Perché il citomegalovirus fa paura? A causa della mancanza dei test sopra citai, ogni anno si contano più di 10.000 infezioni primarie nelle mamme in dolce attesa, che portano alla nascita di circa 5.000 bambini (questo nel nostro Paese) con infezione congenita. Di questi bimbi più del 10% soffrirà di disabilità importanti e debilitanti.
Ma come far fronte a questa situazione pericolosa e spiacevole? Bisognerebbe promuovere anche all’interno del nostro Paese, come già avviene in alcuni stati d’Europa, dei programmi di screening. L’Amcli, Associazione microbiologi clinici italiani, si sta molto impegnando su questo fronte, cercando di diffondere consapevolezza e conoscenze. Il fatto che non esista un programma di screening preciso per tutto il nostro Paese ha portato ad una situazione disomogenea, che varia da regione a regione ma anche da ospedale a ospedale.
Il Citomegalovirus è la principale causa di infezione congenita ed è la più importante causa di sordità in età pediatrica. Nel nostro Paese circa 6-7 donne su 10 in età fertile è dotata di anticorpi CMV specifici, segno che nel corso della sua esistenza ha già avuto questo particolare tipo di infezione, senza nemmeno accorgersene. L’infezione di solito non presenta sintomi specifici e può essere quindi difficile individuarla e riconoscerla, in quanto la guarigione avviene spontaneamente senza portare specifiche conseguenze.
L’unica situazione il cui il CMV può causare danni di una certa entità è se viene contratta da una donna durante il periodo della gestazione. In tale situazione è possibile che l’infezione venga trasmessa al piccolo 4 volte su 10. Gli effetti che questa infezione ha sui neonati sono evidenti fin dalla nascita in circa 1-2 casi su 10 e il 75% di questi bambini sarà purtroppo afflitto da gravi problematiche e disabilità già nei primi 24 mesi di vita.Inoltre in questi particolari pazienti la mortalità perinatale è più frequente
Il problema è quindi delicato e complesso e deve essere affrontato in modo serio ed organizzato per evitare che ogni anno centinaia di bambini siano vittime del Citomegalovirus. Ancora nel 2016 se ne parla molto ma si agisce poco per arginare la problematica. Gli specialisti che in qualche modo vedono la loro disciplina rientrare nel contesto di questa problematica dovrebbero incontrarsi e condividere le informazioni in loro possesso, in modo da scovare delle modalità d’intervento per affrontare in modo efficiente ed efficace tutte le problematiche associate a questa infezione congenita.
Fonte: La Stampa
Ma come far fronte a questa situazione pericolosa e spiacevole? Bisognerebbe promuovere anche all’interno del nostro Paese, come già avviene in alcuni stati d’Europa, dei programmi di screening. L’Amcli, Associazione microbiologi clinici italiani, si sta molto impegnando su questo fronte, cercando di diffondere consapevolezza e conoscenze. Il fatto che non esista un programma di screening preciso per tutto il nostro Paese ha portato ad una situazione disomogenea, che varia da regione a regione ma anche da ospedale a ospedale.
Il Citomegalovirus è la principale causa di infezione congenita ed è la più importante causa di sordità in età pediatrica. Nel nostro Paese circa 6-7 donne su 10 in età fertile è dotata di anticorpi CMV specifici, segno che nel corso della sua esistenza ha già avuto questo particolare tipo di infezione, senza nemmeno accorgersene. L’infezione di solito non presenta sintomi specifici e può essere quindi difficile individuarla e riconoscerla, in quanto la guarigione avviene spontaneamente senza portare specifiche conseguenze.
L’unica situazione il cui il CMV può causare danni di una certa entità è se viene contratta da una donna durante il periodo della gestazione. In tale situazione è possibile che l’infezione venga trasmessa al piccolo 4 volte su 10. Gli effetti che questa infezione ha sui neonati sono evidenti fin dalla nascita in circa 1-2 casi su 10 e il 75% di questi bambini sarà purtroppo afflitto da gravi problematiche e disabilità già nei primi 24 mesi di vita.Inoltre in questi particolari pazienti la mortalità perinatale è più frequente
Il problema è quindi delicato e complesso e deve essere affrontato in modo serio ed organizzato per evitare che ogni anno centinaia di bambini siano vittime del Citomegalovirus. Ancora nel 2016 se ne parla molto ma si agisce poco per arginare la problematica. Gli specialisti che in qualche modo vedono la loro disciplina rientrare nel contesto di questa problematica dovrebbero incontrarsi e condividere le informazioni in loro possesso, in modo da scovare delle modalità d’intervento per affrontare in modo efficiente ed efficace tutte le problematiche associate a questa infezione congenita.
Fonte: La Stampa
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