Molti sostengono che l’incremento di cesarei sia legato all’aumento dell’età media della prima gravidanza. Eppure se così fosse questo dovrebbe accadere in tutto l’Occidente, non solo in Italia. Sarebbe interessante intervistare le donne che hanno scelto un cesareo per capire quali fossero le loro motivazioni. Non avendo questi dati a disposizione non possiamo che rispondere alla domanda con delle osservazioni. Il fatto che i cesarei siano più frequenti al Sud che al Nord fa pensare che la cosa abbia a che fare con la malasanità ospedaliera. Da un lato ci sono le pazienti, che conoscono i disservizi di questa malasanità, vissuta di persona o raccontata da terzi.
Che si tratti di luoghi comuni o di realtà, insomma, è frequente l’idea che l’ospedale al Sud non sia un luogo sicuro, che il personale medico e ostetrico di turno possa non essere accogliente o sufficientemente preparato ad affrontare le emergenze che possono insorgere durante un parto. Per questo motivo al Sud si guarda ai consultori e agli ospedali pubblici come a luoghi dove viene riservato un trattamento di serie B e si preferisce affidarsi ad un ginecologo privato di fiducia, che curi gravidanza e parto.
Ma è facile porsi la seguente domanda: “Questa scelta del ginecologo privato come è collegata alla scelta del taglio cesareo?”. E qui entrano in gioco altri fattori. Un ginecologo che segue una paziente privata, per motivi etici e legali, ha l’obbligo di esserci in ogni momento in cui lei abbia bisogno di assistenza. Significa che, se si lascia fare alla natura e la paziente entra in travaglio ad esempio la notte di Capodanno, il ginecologo è tenuto a lasciare tutto quello che sta facendo e ad accorrere in clinica per seguirla. Il che sarebbe teoricamente etico e giusto così, dato che un ginecologo privato viene pagato profumatamente. Ma in pratica la cosa non è facilmente gestibile dal medico, specie se ha diverse pazienti da seguire. Questo potrebbe essere uno dei motivi per cui un ginecologo privato potrebbe preferire di programmare dei tagli cesarei ed avere una agenda organizzata piuttosto che essere preda del caso.
Un altro fattore da non sottovalutare è la pressione psicologica che vivono i medici rispetto alle frequenti denunce che vengono fatte in ostetricia. Un parto per via vaginale necessita di un’assistenza lunga, attenta e vigile che sia in grado di riconoscere con tempismo ogni possibile complicazione. Essendo poi un evento che prevede anche la partecipazione fisica ed emotiva della madre, la riuscita non dipende solo dal personale sanitario e questo può essere difficile da gestire praticamente. Difatti ogni atto medico, fatto o non fatto, può essere oggetto di malcontento della madre e quindi di denuncia dopo il parto.
In conclusione, il cesareo non è più sicuro del parto per via bassa, ma fatto sta chesono pochi i parti che vengono vissuti davvero bene dalle donne e che si svolgono in maniera del tutto naturale, e sono invece ancora tanti i parti indotti, le lesioni perineali, le episiotomie e i parti operativi. Allora sarà per queste esperienze condivise o per una fobia innata, ma tutte le donne hanno una inconscia paura del parto.
Se come accade al Sud non c’è nemmeno fiducia nelle ostetriche e nei medici delle strutture pubbliche la situazione peggiora. Quindi se una donna fa trasparire delle remore nei confronti del parto naturale spesso per il ginecologo privato non ci sono opposizioni ad operarla, perché un cesareo per lui è molto più gestibile: è prevedibile nei tempi, la sua riuscita ottimale dipende solo dalle capacità del chirurgo e dell’anestesista e la possibilità di denuncia è più rara.
Fonte http://www.passionemamma.it/2016/01/perche-in-italia-si-fanno-cosi-tanti-cesarei/
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