"In una piccola percentuale di casi, c'è una trasmissione sessuale, ma nella stragrande maggioranza il contagio è dovuto alla mancanza di sterilizzazione e pratiche igieniche nei trattamenti estetici come il tatuaggio, il piercing, la manicure ma anche il laser o i filler - dichiara Erica Villa, direttore della Struttura Complessa di Gastroenterologia, Azienda Ospedaliero-Universitaria Policlinico di Modena nonché presidente dell'associazione Women in Hepatology - Il risultato è che le donne in età fertile che hanno contratto l’epatite C rappresentano oggi circa il 15-20% della popolazione con questa malattia".
Solo in Emilia-Romagna si stima che le persone con epatite C siano tra le 100.000 e le 130.000 e che di queste solo 30.000-40.000 sappiano di esserlo. "In presenza di epatite C, lo studio condotto all'Università di Modena e Reggio-Emilia ha evidenziato che il rischio di perdere il bambino durante la gravidanza quasi raddoppia, passando dal 20-25% al 42%, mentre si dimezza la fertilità e aumenta il rischio di menopausa precoce - prosegue Villa - L'insorgenza della menopausa determina poi un'accelerazione della progressione della fibrosi epatica, che nel giro di pochi anni può portare alla cirrosi, insieme a una veloce e irreversibile resistenza alla terapia".
"Negli ultimi anni sono stati fatti progressi eccezionali in tema di epatite C e le prospettive di cura sono sempre migliori, anche per le popolazioni di pazienti considerate 'difficili' - conclude Erica Villa - Ad esempio le terapie antivirali, nelle donne in età fertile, non solo guarirebbero il fegato, ma garantirebbero alla donna maggiori chance di avere un figlio ed eviterebbero anche un peggioramento brusco della malattia con l’arrivo della menopausa. Purtroppo le donne in età fertile senza fibrosi grave al momento non hanno accesso gratuito ai nuovi farmaci, nonostante che una quota importante del costo per paziente potrebbe essere bilanciata con la riduzione dei costi diretti e indiretti causati da una maggiore efficacia delle cure".
Ora i ricercatori dell'Università di Modena e Reggio-Emilia stanno verificando se con il trattamento antivirale è possibile diminuire il rischio di abortività e rallentare la menopausa precoce.
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