lunedì 4 gennaio 2016

I DIRITTI DEI BAMBINI E DEI GENITORI

      La disponibilità a fare da genitori ad un bambino è un bene prezioso che va riconosciuto e sostenuto. Risponde al "diritto alla famiglia" solennemente sancito dalla dichiarazione internazionale dei diritti del fanciullo, che ha per la prima volta riconosciuto, appunto, i minori come soggetti di diritti in proprio. Se esistono disponibilità e capacità generativa, ovvero a far posto, riconoscere e crescere un piccolo, non c'è obiezione legata alla appartenenza di sesso che tenga rispetto all'adozione, non solo del figlio/a del compagno, ma alla adozione tout court. Come nel caso delle coppie di sesso diverso, ciò che rileva è solo quella capacità e disponibilità.

      Impedire l'adozione del figlio del compagno/ a perché potrebbe avvallare la gestazione surrogata, oltre a mettere insieme in un'unica categoria bambini adottati, orfani di un genitore o non riconosciuti da un genitore e nati per gestazione surrogata, equipara impropriamente le coppie lesbiche (che normalmente non ricorrono alla gestazione surrogata) a quelle gay. Sopratttto, nega di fatto il diritto dei bambini in queste coppie ad avere legalmente due genitori, anche quando questi sono disponibili. Una situazione analoga a quella, fino al 1975, dei figli nati fuori dal matrimonio da genitori non sposati tra loro ma con altri. In nome del principio dell'unità della famiglia (legittima), e del giudizio negativo sulla sessualità extraconiugale (specie di quella delle donne) questi figli non potevano essere riconosciuti dal padre, se era sposato con un'altra donna, né dalla madre, se era sposata e suo marito disconosceva il figlio non biologicamente suo. I diritti dei bambini venivano sacrificati sull'altare di "principi" e "valori". Questa situazione è stata parzialmente sanata nel 1975, anche se si è dovuto aspettare il 2013 per equiparare definitivamente figli naturali e legittimi. Non abbiamo imparato proprio nulla da questa vicenda?

      Rimane la questione della gestazione surrogata, che riguarda sia (soprattutto) le coppie di sesso diverso sia quelle dello stesso sesso, specie se maschili. Qui il dibattito è aperto e probabilmente rimarrà tale per molto tempo. Sono due le questioni in gioco. I bambini non sono merce e non possono, non dovrebbero poter essere comprati e venduti. Il corpo delle donne non è un contenitore che non può, non dovrebbe poter essere affittato più o meno consensualmente per conto terzi e la gravidanza non è un tempo vuoto, privo di conseguenze sulla psiche della donna e del bambino. Insieme, questi due elementi inducono a chiedere che sia vietata la gestazione surrogata a pagamento e da parte di donna che non ha alcun diritto e dovere rispetto al nascituro, una situazione purtroppo diffusa in alcuni Paesi dell'Est europeo, che si stanno specializzando nell'industria del "bambino chiavi in mano", ed extra-europei, dove, soprattutto in India, si assiste a forme di sfruttamento e semi- schiavitù durante la gravidanza.

      Ma esistono anche situazioni meno univocamente negative. Può succedere che una sorella, un'amica, si prestino per solidarietà e affetto a portare avanti una gravidanza per chi — donna — ne è altrimenti impossibilitata. Così come succede che coppie di sesso diverso o di uomini stabiliscano un'alleanza con una donna (o con due, nel caso di distinzione tra donatrice di ovulo e di gestazione) per "avere un figlio insieme", senza quindi escludere nessuno, tanto meno la gestante, dalla esperienza relazionale e affettiva del bambino che nasce così. In alcuni Paesi in cui è legale la gestazione surrogata la gestante appare sempre legalmente come madre ed ha l'ultima parola, ovvero può decidere di tenere con sé il bambino. In una situazione di incertezza e di forme di regolazione difformi da Paese a Paese con forti rischi di sfruttamento e di mercificazione può essere opportuno vietare il ricorso alla gestazione surrogata, in Italia e all'estero, per coppie dello stesso sesso e di sesso diverso, senza che ciò rilevi per l'accesso all'adozione come coppia, o del figlio del compagno/a, e facendo una sanatoria per il pregresso, per salvaguardare i diritti dei bambini eventualmente già nati tramite gestazione surrogata. Nel frattempo, continuiamo a mantenere aperta la riflessione sulla possibilità che sia possibile una gestazione surrogata all'interno di una genitorialità allargata e solidale, fuori mercato (ma con rimborso delle spese sostenute dalla gestante) e con rispetto sia dei desideri e diritti della gestante, sia del diritto del bambino ad avere rapporti con lei.

Fonte http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2015/12/08/i-diritti-dei-bambini-e-dei-genitori31.html?ref=search

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