ROMA.
L'altra metà del cielo si è spezzata, scossa da fulmini e temporali. «Omofobe, paternaliste » sono le accuse lanciate contro l'appello di "Se non ora quando- libere"» per vietare la maternità surrogata. Parole che lacerano il mondo femminista, mentre cresce un dibattito doloroso, che vede su fronti opposti l'associazione guidata da Cristina Comenicini che ha lanciato l'appello e "Se non ora quando-factory", la costola fondata dalla sorella Francesca assieme a molte altre realtà della galassia femminile. Un dibattito che si allarga dalla «Casa delle donne» al web, dai social ai blog come Femministerie. Sono attiviste deluse a parlare, sociologhe e bioeticiste, esponenenti del mondo gay che sentono l'appello come «una pugnatala alle spalle», scrittrici, sociologhe a confrontarsi con rispetto ma visioni diverse. Col rischio ben presente di essere strumentalizzate dalla politica».
«Io sono semplicemente a favore della possibilità di scegliere, perchè dove c'è libertà di scelta c'è anche maggior responsabilità. Questo appello lo trovo paternalista, è come se dicesse alla donna: non sei capace di decidere, di proteggerti, ci penso io. E poi esclude che qualcuna possa fare la gravidanza surrogata anche per motivi diversi dalla disperazione economica», dice Chiara Lalli, filosofa morale, esperta in bioetica. «La realtà è più complessa, diversa, come dimostra il caso pubblicato ieri da Repubblica.it di Novella Esposito: sua madre ha portato in grembo il figlio che lei non poteva partorire perché senza utero. Può quindi esistere la possibilità di una maternità surrogata per affetto, amore, senza denaro. Per questo non mi piace l'idea del reato, della coercizione legale. C'è un rischio continuo si semplificazione, sei a favore o contro, quasi fosse una partita di calcio, forse la cosa più giusta è partire dalle cose che abbiamo in comune: siamo tutti contrari allo sfruttamento », Un abuso che c'è e cresce nei paesi poveri, sottolinea Paola Tavella, scrittrice, autrice di Madri selvagge, che da anni segue l'argomento ed è nettamente contraria alla maternità surrogata. «Innanzitutto diciamo che la surrogancy la fanno soprattutto le coppie eterosessuali, per cui è scorretto e strumentale da parte cattolica sovrapporre l'argomento con le unioni civili. E per chiarire, io sono favorevole alla pienezza dei diritti, matrimonio gay, adozioni, tutto uguale, e lo dico per esperienza personale avendo il mio ex marito adottato un bambino dopo essersi fidanzato con un altro uomo, ed essersi occupati tutti e due dei nostri figli in maniera straordinaria». Il problema, sottinea, non sono le unioni civili, ma lo sfruttamento delle donne come macchine per fare bambini: «Sempre più sono ovuli di ucraine sono trapianti su povere donne indiane perche nasca un bambino bianco. E così il movimento contro lo sfruttamento si allarga: Thailandia, Cambogia stanno studiando leggi per vietare l'abuso». E per i maschi gay propone l'esempio anglosassone: «In inghilterra ci sono agenzie, associazioni per cooparenting: mettono in contatto uomini e donne che vogliono figli in modo che i bambini abbiano un padre e una madre responsabili e presenti» Proprio partendo da questo punto Tavella condivide lo stralcio al ddl Cirinnà. E propone piuttosto una sanatoria per i bambini gia nati e poi stepchild adoption per tutti, «ma solo se c'è una vera madre».
Pesa le parole, Giorgia Serughetti, femminista, ricercatrice in sociologia all'università di Milano Bicocca, tra la fondatrici di "Se non ora quando-factory": «Mi fa impressione che femministe parlino di utero in affitto, come se fosse la parte per il tutto, come se le donne non avessero capacitò di decidere, di scegliere. Quell'appello rischia di aumentare la confusione, di far usare lo spettro della maternità surrogata per impedire la possibilità di adozione della figlia del partner dello stesso sesso, come previsto dalla legge sulle unioni civili. Comunque io sono contraria al divieto universale di surrogancy, non si puo escludere la libera scelta, l'idea che ci siano madri, sorelle amiche disposte a farlo gratuitamente. E già accaduto, persino in Italia».
Fonte http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2015/12/07/lutero-in-affitto-divide-le-femministe-sbagliato-dire-no19.html?ref=search
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