Cercare un figlio servendosi delle tecniche diprocreazione assistita, in presenza di una diagnosi di infertilità, non è un capriccio. Eppure questo è quello che molte coppie si sentono dire da chi questo problema non l’ha mai vissuto sulla propria pelle. Adele Lapertosa, giornalista e madre di una bambina ottenuta proprio grazie allaPma, lo sa bene. Conosce le difficoltà delle coppie che devono intraprendere il lungo e faticoso iter, pieno di ostacoli (burocratici, legislativi, e anche psicologici) e spesso anche costellato di incomprensioni, a volte persino all’interno della famiglia. Così ha scritto una guida. Uno strumento “da usare come una bussola per arrivare all’uscita del labirinto, con qualche risposta in più e qualche dubbio in meno”. Si chiama “Il bambino possibile. Guida alla fecondazione assistita” (Il Pensiero Scientifico Editore 2015), ed è un prezioso vademecum scritto con la consulenza di specialisti, in un linguaggio semplice e comprensibile, per spiegare punto per punto come funziona il percorso della fecondazione assistita, cosa bisogna aspettarsi e come affrontarlo al meglio.
È un libro utile e necessario, perché spesso molti degli interrogativi che si pongono le coppie sterili restano senza risposta. Una matassa di acronimi, centri specialistici, tecniche, farmaci e prezzi, dove trovare il bandolo è complicato. Di informazioni ce ne sono tante, soprattutto se ci si affida a Internet o al passaparola. Ma trovare quelle giuste non è per niente facile. Ed è per questo motivo che il libro è volutamente didascalico. Analizza e risponde ai dubbi più comuni, dalla scelta del medico e del centro specialistico cui affidarsi, fino ad arrivare a come gestire l’ansia, il dolore e la frustrazione.
Oltre a essere una raccolta di informazioni tecniche, “Il bambino possibile”racchiude anche l’esperienza personale dell’autrice. “Io e mio marito ci siamo dovuti sottoporre a tre cicli di fecondazione assistita prima di riuscire ad avere nostra figlia. Un’esperienza difficile e logorante, come sanno tutti coloro che ci sono passati. Solo quando l’ho vissuta in prima persona però mi sono resa conto di non saperne abbastanza, pur essendomene occupata parecchio per lavoro. Quello che pensavo di conoscere non mi ha aiutato a capire, all’inizio, se ero seguita bene, se mi stavano facendo fare gli esami necessari”. E dunque “Il bambino possibile”, continua l’autrice, “è stato realizzato con il preciso intento di aiutare tutti coloro che devono affrontare, o stanno prendendo in considerazione, la fecondazione assistita, perché si ritrovino un po’ meno disorientati di quanto lo sia stata io. Solo sapendo è infatti possibile capire se si è seguiti bene, se il centro scelto è di qualità, se non stiamo perdendo il nostro tempo e investendo le nostre risorse fisiche ed emotive con il medico sbagliato”.
Fonte News@me
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