mercoledì 20 gennaio 2016

Perché queste morti di parto?

          Quattro morti di parto in ospedale in una settimana, più una avvenuta in casa, a termine gravidanza. Cinque vicende tragiche, che ora suscitano angoscia e preoccupazione. Inevitabile pensare ad Anna, Angela, Marta, Giovanna e Giusy, morte tra Natale e Capodanno a Verona, Torino, Bassano del Grappa, Brescia e Foggia - e in 4 casi insieme ai loro bambini - senza chiedersi se non stia succedendo qualcosa di strano, se partorire non sia diventato oggi più pericoloso di ieri. Abbiamo cercato di fare chiarezza e di capire quanto e perché, oggi, si muore di parto in Italia.

1. Perché così tanti decessi in una sola settimana? C'è qualcosa che non va?
          La tragica serie di decessi è impressionante, e in molti, come il presidente del Codacons, dubitano che in gioco ci sia soltanto il caso. Eppure dati e statistiche raccontano proprio questo: che il caso c'entra eccome e che non ci sono estremi per dichiarare che ci sia in corso un'emergenza.

          "No, non c'è nessun eccesso anomalo di mortalità" rassicura subito Serena Donati, responsabile di un progetto pilota dell'Istituto superiore di sanità (Iss) sulla sorveglianza della mortalità materna in italia. "Stiamo parlando di un fenomeno che nel nostro Paese è molto raro: ogni anno si verificano in Italia circa 50 casi di morti materne, 10 ogni 100mila nati vivi. Anche se c'è una certa variabilità regionale - dai 5 casi ogni 100mila della Toscana ai 13 della Campania - è un numero assolutamente paragonabile a quello di altri Paesi avanzati, come Francia e Gran Bretagna".

          "Il punto, però, è che gli eventi rari possono distribuirsi in maniera capricciosa. Può benissimo accadere che si verifichino quattro decessi in una settimana, e poi magari nulla per due o tre mesi".  

2. Ma perché sono morte queste donne, con i loro bambini? E soprattutto: questi decessi potevano essere evitati?
          È  ancora presto per rispondere a questa domanda. "Le cause precise le conosceremo soltanto dopo aver raccolto e analizzato tutta la documentazione clinica e aver svolto indagini approfondite" commenta Donati. Le prime indiscrezioni e i primi dati fanno pensare a situazioni molto diverse tra loro, relative per esempio a cause infettive, embolia polmonare, complicazioni legate a un'obesità preesistente.

          Certo è che per far luce su quanto accaduto il Ministero della Salute ha già inviato o sta inviando negli ospedali coinvolti  -Spedali Civili di Brescia, San Bonifacio di Verona, Sant'Anna di Torino, San Bassiano di Bassano del Grappa - gli ispettori dell'Unità di crisi permanente, istituita lo scorso marzo proprio per indagare su eventi di particolare gravità che si verifichino in ambito sanitario. Obiettivo: capire se questi tragici eventi fossero assolutamente inevitabili o se ci siano stati difetti organizzativi o veri e propri errori medici.

          Qualcosa comincia già ad emergere relativamente al caso di Angela Nesta, morta al Sant'Anna di Torino il 26 dicembre scorso. Secondo quanto ha dichiarato lo stesso ministro, Beatrice Lorenzin, non risulterebbero responsabilità dirette dell'ospedale in questione. Lorenzin, però, ha anche sottolineato come, sia per questo sia per gli altri casi, le indagini riguardino non solo il momento del parto, ma anche tutta la fase precedente all'arrivo in ospedale. "Probabilmente lì c'è necessità di un rafforzamento del monitoraggio e della sorveglianza di gravidanze che possono essere a rischio sul territorio". Suggerendo che potrebbe esserci stata qualche criticità nella gestione di queste gravidanze nel complesso, o perlomeno che questo è punto su cui bisogna assolutamente concentrare l'attenzione.

3. In generale, quali sono le principali cause di mortalità materna, oggi, in Italia?
          Secondo i dati raccolti dall'Istituto superiore di sanità e resi pubblici a inizio 2015, la causa principale di morte materna nel nostro paese è l'emorragia post parto (52% dei casi). Seguono i disturbi ipertensivi della gravidanza (19%) come eclampsia e preclampsia, e i fenomeni di tromboembolismo.

          In un numero minore di casi, la morte è da attribuire a cause indirette, a fattori concomitanti alla gravidanza, come malattie cardiovascolari o tumori, che vengono aggravati dal fatto di aspettare un bambino.

Ogni anno si verificano in Italia circa 50 casi di morti materne, 10 ogni 100mila nati vivi. Un numero paragonabile a quello di altri Paesi avanzati
4. Ci sono particolari fattori di rischio?
          "Partiamo sempre da un presupposto, e cioè che stiamo parlando di numeri molto piccoli" avverte Donati. Detto questo, sì; le indagini dell'Iss hanno rivelato che alcune condizioni sembrano associate a un rischio di morte in gravidanza o per parto un pochino più alto.

          "Per esempio l'età materna superiore ai 35 anni". Un dato di cui tenere conto, considerato che l'età medie alla quale le donne italiane arrivano al primo parto si sta alzando sempre più, e che - pur restando in assoluto una minoranza - sono sempre di più le donne che affrontano una gravidanza dopo i 38-40 anni. 

          Non solo: "Anche il parto cesareo rappresenta un fattore di rischio" spiega Donati. "In effetti, spesso il cesareo viene considerato dalle donne più sicuro di quello vaginale, ma i dati ci dicono che non lo è". Anche se ovviamente bisogna considerare che una donna che arrivi al cesareo per indicazioni mediche appropriate è già probabilmente più a rischio proprio per la condizione che l'ha portata al cesareo stesso.

Fonte http://www.nostrofiglio.it/news/morti-parto-italia-perche-accadono-perche-non-e-emergenza

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