi dei genitori.

Mio figlio erediterà il carattere della donatrice?

     La personalità ed il carattere non si ereditano , ma si creano in base all’esperienza di vita del proprio individuo.  In questo senso, il fatto che il bambino sia una persona affettuosa, rispettosa e gentile, dipende solo dall’educazione che riceverà e non da com’è la donatrice.

Iodio: in gravidanza alla tiroide ne serve il 50% in più

       Nelle aree caratterizzate da un insufficiente apporto di iodio, le cosiddette aree di endemia gozzigena, la gravidanza può rendere palese una condizione di ipotiroidismo: con importanti conseguenze non solo per la madre, ma anche e soprattutto per il feto. Ecco perché in gravidanza è importante saper riconoscere precocemente le donne con ridotta riserva tiroidea e mettere in atto le misure di correzione dell’ipotiroidismo materno: aumentando l’introito di iodio ed eventualmente somministrando l’ormone tiroideo.  

Indicazioni per la dieta  
       Perché lo iodio è così importante per madre, feto e neonato? «Una carenza severa è stata associata con un aumento della prevalenza di gozzo nella madre e nel nascituro», sottolinea Andrea Giustina, ordinario di endocrinologia all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano durante i lavori del Congresso Cuem (clinical update in endocrinologia e metabolismo) conclusosi nei giorni scorsi nel capoluogo meneghino.  

       «Nelle aree di carenza da lieve a moderata, la quantità di iodio utilizzato dalla ghiandola tiroidea diminuisce gradualmente dal primo al terzo trimestre, a causa di un’aumentata escrezione renale. In gravidanza il fabbisogno di iodio aumenta dai canonici 150 microgrammi a 250 microgrammi al giorno. Lo stesso fabbisogno è richiesto dalla donna durante l’allattamento, per compensare le perdite renali e soddisfare le aumentate esigenze materne e neonatali».  

       Come garantirsi i quantitativi sufficienti attraverso la dieta? Tra gli alimenti che non devono mancare sulla tavola, ci sono i prodotti ittici: soprattutto molluschi e crostacei. Un buon contributo all’apporto viene anche dal latte e dai formaggi stagionati. Più modesto l’apporto di uova, cereali, carni e pollame. Tutto ciò considerando che con la cottura si perde circa il 30 per cento dello iodio. Tra i vari metodi, quelli che maggiormente tutelano il sale minerale sono la frittura e la cottura alla griglia.  

Il ruolo del sale iodato  
       Fondamentale è inoltre l’utilizzo del sale iodato: un sale da cucina al quale viene aggiunto iodio sotto forma di ioduro o di iodato di potassio. Il prodotto è indicato anche nei bambini, per combattere la carenza iodica ed evitare i possibili deficit che ne possono derivare. Le uniche controindicazioni riguardano chi soffre di ipertiroidismo. Il sale arricchito di iodio ha lo stesso aspetto del sale per uso alimentare e non presenta odori o sapori particolari, né altera quello dei cibi a cui viene aggiunto.        Ogni grammo di sale arricchito di iodio fornisce trenta microgrammi di iodio in aggiunta a quello già fornito con la dieta, una quantità che, in base alle nostre abitudini alimentari, non supera il cinquanta per cento del fabbisogno giornaliero. 

Perché lo iodio è così importante?  
       Un normale introito di iodio e una normale funzione tiroidea rappresentano la conditio sine qua non per garantire un normale sviluppo neurologico del bambino sin dalle prime settimane di vita intra-uterina. «Livelli normali di ormoni tiroidei sono essenziali per la crescita dei neuroni, la mielinizzazione delle vie nervose e numerosi cambiamenti strutturali del cervello fetale - prosegue Giustina.  
       È importante ricordare che lo sviluppo neurologico fetale inizia intorno alla ottava settimana di gestazione, mentre fino alla dodicesima il feto non è in grado di produrre autonomamente gli ormoni tiroidei. Pertanto, in questa fase, lo sviluppo neurologico fetale dipende dal rifornimento di ormoni tiroidei materni». 

       Quando la carenza di iodio è persistente, anche la ghiandola tiroidea fetale avrà difficoltà a produrre una quantità adeguata di ormoni tiroidei e le conseguenze neurologiche possono essere anche severe configurandosi quello che in passato veniva descritto come cretinismo endemico: vale a dire il severo deficit intellettivo conseguente all’ipotiroidismo congenito associato al severo deficit di iodio. «Queste forme oggi sono per fortuna molto meno frequenti, ma studi clinici hanno suggerito che un ipotiroidismo materno-fetale anche lieve può comportare un difetto intellettivo del bambino durante l’età scolare», prosegue lo specialista. 

Come comportarsi se la donna ha disturbi della tiroide prima di rimanere incinta?  
       Tra il 50 e l’85 per cento delle donne in trattamento per ipotiroidismo, hanno bisogno di un aggiustamento della levo-tiroxina durante la gravidanza, in modo da normalizzare i valori ormonali. Numerose ricerche hanno stabilito che sia necessario aggiustare la terapia aumentando il dosaggio quotidiano di levo-tiroxina già a partire dal sospetto della gravidanza.  

       La misurazione dei valori dell’ormone tireotropo (Tsh) consente di identificare le donne con ipotiroidismo e di modularne la terapia sostitutiva. Il TSH e’ l’ormone che regola la funzione tiroidea e risponde in maniera inversa alle variazioni degli ormoni tiroidei. Pertanto, un aumento del Tsh è indice di una ridotta funzione tiroidea.  

Fonte http://www.lastampa.it/2017/08/29/scienza/benessere/iodio-in-gravidanza-alla-tiroide-ne-serve-il-in-pi-a9dX3w3M6X9oMHM76ZdiRO/pagina.html

Salmonella in gravidanza: sintomi, cause e rimedi

Salmonella

       Come prevenirla in gravidanza? Al fine di evitare un’intossicazione alimentare, fin dalle prime settimane, è bene porre particolare attenzione al consumo di uova in gravidanza. Si consiglia di non mangiare uova crude e poco cotte (es. all’occhio di bue) e tutti quegli alimenti che possono contenerle; ecco perchè è bene non consumare alcuni dolci come il mascarpone, in gravidanza. Per lo stesso motivo anche la crema pasticcera in gravidanza andrebbe evitata; lo stesso vale per il tiramisu in gravidanza.

Salmonella sintomi

       I sintomi della salmonella normalmente interessano il tratto gastrointestinale; l’infezione si può manifestare in forme più o meno gravi solitamente caratterizzate da febbre, dolore addominale, nausea, vomito e diarrea; nei soggetti più fragili, per esempio i bambini, può sfociare in disturbi più gravi, anche a carico di ossa e meningi. I sintomi possono comparire tra le 6 e le 72 ore dall’assunzione di alimenti contaminati, ma più comunemente si manifestano dopo 12-36 ore e possono durare anche 4-7 giorni.

Salmonellosi

       Salmonella come si prende? L’uovo in gravidanza è un comune veicolo di trasmissione. Senza dubbio il batterio della salmonella può trovarsi all’interno di uova andate a male o dell’uovo scaduto, ma indipendentemente da questo è bene evitare tutti i prodotti a base di uova crude in gravidanza; per esempio è consigliabile non consumare maionese o gelato artigianale in gravidanza. Inoltre, come per la listeriosi in gravidanza, è bene bere solo latte pastorizzato o UHT.

       Vi sono comunque degli ottimi modi di consumare le uova in gravidanza, senza rischiare la salmonella; per esempio la donna può tranquillamente mangiare le uova sode in gravidanza, poiché ben cotte. Anche una bella pasta alla carbonara in gravidanza può essere consumata, purché le uova vengano adeguatamente cotte precedentemente.

       Infine, per prevenire l’infezione è bene non consumare carne cruda o poco cotta; per esempio, mangiare pollo crudo può essere rischioso. Se si manipola carne cruda o poco cotta, si consiglia pertanto di lavare bene gli utensili utilizzati; in questi casi è inoltre raccomandato il lavaggio delle mani prima e dopo l’eventuale manipolazione.

Sintomi salmonella

salmonella_in_gravidanza       Come già detto, la sintomatologia più comune è quella a carattere gastrointestinale; nella maggior parte dei casi la malattia ha un decorso benigno e si risolve nel giro di pochi giorni. In questi casi il consiglio è di non contrastare la diarrea, poiché è il naturale meccanismo di difesa usato dall’organismo per espellere il batterio.

       Quindi, in caso di salmonella, la terapia dovrebbe semplicemente avvalersi della somministrazione di soluzioni orali reidratanti (che servono per ripristinare l’acqua e i sali persi), fermenti lattici e probiotici. Normalmente l’infezione non richiede l’ospedalizzazione; in alcuni rari casi essa può però aggravarsi e rendere necessario il ricovero. L’uso di antibiotici è indicato solo ed esclusivamente in quest’eventualità.

Maionese in gravidanza

       Al fine di prevenire la salmonellosi in gravidanza è bene non consumare la maionese. Sebbene sia un alimento appetibile, questa viene preparata con uova crude, all’interno delle quali può risiedere il batterio della salmonella. Si tratta però di un piccolo sacrificio, per una grande causa: la nascita del vostro cucciolo!

Fonte http://www.passionemamma.it/2017/08/salmonella-in-gravidanza/

Vivere Salute: Dieta e Gravidanza

      La prima metà della gravidanza è principalmente un tempo di preparazione per le necessità della rapida crescita fetale che avviene più tardivamente. Il metabolismo materno cambia attraverso la produzione di ormoni come la gonadotropina corionica, il lattogeno placentare, estrogeni e progesterone capaci di influenzare il metabolismo dei nutrienti.
      Le principali modificazioni metaboliche si possono riassumere in una riduzione della sensibilità insulinica, un aumento della risposta beta cellulare ed in una modificazione dei livelli circolanti dei lipidi.
Nelle prime fasi della gravidanza si avrà un aumento di :
  • Cortisolo;
  • Estrogeni;
  • Progesterone;
oltre a produzione di insulina, lipogenesi e deposito di tessuto adiposo.
      Nelle fasi successive della gravidanza avremo invece:
      Metabolismo glucidico (nella gravidanza avanzata) e insulino resistenza ( azione periferica diminuita del 60, 70% rispetto alle donne non in gravidanza).
“L’insulino resistenza è utile al fine di deviare i nutrienti ingeriti con i pasti verso il feto.”
      La gravidanza impone un aumento delle necessità energetiche e proteiche da:
  • Aumento dei tessuti materni;
  • Aumento del MB;
  • Incremento sforzo per attività fisica;
  • Crescita placenta e feto
      La stima del costo energetico totale è di 800000 kcal diviso per i giorni di gravidanza (circa 240) per un incremento calorico di circa 300 kcal/giorno nelle donne normopeso.
      Il grasso materno si deposita principalmente tra la 10°e la 30° settimana prima che la domanda fetale energetica arrivi al picco.
      Circa 3.3 kg di grasso materno vengono deposti apportando una riserva energetica di circa 30000 kcal; il rimanente 0.5 g è depositato nel feto.

Pianificazione della Dieta.
RIPARTIZIONE DEI NUTRIENTI :
50-55% carboidrati complessi e fibre , 20% proteine, 30-35% lipidi.
Distribuzione delle calorie giornaliere :
Prima colazione 10-15% Kcal
Spuntino 5-10 % Kcal
Pranzo 20-30% Kcal
Spuntino 5-10% Kcal
Cena 20-30% Kcal
Spuntino serale 5-10% Kcal
La dieta deve:
  • Assicurare una nutrizione adeguata al feto;
  • Preparare l’organismo materno al parto e alla lattazione;
  • Raggiungere e mantenere un peso corporeo adeguato;
  • Prevenire le complicanze mediche della gravidanza.
Caffeina e alcol
Sia la caffeina che l’alcool attraversano la placenta, per cui in dose eccessiva possono provocare danni al feto.
Carboidrati e fibre :
I carboidrati rappresentano la principale fonte di energia anche in gravidanza. Il loro apporto, fornito prevalentemente da polisaccaridi, dovrà essere pari al 50-55% dell’energia totale giornaliera. Inoltre, nella scelta degli alimenti, è utile privilegiare cibi a basso indice glicemico, preferendo pertanto alimenti come la pasta, i legumi, l’orzo, il riso parboiled, ecc.
La dieta dovrà prevedere un apporto di fibre di circa 30 grammi al giorno, prevalentemente di tipo idrosolubile.
Proteine :
La richiesta proteica aumenta in gravidanza. Due terzi delle proteine devono essere di alta qualità (valore biologico superiore a 70). L'incremento giornaliero consigliabile è di 9 grammi al giorno (LARN rev. 1986-87) pari a circa 1,2 g/kg di peso ideale. È bene differenziare le gestanti adulte da quelle al di sotto dei 18 anni. Per queste ultime bisogna tenere conto anche della quota relativa allo sviluppo ancora in corso e passare a 1,5 g/kg di peso ideale.
Lipidi :
L'apporto lipidico deve corrispondere al 25-30% delle calorie totali. Gli acidi grassi essenziali (AGE) devono coprire il 2% delle calorie giornaliere. In termini di peso: circa 6 grammi di AGE al giorno, suddivisi tra la serie ω-6 ed ω-3 (5 g di ω-6 ed 1 g di ω-3).
Minerali :
Ferro:
Durante la gravidanza il bilancio del ferro deriva dalla somma dei fabbisogni basali della gestante, dall'incremento legato all’aumento del volume sanguigno, dalle necessità del feto e della funzionalità placentare, dalle riserve necessarie al neonato nel primo trimestre di vita. Nel corso della gravidanza la capacità di assorbire ferro aumenta e cessano le perdite di ferro dovute alle mestruazioni. Questi due meccanismi di compenso non sono in grado tuttavia di coprire i fabbisogni che salgono a 30 mg al giorno fin dal primo trimestre. Di fatto, oltre ad un’alimentazione ricca di ferro, sono consigliati supplementi.
Iodio :
L'aumento del metabolismo basale nel corso della gravidanza comportano aumentati fabbisogni di iodio. Sale iodato ogni giorno, pesce di mare.
Vitamine :
Acido folico: è importante fornire questa vitamina con verdura a foglia e frutta.
Un supplemento farmacologico di 400 microgrammi è indicato per la protezione contro 2 malformazioni fetali molto gravi: spina bifida ed encefalia.
Vitamina B6 e B1: Svolgono un ruolo fondamentale nel metabolismo proteico ed il loro fabbisogno aumenta a 1,3 milligrammi, per la prima, ed a 2,2 microgrammi, per la seconda.
Fonte http://www.viverefermo.it/2017/08/28/vivere-salute-dieta-e-gravidanza/651019