giovedì 14 gennaio 2016

La dilatazione del collo dell'utero

         Dilatazione parto

         Indipendentemente dal grado di discesa della testa del bambino lungo il canale del parto, una donna viene considerata in travaglio attivo una volta raggiunti i 3-4 cm di dilatazione. Come funziona la dilatazione nel parto?
         Le contrazioni che precedono la diagnosi di travaglio sono considerate di preparazione anche se a volte vengono avvertite dalla partoriente con una certa prepotenza e in gergo medico vengono denominate "prodromi".

         Una volta confermato l'inizio del travaglio si attendono circa due ore durante le quali la dilatazione del collo dell'utero viene attentamente monitorata tramite l'ispezione vaginale.
         Se la dilatazione segue il suo naturale percorso è possibile attendere che il sacco amniotico si rompa spontaneamente addirittura rimandando un eventuale intervento di rottura a dilatazione quasi ultimata.
         All'inizio il collo dell'utero si dilata lentamente, seguendo le contrazioni che sono piuttosto distanziate ed anche sopportabili. Il collo dell'utero si dilata, nella prima fase, fino ad appiattirsi sulle pareti della vagina e in questo modo si forma il canale del parto che permetterà al bambino di uscire.
         Una volta raggiunti gli 8-10 cm di dilatazione la partoriente può finalmente considerarsi in dirittura d'arrivo anche se deve scontrarsi con la fase del travaglio più difficile da sopportare perchè le contrazioni, che a questo punto sono intensissime, non danno tregua alla futura mamma.
         Nella fase finale del travaglio le contrazioni, infatti, sono molto vicine tra loro e si susseguono intensamente, possono arrivare a durare anche novanta secondi

Cosa accade se la dilatazione dell'utero non procede?

         Dopo che le contrazioni sono iniziate la partoriente viene attentamente monitorata per verificare che tutto proceda e che il travaglio vada avanti nel modo giusto. In caso di contrazioni rallentate o di mancata rottura del sacco amniotico solitamente si ricorre alla pratica dell'amnioressi cioè la rottura artificiale del sacco amniotico per mezzo di una sorta di uncino.
         Decorse circa tre ore dall'amnioressi, qualora la fase espulsiva  non abbia ancora avuto inizio è consuetudine ricorrere ad una fleboclisi di ossitocina  sintetica per indurre il parto,  sostanza che svolge la funzione di regolarizzare ed intensificare le contrazioni.
A cura di Anna Capitanio

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